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Bocconi amari

Creato il 19 agosto 2011 da Albertocapece

Bocconi amariLa seconda legge della stupidità di Carlo Cipolla sostiene che la percentuale degli stupidi rimane uguale qualsiasi gruppo umano si prenda in considerazione, siano essi bidelli o premi nobel. Così non dobbiamo stupirci di incontrarne anche in celebri università e men che meno tra quegli economisti che non hanno capito e previsto nulla di ciò che sta succedendo, ma che non si peritano di fornire ricette di qualità decisamente inferiore a quelle che potremmo ascoltare in autobus. Ora sentite questa riportata da un pezzo pubblicato da L’Espresso sulla prossima austerità autunnale. E’ di tale Roberto Perotti, economista di scuola e scuole americane, collaboratore de la Voce.info, che sulla prime potresti prendere per un barista un po’ fascistello, ma che invece vive e lotta con noi alla Bocconi: “Abbiamo regalato a tutti pensioni e sanità, poi ci siamo resi conto che non si riusciva a finanziarli”. Ora vallo a dire a chi si è spezzato la schiena per quarant’anni che la pensione gliela stanno regalando o vai a dire al malato che gli stai regalando l’assistenza. A tutti chi? Forse ai parlamentari, forse in passato a qualche baby pensionato, forse a qualche docente, se questo è il risultato.  E la salute dopotutto credo che sia un diritto in quanto esseri umani. Dio questo liberismo miserabile concettualmente, ma insieme tracotante mi sta diventando insopportabile. Questa soffocante e ottusa adorazione del mercato come unica realtà mi suscita una collera indicibile. E già perché dopo poche righe lo stesso personaggio ci fa sapere che certo bisogna caricare di ticket la povera gente perché altrimenti i servizi saranno usati più del necessario. Ma chissà se costui concepisce l’esistenza di regole che possano evitare questo. Certo dev’essere intellettuale arduo. Oddio è vero che le regole sono ormai strame. Tanto che né l’economista Peroti né alcuno degli intervistati e per la verità nemmeno gli estensori di questa sagra del pensiero unico in spiccioli, cita mai l’evasione fiscale che è il vero problema del Paese. Non è anche quello un regalo fatto a se stessi, giorno per giorno, mortificando l’essenza stessa della concorrenza e umiliando il concetto stesso di cittadinanza. E visto le dimensioni tutte strutturali che il fenomeno ha in Italia non ci sarebbe nessun problema. Perché se è vero che “no taxation without reprententation” è altrettanto vero il contrario “no representation without taxation”. Ma di questo si evita di parlare perché non sta bene, perché se no la curva di Laffer piange come la madonnina dei liberisti, perché in fondo questi professori un po’ di evasione l’hanno in simpatia, la loro è l’economia dei ricchi. Ed è ormai la loro una proterva evasione dalla realtà.


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