Un censimento condotto in 116 capoluoghi di provincia italiani, analizzandone infrastrutture e reti, sensoristica, elaborazione e valorizzazione dei big data del territorio, applicazioni e servii.
È lo Smart City Index realizzato da Ernst & Young presentato a Roma la scorsa settimana, che vede Bologna, Milano e Torino saldamente in testa. Nono posto per la capitale, seguita da Firenze e Genova, mentre sempre drammatica è la situazione del mezzogiorno: Napoli 32esima, Lecce 52esima mentre la maglia nera resta in Sicilia con i principali capoluoghi che, come nel 2014, si attestano in fondo della classifica.
Tra le città di medie dimensioni, da registrare il quarto posto di Mantova e il quinto di Parma, che sorpassa Trento. In generale, anche nel 2016 si conferma l’esistenza di uno stretto legame tra smartness e qualità della vita con due particolari tipologie di città: quelle del «benessere analogico», cioè con un’alta qualità della vita ma poca innovazione (come Fermo, Lanusei, Tempio Pausania e Olbia) e quelle del «riscatto Smart» che, pur non offrendo una qualità della vita particolarmente alta, trovano nel modello smart city un’occasione di innovazione (come Napoli, Bari e Lecce).
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