Si, la nostra è decisamente la Bond-age. Un’età in cui la cultura vale nulla ed il sesso ha un prezzo sempre più altro. Bondi, ministro della cultura, e il bunga bunga inno nazionale. Questa è la nostra età. Un Paese in cui si pratica lo svago smodato, lo svago imposto, tutti spensierati, felici di stare con i piedi nel fango, forse così anestetizzati e lobotomizzati da non accorgersene, un periodo in cui si guarda e si passa oltre. Siamo in un Paese che sembra aver perso la poesia, che sembra aver rinunciato alla bellezza, che non si indigna vedendo crollare il proprio patrimonio, forse perché ormai non interessa quasi a nessuno, perché tanto chi se ne frega mica è crollato un negozio del centro, là si che tutti si sarebbero fermati. Si questa è decisamente l’età di Bondi, allora diciamolo: è il ministro giusto, è quello che ci meritiamo.
Avete mai sentito parlare del cinema dei telefoni bianchi? E’ una corrente cinematografica che nacque durante il periodo fascista, in cui non si potevano apertamente trattare tematiche sociali o politiche, ma si incoraggiava l’imborghesimento, la normalità, la distrazione. Certo ci furono film, come quelli di Camerini, che, pur mostrando la borghesia, ne svelavano un aspetto velatamente grottesco, ma, andando sempre più avanti nel tempo, film di altri registri furono sempre più spensierati così come veniva richiesto. Normale, contestualizzandolo in un periodo di dittatura. Ma pensate bene a quello che sta succedendo a noi, quante volte quello che guardate, quello che viene proposto quotidianamente dai mezzi di comunicazione più accessibili alla gente, è il nulla, il vuoto, la distrazione, tutto ciò mi fa pensare alla mossa “Kansas City” del film Slevin: “quando tu guardi a destra e loro arrivano da sinistra”. Distratti e contenti, e poi, quando meno te lo aspetti, arrivano dalla parte opposta rispetto a quella che ti hanno indicato, e allora non puoi più far nulla.
Sesso e soldi, sesso e potere, giovinezza e svilimento, pianto e miseria, crollo e devastazione, ricostruzione e devastazione, politica e bugie, fango e gloria, sono tutte faccia di una stessa medaglia, l’uno strettamente collegato all’altro in un Paese che ride mentre crolla, un po’ come il Titanic che affondava a suon di musica.
Stiamo lasciando crollare Pompei, provate a pensarci: Pompei crolla sotto il peso del fango in cui sguazzano i porci in giacca e cravatta che stanno al potere. Lo vedo arrivare il loro fango su tutti noi, cola, straripa e ci travolge.
Luisa Bossa sindaco di Ercolano aveva chiesto al nostro ministro della cultura come stessero le cose a Pompei, cioè segnalò l’uso di mezzi pesanti negli scavi, la mancanza di misure di sicurezza per la stabilità dei cantieri, e fece presente le preoccupazione degli studiosi, e delle associazioni riguardo allo stato delle cose. Bene Bondi le seppe rispondere solo che tutte le sue preoccupazioni non erano altro che disfattismo. Disfattismo. Poi il crollo. La colpa alla pioggia.
Ma sposto l’attenzione su un altro aspetto da me considerato: il sesso. Cosa dire, gli inglesi hanno titolato i loro giornali in questo modo “Ops, he did it again”. Allora, dopo un iniziale sorriso, nato dal fatto che immediatamente ho ricollegato Britney Spears al presidente del consiglio, ho riflettuto, anche ispirata da questa immagine, su quanto la cosa sia grottesca, se provo a fantasticare su queste serate di rilassamento del nostro Cesare, mi vengono subito in mente le immagini di un film di Pasolini “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, lo vedo un po’ come l’Antinferno, i Gironi delle Manie, della Merda e del Sangue. La ripetizione continua dei rituali, e la mercificazione del corpo degli uomini e delle donne, in cui il sesso è solo una forma di potere, di mortificazione, un atto che si compra. Uomini e donne che si sfruttano fra di loro, aggrovigliati e mostruosi, tortuosi e sadici, carnefici di se stessi, riescono a ricomporsi in un secondo, davanti al loro specchio, pronti per la prossima messa in scena.
Ecco perché, per me, questa è la Bond-age.