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“Body worlds” di Gunter Von Hagen

Creato il 22 febbraio 2016 da Wsf

7ec70ae8fb3758d66b6bdc4a1a90a823Il “Body worlds” di Gunter Von Hagen sbarca ai Magazzini del Cotone di Genova. La mostra seguita da quaranta milioni di visitatori nel mondo, approda per la prima volta sulle coste liguri, regalandoci centosessanta opere disposte in sezioni anatomicamente dedicate. Insieme alle dissezioni degli organi troviamo corpi modellati in posizioni dinamiche di difficile riproducibilità, che ci lasciano pensierosi e affascinati dietro alle teche di vetro che li contengono.

Una retrospettiva questa che ha come percorso tematico il funzionamento del sistema cardiovascolare, il cuore e le numerose  malattie a cui il nostro organismo può essere soggetto.

Un’occasione unica per vedere da vicino cosa si nasconde sotto alla nostra pelle e quali sono le possibili cause di degenerazione e malattia dei nostri organi.

Le stanze sono suddivise secondo un preciso percorso tematico, che si apre su una pila di barili color rosso, (rappresentazione dei settemila litri che il nostro cuore pompa ogni giorno) per concludersi nella sala dedicata agli embrioni e ai feti.

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L’esibizione curata da Angelina Whalley, ci permette di osservare vere e proprie parti del nostro organismo grazie al processo della plastinazione. Una tecnica brevettata da Von Hagen nel 1977 con lo scopo di conservare il corpo umano attraverso la  sostituzione dei liquidi con polimeri di silicone. Una produzione meticolosa e lunghissima che occupa circa 1500 ore di lavoro e un anno di tempo prima che l’opera si possa dire “solidificata”.

Da qui è possibile partire per capire la bellezza del nuovo “uomo vitruviano”, della ”pattinatrice sul ghiaccio” e del giovane “giocatore di scacchi”; la dinamicità delle figure in movimento sovrappone la sfera artistica a quella puramente scientifica in un percorso visuale di macabra bellezza.

La parte forse più interessante e particolare culmina nella rappresentazione minuziosa di vene e arterie, capillari e arteriole che riproducono fedelmente la forma dell’arto privo di tendini e muscoli.

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Un viaggio interiore e cannibalico, che porta la morale su un nuovo livello, visivo e spaziale, dove gli interrogativi esistenziali si moltiplicano. Ma proprio mentre noi ci chiediamo se sia la vita la grande eccezione nella normalità della morte, tornano alla memoria le parole de il viaggio di Baudelaire. Che con candore pare dirci: Cadere al fondo dell’abisso, Inferno o Cielo che importa?

In fondo all’Ignoto per trovare del nuovo!”

Christian Humouda


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