L’essere umano è in grado di esprimersi in diversi modi e in diverse forme. Si esprime attraverso le parole, i gesti, i sentimenti, la sessualità, l’arte, fino ad arrivare a esprimere se stesso, accorpando tutti questi elementi nell’intento di formare un armonioso benessere. Quel benessere che si prova quando ci si sente completi. Ardua è la sua ricerca, quasi morbosa. La chiave è la curiosità, quella sana, che ti spinge a voler aprire porte socchiuse che il mondo circostante ti ha sottilmente convinto a considerare proibite. Quel proibito, inteso come peccaminoso o sporco, altro non è che un limite dell’Anima. Per sorpassare quel limite serve un percorso, serve coraggio e voglia di crescere. Per alcuni di noi, questo limite è celato nella nostra sessualità, questo vuoto è stato colmato tenendo in mano per la prima volta delle corde di juta oppure essendone avvolti. E, ancor più importante, avendo qualcuno con cui condividerlo.
Il Bondage – o Shibari – è questo: uno stimolo a cercare l’altro e, forse, (ri)trovare se stessi. È una disciplina che ha al suo interno molti requisiti tecnici, ma prima di tutto umani. È rivolto a tutti, dalla maggiore età in poi, a chiunque sappia comprendere che è un’attività riguardante la nostra intimità, quindi delicata e che necessita di molta attenzione. L’approccio primitivo parte da qui, poi arrivano la pratica, l’esperienza, la consapevolezza e il piacere.
Lo Shibari ha, inoltre, insito nella sua cultura e nella sua “esplicazione “ della pratica una spontanea propensione alla drammaturgia che, quindi, può essere rappresentata – oltre che nella sfera privata- anche su un palcoscenico. Si mette in scena una vera e propria cerimonia della legatura, che vede protagonisti un/a rigger o nawashi (maestro di corda) e un/a modello.
All’interno della serata romana Shibari night, si assiste a una suggestiva perfomance del Maestro di Bondage Davide La Greca che avvolge tra le sue corde due dei suoi modelli professionisti: prima Pat, etereo ragazzo dalle braccia tatuate e dalla candida carnagione e poi Choko, giovane modella dai lineamenti eleganti e folti capelli scuri. Sono due performance diverse, che raccontano due storie diverse e suscitano nello spettatore reazioni ed emozioni ancora, altrettanto diverse. Forbici in primo piano appoggiate sulla struttura sulla quale avverranno le sospensioni: la sicurezza prima di tutto.
“Quando sono tra le corde, ci sono soltanto io e chi mi lega: è un rapporto profondo, di fiducia…è come se consegnassi la mia vita in mano a un’altra persona… Provo piacere, costrizione, abbandono… e quando sono a testa in giù e allargo le braccia provo un grande senso di liberazione. Il Bondage lo vivo sia nella mia sfera privata che pubblica, ma in ogni caso lo considero una mia espressione personale”.
Una testimonianza molto preziosa quella di Pat. Una conversazione che dura più di un’ora e che approfondisce in maniera estremamente interessante i fini e le caratteristiche di questa disciplina.
“Muovendomi costretto dalle corde, posso anche raggiungere una specie di stato meditativo, come se fosse uno “yoga dinamico”: il mio corpo è in movimento guidato dalle corde e la mia mente è concentrata in ogni passaggio e questo mi permette di lasciarmi andare”.
Poco prima delle perfomance, l’atmosfera si scalda con un reading dell’attrice Giovanna Ferrigno che recita alcuni estratti dai racconti del libro Bondage e Roma, storie di corde nella capitale, protagonista assoluto della serata. Gli autori dei racconti?Persone comuni, donne e uomini, rese speciali dalla passione per il Bondage, dal desiderio urgente di dare voce alle loro storie. Da chi il Bondage lo vive dall’interno e non per sentito dire poco e male. Non è sorprendente, ma è dolce e seducente, realizzare che all’interno del libro il linguaggio maggiormente adoperato è quello poetico. 20 racconti ambientati a Roma che parlano di vita vera. Alcuni densi di erotismo, altri di dubbi e paure: dal primo contatto con le corde, al sogno tormentoso e voluttuoso di esse, al desiderio di amare e sentirsi amati e posseduti…, ai morsi, le carezze, l’odore della canapa…
Perché nasce questo libro?
“Sono stati scritti altri libri e racconti sul Bondage, questo sì– risponde Davide-, ma sempre contestualizzando il Bondage all’interno di scenari di genere…perlopiù porno o gialli, o limitandolo a un uso esclusivamente tecnico da manuale. In questo caso volevo far capire a tutti, a chi vorrà avvicinarsi a questa disciplina o a chi già la pratica, cosa c’è davvero dietro il Bondage, per poterne parlare finalmente con rispetto.”
Una volta entrati nella dimensione, si prendono in considerazione molti altri aspetti sull’argomento:
“La spinta verso il Bondage mette in contatto persone, quindi diventa un forte strumento di aggregazione e comunicazione. Ci si confronta e si sperimenta, sempre nella totale sicurezza e consenso e, in alcuni casi, può diventare persino un media per guarire e confortare le ferite dell’Anima…come una sorta di terapia”.
Si discute piacevolmente anche sui vari stili di Shibari:
“Ogni rigger ha il suo stile. Per quanto mi riguarda – metaforizza finemente Maestro BD – “non accosto il Bondage alla pittura: per me il corpo della modella non è un oggetto, non è statico, non è una tela da dipingere. Il mio stile è più simile alla danza. O a una partitura musicale, a un’orchestra, a una combinazione di suoni, note e silenzi che, alternandosi, creano un’unica sinfonia che lo spettatore, poi, interpreterà a suo piacimento…Potrebbe provare, osservando una mia perfomance, paura o forte commozione o tensione erotica…la mia intenzione è comunque quella di affascinare il pubblico facendogli vedere una cosa bella.”.
E quella bellezza è, di sicuro, ciò che unisce l’umano al divino.
(per info e prenotazioni sui corsi e gli eventi MBD Crew: [email protected])
Giovanna Ferrigno