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Bocchino, FLI e le reali inclinazioni della "nuova" destra italiana

Creato il 27 marzo 2011 da Laperonza
 

Ascoltare Italo Bocchino parlare amabilmente in una trasmissione tacciata di essere presidio comunista come Che tempo che fa di Fazio rende l'esponente di FLI simpatico più di quanto non lo avessero reso gli attacchi del PDL di cui è stato oggetto da quando FLI è nata. Bocchino ci espone in maniera molto chiara quali sono le idee e soprattutto i programmi futuri dello schieramento che fa capo al Presidente della Camera Fini. Appare soprattutto evidente quale sia l'intento immediato: perdere le elezioni. Perché soltanto se le prossime elezioni saranno vinte dalla sinistra FLI potrà avere un futuro. Da ciò, infatti, è probabile possa derivare lo sbriciolamento del berlusconismo e il conseguente buco a destra nell'arco costituzionale cui gli uomini di Fini si propongono di porre rimedio.

Ragionando da democratico ciò può soltanto avere una valenza positiva in quanto una democrazia necessita di una sinistra e una destra credibili, autorevoli, moderne. Ed è su quest'ultimo termine che sorgono le mie perplessità in quanto, per mia sfortuna o fortuna che sia, ho avuto modo di constatare la reale inclinazione di questo movimento che, seppur ufficialmente si professi quale promotore di ideali liberal-democratici inquadrabili nel complesso di una destra europea presente in quasi tutti gli stati membri dell'Unione, nei fatti e, soprattutto, in parte della base che lo costituisce, mantiene inalterati i concetti, le idee, le ideologie e i propositi antidemocratici che hanno contraddistinto l'epoca fascista.

In effetti la differenza tra la destra europea e quella italiana è tutta qui: in Francia, Inghilterra, nei paesi scandinavi e altri la destra non ha una storia pregiudizievole da cui affrancarsi. In Italia purtroppo sì, e ci sono evidenti segnali, purtroppo anche e soprattutto nelle nuove generazioni, che testimoniano la mancanza di questo affrancamento, di questa presa di distanza. In Germania la destra è rappresentata da un movimento cristiano moderato che ben conosciamo. In Spagna non esistono riferimenti evidenti al franchismo. In Italia non riusciamo ancora a liberarci dei fasci e delle camice nere, e c'è ancora chi orgogliosamente si professa fascista e antidemocratico.

A questo punto rimane difficile scegliere quale dei due mali sia preferibile: il populismo neoaristocratico di Berlusconi o l'ipocrita modernismo di Fini che probabilmente ancora trascina innumerevoli fantasmi del passato. Sono bravissimi gli uomini di Fini a dissimulare la loro radice nel ventennio, ma l'occhio attento ancora la vede. E questo è un male, anche per la sinistra.

 

Luca Craia


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