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Bonanno Gerardo Antonio: Segue la tradizione giuridica di famiglia e occupa posti di prestigio nel Regno di Sicilia

Da Agueci

Nacque probabilmente a Sciacca (AG), ove la famiglia Bonanno si era radicata, dopo la metà del XV secolo da Antonella e Giacomo, valente giurista in tutto il Regno. Egli continua la tradizione giuridica familiare (il nonno paterno fu quel celebre giurista Antonio), ampliando il proprio raggio d’azione e incrementandola nelle istituzioni viceregie come Maestro Razionale, regio Consigliere, Pretore della città di Palermo e Deputato del Regno: diventa uno dei personaggi più rappresentativi delle vicende siciliane tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI, consolidando e rafforzando il proprio status e quello della famiglia Bonanno. Nel 1479 è già Maestro Razionale, affiancando il padre e alternandosi con lui nell’esercizio della carica. In precedenza aveva sviluppato un’esperienza in ruoli minori legati a magistrature locali e funzioni di controllo giurisdizionali sul territorio.

Nel 1479 figura come capitano della terra di Sciacca e, fino al 1482, Regio Consigliere. È nei primissimi anni del secolo XVI che il potere e la sua popolarità sembrano affermarsi. Nel 1500 è Pretore a Palemo (cf. Notamento di tutti i Capitani Pretori, Giurati e Governatori della Tavola della Città di Palermo in Historia cronologica delli Signori Viceré di Sicilia, Pietro Coppola Stamp. Com. della SS. Inqu. e Illustr. Senato, Palermo 1697, p. 261) mettendo a frutto le sue competenze giuridiche. Nel 1502 è barone della tonnara di Sciacca e avvia la costruzione di una salina nello Stagnone di Marsala; mentre è autorizzato dal viceré a costruire una torre merlata nella vigna, per la sicurezza degli operai, che ha nell’isolotto della Tavila (oggi isola di S. Pantaleo) (cf. Carmelo Trasselli, Da Ferdinando il Cattolico a Carlo V. L’esperienza siciliana (1475-1525), 2 Voll., Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 1982, pp. 766-767), anche come segno di prestigio.

Nel 1507 è nominato commissario per la cattura dei delinquenti con mansione di vicario in tutto il Regno. Nel 1508 il re gli conferma il feudo dell’isola Tavila concessogli da re Giovanni, consolidando, così, il suo prestigio. Più tardi, nel 1511, è inviato dal re a Licata per recuperare i debiti che la città aveva contratto per la mancata raccolta del frumento e delle uve. Nello stesso anno, in qualità di Maestro Razionale, è inviato a Tripoli, dove gli viene assegnata una casa fra le migliori, non sappiamo per svolgere quali compiti e se abbia raggiunto l’Africa. Nel 1513 è in Calabria, nella terra di Sanseverina, per esercitare mansioni di controllo e sicurezza del territorio e sedare alcune rivolte locali (cf. Maria Portovenero, Società e diritto nella Sicilia medievale. Una famiglia di giuristi siciliani del '400: i Bonanno, Casa Editrice Kimerik, Patti (ME) 2013, p. 153-154). Nel 1508, nella qualità di Pretore di Palermo, facente parte della Deputazione del Regno (rappresentava il Parlamento siciliano quando questo non era riunito e aveva alcune competenze. Il Bonanno lo troviamo già con questa mansione nel 1501, nel 1508, 1509 e nel 1514 [cf. Ordinazioni e regolamenti della Deputazione del regno di Sicilia raccolti e pubblicati per ordine della Sacra Real Maestà di Ferdinando III Re delle due Sicilie, Gerusalemme etc., Reale Stamperia, Palermo 1782, pp. 321-323]) approva l’aumento dei prezzi al minuto della carne, risultanti troppo bassi per gli allevatori. Il 30 maggio 1513 il viceré Moncada emana alcuni capitoli per una riforma monetaria relativi all’oro e all’argento; i capitoli portano anche, oltre a quella del viceré e di altri fedeli ufficiali del Regno, la sua firma come Maestro Razionale.

Nel 1516 (tra quest’anno e il 1523 la Sicilia fu sconvolta da rivolte che il viceré soffocò con la repressione), nella qualità di Vicario del Regno, è inviato dal De Luna a Corleone per sedare dei tumulti che richiedevano un intervento forte e lui era la persona giusta per durezza ed esperienza. Si crearono in quel periodo spaccature tra il viceré Moncada e le città demaniali tanto che il viceré fu allontanato e, nel 1517, giunse in Sicilia Ettore Pignatelli, conte di Monteleone, per assumere l’ufficio, prima come Luogotenente del Regno, poi come viceré (28 maggio 1518). Ma ciò non riportò la pace e continuò un clima di ostilità contro gli ufficiali, tra i quali Bonanno. In uno degli attacchi ai consiglieri di Moncada, quattro di loro, capeggiati da Gian Luca Squarcialupo, furono uccisi a Palermo il 23 luglio 1517, tra cui i due giudici della Magna Curia Cannarella e Paternò e il protoconservatore Gerardo Bonanno. La morte del Bonanno, però, sembra essere più collegata a gente venuta a Palermo da Corleone per fare vendetta dei moti che lo stesso Bonanno aveva represso nel 1516. Dopo la sua morte, la casa del figlio Giovanni Giacomo fu saccheggiata. Carlo V provvide subito al risarcimento, stimato in 1713 onze (rimborsati servendosi dei beni confiscati ai rivoltosi) (cf. A. Giuffrida, La finanza pubblica nella Sicilia del ‘500, Caltanissetta – Roma, 1999, pp. 483-484),  a favore del figlio che fu nominato anche Maestro Razionale a posto del padre. Continua così la dinastia dei Bonanno che s’intreccia con le cariche pubbliche del Regno (cf. ib., pp. 156-161).

Scritti su Bonanno: A. Romano, Su due giuristi siciliani del Quattrocento: Antonio e Giacomo Bonanno, in Scuole Diritto e Società nel Mezzogiorno Medievale d’Italia (a cura di Manlio Bellomo), vol. I, Editrice Tringale, Catania 1985, pp. 238-258; M. Portovenero, Società e diritto nella Sicilia medievale. Una famiglia di giuristi siciliani del '400: i Bonanno, Casa Editrice Kimerik, Patti (ME) 2013, pp. 152-161; C. Trasselli, Da Ferdinando il Cattolico a Carlo V. L’esperienza siciliana (1475-1525), 2 Voll., Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 1982, pp. 766-767), A. Giuffrida, La finanza pubblica nella Sicilia del ‘500, Caltanissetta – Roma, 1999, pp. 483-484.

SALVATORE AGUECI


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