Le recenti elezioni bolognesi hanno riportato la città al centro delle riflessioni di chi la vive, non solo per la presenza di un candidato leghista a sindaco, prova di forza della Lega nella coalizione, certo, ma anche sintomo della storia che dalla mitizzata Bologna di un tempo ha fatto risvegliare qualcuno nella (brutta?) città di oggi.
Un lungo e partecipato confronto è nato dai Wu Ming, che hanno lanciato un invito ad “abbandonare le illusioni su Bologna“, per “immaginare un tempo nuovo”:
Per troppo tempo la storia di Bologna è servita come tappabuchi, velo per nascondere ogni nefandezza, nella convinzione che qui siamo diversi.
Ci sono monumenti che si erigono e si venerano contro il passato, fingendo di celebrarlo.
Un passato fatto anche di battaglie per la liberazione delle classi subalterne, di grandi imprese collettive che in un giorno come questo, di sciopero generale, dovrebbero ricordarci che la lotta paga.
Si riparte da qui, non per ripetere, ma per ritentare in forme nuove.
E si riparte dal basso.
Vale la pena prendersi un po’ di tempo per leggere anche i più di 200 commenti all’intervento, anche per farsi un’idea degli umori che attraversano la città. Città che io da qualche tempo vivo dalla periferia, Pilastro precisamente. E proprio il quartiere del Pilastro, che è noto ai non bolognesi soprattutto per l’eccidio dei Carabinieri per mano della banda della Uno bianca, è stato oggetto di un interessante intervento a firma di Pietro Babina su Doppiozero, all’interno del dossier Unità e disunità d’Italia.
Il Pilastro ha una storia lunga, fatta anche di migrazioni e criminalità. Il Pilastro, una volta, faceva paura. Ora è un quartiere di periferia che tutti continuano a percepire come irrimediabilmente staccato dal resto della città. Anche per accorciare questa distanza, sabato sarà attraversato dalla Pilastrada, una parata di carri, musica e arte di strada frutto di laboratori che si sono svolti all’interno del quartiere e a Borgo Panigale.
Intanto, a proposito delle idee e delle forze che attraversano Bologna, da una decina di giorni va avanti il presidio dei cosiddetti “indignados” a piazza Nettuno, tra l’appoggio alle lotte già presenti sul territorio e il tentativo di costruire nuovi percorsi di confronto e partecipazione. Ho raccontato (parte di) quello che accade al presidio in un articolo su MicroMega.