Sembra il mercato di frutta e verdura. Anzichè ortaggi, si vendono biglietti del bus. Siamo al “Terminal Terestre”.
Tutte le signorotte delle varie agenzie gridano nome della destinazione e prezzo, l’orario è praticamente sempre lo stesso, creando un vero e proprio cartello, annullando, di fatto, il libero arbitrio di chi deve viaggiare. Le grida assordanti vogliono convincere qualcuno a comprare un “pasaje” per chissá dove, come se chi si trova al terminal terestre fosse lì per caso e decidesse di fare il classico “acquisto d’impulso”, un pó come le caramelle al supermercato subito prima della cassa.
Il terminal terestre è il minimo comune denominatore di tutte le cittá boliviane.
Detto del terminal, come non citare il viaggio vero e proprio..Non solo a causa delle distanze tra le varie cittá principali, il backpacker medio viaggia di notte, anche per a) risparmiare tempo b) per non pagare i 40 bolivianos (5 euro) di una notte in ostello…e si sa, con la crisi, non si butta via niente.
Viaggiare di notte è una costante, in argentina avevo giá preso 2 pullman da 20 ore ciascuno, e non ero spaventato..ma quando sei nel tuo “asiento” e vedi entrare dalla porticina un signore ben piazzato con una coperta di alpaca grossa una spanna, inizi a chiederti se fará freddo…la risposta è scontata. I finestrini non si chiudono!!! A quel punto prendi giacca, guanti, sciarpa, musica a tutto volume, per cercare di isolarti dal mondo, e inizi il conto alla rovescia.
Arrivi a destinazione, nel mezzo della notte, congelato.
Detto del freddo, sono stato fortunato a non avere mai incontrato intoppi per la strada. Uyuni-Potosí-Sucre-La Paz-Copacabana. Bus freddissimi, ma quantomeno puntuali. Mai cantar vittoria. Infatti, è arrivato il giorno in cui ho dovuto attraversare la frontiera Bolivia – Peru. Dopo un’attenta analisi scelgo la compagnia, ma mi sento dire: carretera blocada. Cazzo! Nonostante fosse la capitale inca, “non tutte le strade portano a Cuzco”: infatti ne esiste una sola ed è bloccata! Esattamente la sensazione che provi quando a monopoli, peschi l’imprevisto e devi stare fermo un turno. Parto il giorno seguente.
Il bus è turistico, si siede accanto a me la persona piú grossa del bus, inizia a tossire: ha una bottiglia (per bere penso io) e invece sputa dentro il catarro. Svita il tappo, sputa e riavvita. Svita, sputa e riavvita. NOSTOP. Quello davanti a me, nemmeno siamo partiti, e inclina il sedile. Io ho il posto finestrino: sono fregato. Spero che da un momento all’altro l’arbitro fischi la fine. Facciamo scalo, il ciccione scende! È fatta!
Arrivo a Cuzco, sono le 5e30 di mattina, mi aspetto una cittá deserta. Così è, fino a quando vedo la via dell’ostello: è piena di gente – non si riesce a passare! C’è una processione per non so quale santo patrono, e io, istintivamente, ne invoco altrettanti a fargli compagnia…