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Bondage e Roma, storie di corde nella capitale & Shibari Night

Creato il 01 dicembre 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

L’essere umano è in grado di esprimersi in diversi modi e in diverse forme. Si esprime attraverso le parole, i gesti, i sentimenti, la sessualità, l’arte, fino ad arrivare a esprimere se stesso, accorpando tutti questi elementi nell’intento di formare un armonioso benessere. Quel benessere che si prova quando ci si sente completi. Ardua è la sua ricerca, quasi morbosa. La chiave è la curiosità, quella sana, che ti spinge a voler aprire porte socchiuse che il mondo circostante ti ha sottilmente convinto a considerare proibite. Quel proibito, inteso come peccaminoso o sporco, altro non è che un limite dell’Anima. Per sorpassare quel limite serve un percorso, serve coraggio e voglia di crescere. Per alcuni di noi, questo limite è celato nella nostra sessualità, questo vuoto è stato colmato tenendo in mano per la prima volta delle corde di juta oppure essendone avvolti. E, ancor più importante, avendo qualcuno con cui condividerlo.

Il Bondage – o Shibari – è questo: uno stimolo a cercare l’altro e, forse, (ri)trovare se stessi. È una disciplina che ha al suo interno molti requisiti tecnici, ma prima di tutto umani. È rivolto a tutti, dalla maggiore età in poi, a chiunque sappia comprendere che è un’attività riguardante la nostra intimità, quindi delicata e che necessita di molta attenzione. L’approccio primitivo parte da qui, poi arrivano la pratica, l’esperienza, la consapevolezza e il piacere.

Lo Shibari ha, inoltre, insito nella sua cultura e nella sua “esplicazione “ della pratica una spontanea propensione alla drammaturgia che, quindi, può essere rappresentata – oltre che nella sfera privata- anche su un palcoscenico. Si mette in scena una vera e propria cerimonia della legatura, che vede protagonisti un/a rigger o nawashi (maestro di corda) e un/a modello.

All’interno della serata romana Shibari night, si assiste a una suggestiva perfomance del Maestro di Bondage Davide La Greca che avvolge tra le sue corde due dei suoi modelli professionisti: prima Pat, etereo ragazzo dalle braccia tatuate e dalla candida carnagione e poi Choko, giovane modella dai lineamenti eleganti e folti capelli scuri. Sono due performance diverse, che raccontano due storie diverse e suscitano nello spettatore reazioni ed emozioni ancora, altrettanto diverse. Forbici in primo piano appoggiate sulla struttura sulla quale avverranno le sospensioni: la sicurezza prima di tutto.

Quando sono tra le corde, ci sono soltanto io e chi mi lega: è un rapporto profondo, di fiducia…è come se consegnassi la mia vita in  mano a un’altra persona… Provo piacere, costrizione, abbandono… e quando sono a testa in giù e allargo le braccia provo un grande senso di liberazione. Il Bondage lo vivo sia nella mia sfera privata che pubblica, ma in ogni caso lo considero una mia espressione personale”.

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Una testimonianza molto preziosa quella di Pat. Una conversazione che dura più di un’ora e che approfondisce in maniera estremamente interessante i fini e le caratteristiche di questa disciplina.

“Muovendomi costretto dalle corde, posso anche raggiungere una specie di stato meditativo, come se fosse uno “yoga dinamico”: il mio corpo è in movimento guidato dalle corde e la mia mente è concentrata in ogni passaggio e questo mi permette di lasciarmi andare”.

Poco prima delle perfomance, l’atmosfera si scalda con un reading dell’attrice Giovanna Ferrigno che recita alcuni estratti dai racconti del libro Bondage e Roma, storie di corde nella capitale, protagonista assoluto della serata. Gli autori dei racconti?Persone comuni, donne e uomini, rese speciali dalla passione per il Bondage, dal desiderio urgente di dare voce alle loro storie. Da chi il Bondage lo vive dall’interno e non per sentito dire poco e male. Non è sorprendente, ma è dolce e seducente, realizzare che all’interno del libro il linguaggio maggiormente adoperato è quello poetico. 20 racconti ambientati a Roma che parlano di vita vera. Alcuni densi di erotismo, altri di dubbi e paure: dal primo contatto con le corde, al sogno tormentoso e voluttuoso di esse, al desiderio di amare e sentirsi amati e posseduti…, ai morsi, le carezze, l’odore della canapa…

Perché nasce questo libro?

“Sono stati scritti altri libri e racconti sul Bondage, questo sì– risponde Davide-, ma sempre contestualizzando il Bondage all’interno di scenari di genere…perlopiù porno o gialli, o limitandolo a un uso esclusivamente tecnico da manuale. In questo caso volevo far capire a tutti, a chi vorrà avvicinarsi a questa disciplina o a chi già la pratica, cosa c’è davvero dietro il Bondage, per poterne parlare finalmente con rispetto.”

Una volta entrati nella dimensione, si prendono in considerazione molti altri aspetti sull’argomento:

“La spinta verso il Bondage mette in contatto persone, quindi diventa un forte strumento di aggregazione e comunicazione. Ci si confronta e si sperimenta, sempre nella totale sicurezza e consenso e, in alcuni casi, può diventare persino un media per guarire e confortare le ferite dell’Anima…come una sorta di terapia”.

Si discute piacevolmente anche sui vari stili di Shibari:

“Ogni rigger ha il suo stile. Per quanto mi riguarda – metaforizza finemente Maestro BD“non accosto il Bondage alla pittura: per me il corpo della modella non è un oggetto, non è statico, non è una tela da dipingere. Il mio stile è più simile alla danza. O a una partitura musicale, a un’orchestra, a una combinazione di suoni, note e silenzi che, alternandosi, creano un’unica sinfonia che lo spettatore, poi, interpreterà a suo piacimento…Potrebbe provare, osservando una mia perfomance, paura o forte commozione o tensione erotica…la mia intenzione è comunque quella di affascinare il pubblico facendogli vedere una cosa bella.”.

E quella bellezza è, di sicuro, ciò che unisce l’umano al divino.

(per info e prenotazioni sui corsi e gli eventi MBD Crew: [email protected])

Giovanna Ferrigno


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