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E' evidente che si tratta di una forzatura, però i segnali che sono arrivati da Bologna sono senza dubbio positivi. E' bastato mandare in campo una formazione meno cervellottica, con i giocatori schierati nei loro ruoli naturali, per vedere un Milan che, senza essere diventato una squadra di marziani, ha tuttavia giocato con estro e, contemporaneamente, con ordine e convinzione, a tratti facendo anche vedere qualche bella geometria.
Abbiamo tratto la convinzione che non possiamo giocare senza un centravanti che si faccia sentire in area di rigore, che Boateng deve essere lasciato libero di svariare lungo tutto il fronte dell'attacco giocando tra le linee, che il centrocampista a protezione della difesa è per noi essenziale, che sulla fascia destra sta nascendo un campione: De Sciglio, che Montolivo forse non è quel grande acquisto che in apparenza sembrava (va subito a fare compagnia a Pato e a Robinho), che Acerbi sa il fatto suo, che Nocerino deve darsi una svegliata, magari anche meditando in panchina.
Dopo due giornate di Campionato, abbiamo gli stessi punti dell'anno scorso e abbiamo già raggiunto alcuni di coloro che, a conclusione della campagna acquisti, ci guardavano con sorrisetti di commiserazione. Se la squadra acquista convinzione, possiamo toglierci qualche bella soddisfazione anche se, al momento, è oggettivamente prematuro ed imprudente porsi obiettivi troppo ambiziosi.
Però, non si sa mai. Preoccupa, piuttosto, il fatto che la Juventus, per la seconda volta in tre partite ufficiali, abbia goduto di un rigore a favore e dell'espulsione di un giocatore avversario. Se questo è l'andazzo, viene da chiedersi se vale ancora la pena di partecipare al Campionato di Serie A con l'ambizione di vincerlo o se, invece, la prima posizione sia già stata assegnata per (presunto) diritto divino.
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