Ora finalmente questa prova è arrivata. Si sono prese 1455 persone e si è analizzata la loro dieta, cercando di individuare le persone che seguivano con più attenzione le indicazioni per proprio gruppo sanguigno rispetto a chi non lo faceva. Queste ultime, ovviamente, avrebbero dovuto risentire di più di effetti negativi dell'alimentazione, eppure così non è stato. O meglio: la fedeltà alla dieta era associata ad un miglioramento dei fattori di rischio cardiometabolici (circonferenza vita, valori ematici...) ma questi miglioramenti erano del tutto indipendenti dal gruppo sanguigno.
In pratica, se è vero che alcuni regimi suggeriti da D'Adamo possono essere salutari, non c'è alcun motivo per associarli ad un determinato gruppo sanguigno perché quest'associazione, alla prova dei fatti, non esiste. State seguendo la dieta del gruppo sanguigno e ne trovate un giovamento? Ottimo! Ma non c'entra col vostro gruppo sanguigno.
Brescia, 24 gennaio 2014Dott. Giuliano Parpaglioni, biologo nutrizionista, Brescia e Desenzano del Garda