Regia: S. Craig Zaher
Origine: USA
Anno: 2015
Durata: 132'
La trama (con parole mie): siamo in un paese come gli altri lungo la grande Frontiera, quando una notte un vagabondo che in realtà cela una natura da sciacallo ed omicida giunge in un saloon dopo essere miracolosamente sfuggito all'attacco di misteriosi individui che paiono indiani a seguito di un colpo andato male.
Lo sceriffo del posto, Franklin Hunt, giunto ad indagare, alla reazione dell'uomo lo ferisce e decide di trattenerlo, chiedendo aiuto alla moglie di un cowboy che funge da medico locale quando lo stesso è troppo ubriaco per operare.Peccato che, durante la notte, lo stalliere del paese venga ucciso brutalmente, e la donna, uno dei due vicesceriffi ed il vagabondo scompaiano, presumibilmente rapiti dagli stessi misteriosi assalitori ai quali il fuggitivo era già scampato una volta: Hunt, dunque, si trova costretto ad organizzare una spedizione verso la valle che pare essere il rifugio di una sorta di tribù di selvaggi senza alcun legame con i nativi americani, dediti al cannibalismo ed a rituali abominevoli.A lui si aggregano il vecchio vice, il marito della donna scomparsa ed un ex soldato dai modi spicci: riusciranno a salvare i loro parenti e concittadini e riportare a casa la pelle?
Avrei dovuto sospettare fin dall'inizio, che se l'incontro tra il Western e Kurt Russell - uno dei miti acton della mia infanzia - fosse avvenuto, sarebbero stati fuochi d'artificio.Non mi sarei mai aspettato, però, che tutto avvenisse grazie ad una produzione assolutamente di nicchia, con un regista praticamente esordiente e misconosciuto come S. Craig Zahler dietro la macchina da presa, lontani da tutti i grandi palcoscenici ma pronti a sfruttare il tam tam delle recensioni degli appassionati in rete: di fatto, è così che Bone Tomahawk è arrivato dalle parti del Saloon.Ed è arrivato facendosi sentire come un pugno dritto alla bocca dello stomaco.Perchè questo racconto di Frontiera non privo di difetti - se non ci fosse stato quel finale, probabilmente costruito nel caso in cui la grande distribuzione dovesse mettere gli occhi addosso al prodotto, l'impatto sarebbe stato anche maggiore - è una delle sorprese più cazzute dell'anno, quasi come se Neil Marshall avesse deciso di girare una sua versione di Dead Man, o se Gli spietati avesse incontrato il West pulp di Tarantino, che non ringrazierò mai abbastanza per aver rilanciato l'allora stantìa carriera di Russell grazie al pur non eccezionale Death proof.Il viaggio dei quattro improbabili giustizieri Kurt Russell - che, tra le altre cose, vedremo tra non molto nell'attesissimo Hateful Eight dell'appena citato, vecchio Quentin -, Matthew Fox - che torna a ricoprire un ruolo di spessore dopo i fasti di Lost -, Patrick Wilson - sempre sottovalutato, a mio parere, e sempre valido - ed il mitico Richard Jenkins, pronti a soccorrere chi per amore, chi per dovere, chi per rigore morale i concittadini rapiti dai selvaggi si mantiene con grande equilibrio tra il Classico, la commedia nera, l'horror ed il revenge movie, pronto ad esplodere, nell'ultima parte, in un crescendo gore dall'ottimo realismo in grado di rivaleggiare perfino con giocattoloni all'apparenza scandalosi come The Green Inferno.La Frontiera, dunque, vista come la dovevano vedere i pionieri del tempo, pronti a rischiare la vita in spazi sconfinati ed alla mercè della Natura e dell'Uomo, l'animale peggiore che possa essere immaginato libero: la civiltà, dunque, di personaggi come Samantha O'Dwyer contrapposta all'istinto puro e terribile dei selvaggi, la bassezza di Purvis e del suo compare Buddy - il Sid Haig che gli appassionati ricorderanno per i due mitici La casa dei 1000 corpi e La casa del diavolo - faccia a faccia con il senso del dovere dello Sceriffo Hunt e del suo vice, l'apparente e glaciale approccio di Brooder e quello tutto passionale di Arthur O'Dwyer.Bone Tomahawk, dunque, nasconde molte identità nelle sue immagini, nei tempi apparentemente morti della preparazione allo scontro finale e nella crudele ineluttabilità delle sequenze più violente, da quelle mostrate a quelle lasciate fuori campo: non parliamo di una tamarrata, o di un survival senza ritegno, bensì di un cocktail ottimamente equilibrato all'interno del quale trovano spazio le riflessioni sui massimi sistemi, l'intrattenimento ed un'inquietante interrogativo a proposito di quello che noi tutti, in quanto esseri umani, portiamo dentro.Poco importa che sia l'uomo civilizzato a tentare di dare una ragione, o quantomeno di usare la stessa per imporsi sulla violenza cieca dei selvaggi, perchè proprio la civiltà - almeno apparente - finisce per risultare la minaccia più pericolosa con la quale fare i conti: dagli sciacalli ai briganti, il sospetto che la ragione finisca per rendere anche più crudeli dell'istinto e della fame puri resta, e nonostante si tifi fino alla fine per i nostri eroi, l'idea che siano loro, in fondo, i più pericolosi del novero, finisce per radicarsi nel cuore dello spettatore anche quando lo stesso muore o esulta al loro fianco gettando una pietra lontana quasi un pericolo fosse scongiurato, e nuovi eroi consacrati alla Storia.
MrFord
"Without an answer, the thunder speaks for the sky, and on the cold, wet dirt I cry.
And on the cold, wet dirt I cry.
Don’t you wanna come with me? Don’t you wanna feel my bones
on your bones?
It's only natural."The Killers - "Bones" -
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