La campagna internazionale Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), portata avanti contro la politica di Israele fu lanciata nel 2005 da 172 organizzazioni palestinesi e prevede tutt’oggi “misure punitive non violente (…) da mantenere fino al momento in cui Israele non farà fronte ai suoi obblighi di riconoscere il diritto inalienabile dei palestinesi all’ autodeterminazione e di rispettare completamente le norme internazionale” (appello integrale su bdsitalia.org).
Le azioni suggerite sono di tre tipologie:
- Boicottaggio dell’economia e delle istituzioni israeliane
- Ritiro degli investimenti stranieri in Israele
- Sanzioni contro lo Stato di Israele e i suoi dirigenti
I recenti traguardi di BDS spiegano l’inquietudine delle autorità, in primis americane. A gennaio 2014, il fondo sovrano della Norvegia, il più influente e con la maggiore “cilindrata di denari” del Pianeta con un giro d’affari di 629 miliardi di euro, aggiungeva alla sua black list due società israeliane , Africa Israel Investiments e Danya Cebus. Il motivo principale, il ruolo avuto da queste due aziende nella costruzione di colonie a Gerusalemme.
La stessa giustificazione viene fornita da uno dei principali fondi pensione olandesi, Pggm (150 miliardi di euro di crediti), che ha ritirato investimenti per milioni di euro da cinque banche israeliane.
L’esecutivo tedesco ha bloccato le sovvenzioni per le società di alta tecnologia israelite con sede a Gerusalemme e in Cisgiordania.
Altri successi della campagna sono stati riscontrati anche in altri settori. Nel febbraio scorso, l’ American Studies Association, un’associazione scientifica a stelle che conta 5.000 iscritti, ha deliberato con il 66% di voti a favore, un risoluizione che prevede la rottura dei rapporti con le istituzioni universitarie israeliane.
Tre settimane prima, la Teachers Union of Irealnd (Tui, 14.000 membri) aveva votato una mozione di sostegno alla campagna Bds, denunciando Israele come uno “Stato di Apartheid”.
La mobilitazione è alimentata ogni giorno dalla concretezza della politica israeliana: dal blocco di Gaza e i bombardamenti dell’inverno 2008 – 2009 ai continui nuovi insediamenti nelle colonie, passando per l’attacco brutale contro la “Freedom Flotilla” nel maggio 2010.
“Viviamo in una bolla. Il paese intero è scollegato (…) Il boicottaggio avanza e progredisce in modo uniforme ed esponenziale. Quelli che non vogliono vederlo finiranno per provarlo sulla loro pelle”.
Tzipi Livni Ministro della giustizia israeliano: we’re living in bubble, disconnetted from world - Ynetnews, 30 dicembre 2013
BDS viene considerato una “minaccia strategica“. La strategia di combattere BDS e al tempo stesso fingere di ignorarla potrebbe ritorcersi contro i suoi artefici. Parola di Tzipi Livni.
65 anni (di occupazione israeliana) sono abbastanza – Credit by madisonrafah.org