Quando era uscita, l’anno scorso, aveva provocato nella maggior parte dei colleghi universitari angosce e turbamenti. Pareva una fatica di Sisifo. Non sia mai, poi, compilare la domanda (per soli titoli, peraltro, che andavano uploadati su un sito predisposto). E poi l’attesa, “signora mia, che ansia: mi chiedo come si possa sopravvivere, ché, tra un ritardo e l’altro, stiamo ancora ad aspettare i giudizi, e gli esiti delle valutazioni”.
La ‘povna, dal canto suo, l’Abilitazione scientifica nazionale l’aveva presa con molta calma. Un po’ perché i giorni per compilarla coincidevano con quelli in cui la sua testa (e il suo cuore) erano impegnati a piangere, un po’ perché è fatta così di default, dal tempo dei primi concorsi, e un un po’ perché, per fortuna (il concorso della scuola l’ha vinto giovane, da sola e soprattutto in scioltezza), era occupata da tempo a fare altro. E un po’ perché (lo aveva pure scritto) le sembrava che scannerizzare dei fogli, e salvarli in formato pdf fosse noioso, ma non difficile. E dunque per questo concorso ci fosse, nella sostanza, ben poco da fare. Vi aveva partecipato, certo. E convintamente, anche. Perché Hogwarts la ha educata a salire sui treni che passano; e anche perché glielo aveva detto Mr. Mifflin. E la ‘povna è abituata, da parecchio, che, quando lui, su certe cose che riguardano la pubblica amministrazione e il lavoro, dà consigli, banalmente è incapace di sbagliare.
Così, nei ritagli di tempo, aveva preparato le pubblicazioni, una dopo l’altra a contare fino a 100. Aveva ricontrollato documenti e titoli e inviato un pomeriggio la domanda. “Mamma, aiut, che dio me la mandi buona” – scrivevano i colleghi su FB.
“Corro a fare Scuolaperta e poi arrivo alla festa” – telegrafava la ‘povna all’Amica Vicina.
Poi, non ci ha più pensato. Né si è data particolarmente da fare a recuperar notizie.
“Dice che i risultati escono a maggio” – le ricordava qualcuno.
“C’è stato un rinvio”.
“Hai sentito, ancora un altro”.
“No” – rispondeva la ‘povna irenica – “non ho sentito niente”.
“Ma dai, non è possibile, non ti interessa?!”.
“Non particolarmente: io la mia carriera la sto costruendo altrove, con dinamiche diverse, e pure autonome” – avrebbe voluto rispondere. Ma invece si limitava a sorridere: “Ci siete voi che mi tenete aggiornata, grazie”.
E poi passava, il più svelta possibile, a un più interessante argomento successivo.
E’ andata così fino ai primi di dicembre. Quando le commissioni nazionali, all’improvviso, hanno annunciato la chiusura dei lavori. E il sito deputato ha iniziato a sputare fuori risultati a ritmo di un paio al giorno, creando scompiglio multiplo nella comunità accademica. E un sacco di pettegolezzi successivi.
“Adesso il sito lo guardi anche tu, però, mentre aspetti la tua sorte” – le aveva chiesto un giorno in treno la fidanzata di Zivago, chiacchierando.
“Veramente no” – la ‘povna aveva ammesso, candida – “tanto ci pensa Facebook”.
“Cioè, in che senso?”
“Nel senso che quando usciranno, non temere, saranno le notizie che mi verranno incontro, non vale la pena di agitarsi”. E poi era scesa alla fermata propria.
Ieri mattina, mercoledì, la giornata si era annunciata tosta. Prima a scuola (di giorno libero), per mettere a posto i contenuti del sito per l’iscrizione telematica, poi a fare il doveroso pap-test che la sua regione le passa gratis una volta ogni tre anni; quindi dall’avvocato ChiParla a chiarire alcuni aspetti della causa; ovviamente la sua dose di cloro quotidiana non aspetta; poi due o tre commissioni che attendevano da tempo. Alle 19.10 quando la ‘povna si ritrova, quasi a caso, davanti a un cinema. Siccome è un po’ che vuole vedere The Counselor (attenzione, fa schifo, è uno s-consiglio!), pensa che la giornata sia stata già sufficientemente ricca e (soprattutto) l’inizio dello spettacolo è imminente, si decide a entrare.
Nelle due ore si annoia moltissimo ed è con grande soddisfazione che rimette piede in casa, al caldo. Mentre aspetta la cena, lo sguardo cade sul canale telematico. E, come previsto lo dicono tutti: sono usciti i risultati.
Così, andando a scorrere la lista, la ‘povna può leggere on-line il suo verdetto. E, in un raggruppamento dove più di tre quarti (con valutazioni davvero molto strane) risultano sommersi, il suo nome (insieme a pochi altri) brilla, unanime (e con un giudizio molto bello) tra quello dei salvati. Eccola lì, l’abilitazione a professore associato, per insegnare all’università, nero su bianco. L’effetto, non c’è che dire, è tosto. Anche se la contentezza è ancipite: troppi amici sono stati trattati ingiustamente. La notizia però corre sulla piazza virtuale, come onda: i messaggi di complimenti arrivano a cascata. La ‘povna un po’ sorride, un po’ è perplessa, un po’ è sedotta dalla simmetria della trama, al solito. Alla fine, per non sapere né leggere, né scrivere, va a letto.
Questa mattina, come sempre, alle 6.20 è suonata la sveglia. Nel buio dell’ora solare la ‘povna si alza e prende la via di scuola.