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Bojata Krkic

Creato il 08 dicembre 2011 da Vivalafifa @WlaFifa

Spesso succede che i giocatori fanno la ‘bojata’ e poi si scusano. Complici le telecamere che abbondano sempre più a bordo campo, i calciatori vengono messi di fronte al fatto compiuto (oppure sanno benissimo che li stanno riprendendo…) e fanno pubblica ammenda. Magari sfruttano la conferenza stampa successiva, o un’intervista concessa a un quotidiano. Lo spagnolo Bojan Krkic ha fatto di più. Ha scritto una lettera a Repubblica.

Bojata Krkic

Bojan Krkic, 21 anni, gioca da quest'anno nella Roma

Domenica scorsa, nel match perso a Firenze per 3-0 contro la Fiorentina, lo spagnolo si è fatto espellere per aver parato il pallone in area con le mani. Sacrilegio: rigore contro ed espulsione. Nel ritornare negli spogliatoi, Bojan ha gettato per terra la maglia con stizza. Altro sacrilegio: la maglia non si tocca, lo sanno anche i bambini. Ecco, a proposito. Lunedì su Repubblica Gabriele Romagnoli aveva giudicato il gesto come “la prova della confusione che regna nella mente dei giocatori della Roma”, frase sintetizzata nel titolo con l’espressione “bimbo confuso”.

Ieri Bojan ha risposto così, con una lettera inviata al quotidiano romano:

“Caro Direttore, io ho sbagliato. Ho sbagliato a prendere quella palla con la mano, sulla linea di porta a Firenze: ma ero in una zona di campo dove non sono molto abituato a stare e sono stato tradito dall’istinto, non volevo subire il terzo gol. Ho sbagliato a buttare la maglia. Ho sbagliato per la “bojata” e ho chiesto scusa. Ai compagni e al tecnico perché quell’espulsione ha messo in difficoltà la squadra, ai tifosi perché quel gesto potevo risparmiarmelo. Ma è stato solo per la rabbia, non c’era niente altro: dovevo sfogarmi perché mi ero reso conto della cazzata che avevo fatto e perché sentivo di non riuscire a dare alla Roma il massimo. La maglia era la prima cosa che mi sono ritrovato per le mani.

Però chiedo anche la possibilità di sbagliare senza per questo essere trattato da “bimbo confuso”. Ho 21 anni e il fatto di essere un calciatore, di guadagnare bene e di essere famoso, purtroppo o per fortuna, non mi ha fatto diventare improvvisamente adulto e responsabile. Sono un ragazzo fortunato, ma come i miei coetanei voglio avere il tempo di crescere. Rivendico le attenuanti concesse a tutti i ventenni anche se gioco a calcio. Questo sport mi dà tanto: soldi, gloria, per i tifosi sono un idolo, ma non regala saggezza o maturità. Sono sempre un ragazzo di ventuno anni, con tutti i miei pregi e i miei difetti. Non abbiate fretta, datemi il tempo di crescere. A me come a tutti gli altri giovani che giocano in A. Ci sarà tempo per massacrarci. Continua a leggere


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