Da alcuni anni gli scienziati studiano le applicazioni delle microonde, e più in generale delle radiofrequenze, nei campi più disparati, dalla bonifica dei terreni alla costruzione dei veicoli spaziali, fino al settore dei combustibili fossili, che queste tecnologie potrebbero contribuire a rendere meno impattante sull’ambiente.
A fine settembre, gli scienziati del Consorzio Polo tecnologico Magona (Cptm) di Cecina (LI) in collaborazione con l’ateneo pisano e tre aziende private, hanno concluso con successo il primo esperimento di bonifica di un terreno contaminato da idrocarburi nel porto del polo siderurgico di Piombino. Il progetto Tosca, finanziato con 1,75 milioni di euro dalla Regione Toscana, ha permesso di provare sul campo un procedimento che potrebbe essere applicato a porti, siti industriali dismessi e aree che hanno ospitato per lungo tempo distributori di benzina.
In particolare gli scienziati attraverso l’uso di antenne in grado di creare elevati campi elettromagnetici in aree ristrette, hanno fatto attraversare il terreno dalle radiofrequenze, riscaldandolo. L’aumento di temperatura sostanzialmente uniforme nelle aree contaminate comporta la diminuzione della viscosità e l’aumento della volatilità degli idrocarburi, che quindi possono essere estratti in forma liquida o in forma di vapore. Il processo può essere spinto fino a ottenere concentrazioni residue di contaminanti compatibili con i limiti di accettabilità previsti dalla legge.
Tale sistema permetterebbe di riqualificare aree inquinate dagli idrocarburi, dove oggi spesso si mettono in campo solo azioni di contenimento.
Al Cptm è inoltre partito da pochi mesi un altro progetto di ricerca, chiamato Proapi, per testare le potenzialità delle microonde nella conservazione del polline, il cui consumo è in aumento grazie alle sue proprietà nutraceutiche.
In collaborazione con il dipartimento di scienze agrarie dell’Università di Pisa, gli scienziati stanno sperimentando una tecnica di pastorizzazione sotto vuoto con microonde, che consenta di eliminare l’umidità presente nel polline senza che questo superi i 40 gradi, temperatura alla quale inizia la degradazione delle componenti termolabili, come vitamine, proteine e antiossidanti.
Trattamenti di durata ridotta, circa 30 minuti, hanno permesso di ridurre la concentrazione di acqua senza incidere sulla qualità del prodotto: attualmente stiamo monitorando nel tempo le proprietà del polline trattato.
Negli Stati Uniti si guarda a questa tecnologia invece per “ripulire” il fracking (un contestato sistema invasivo di perforazione ed estrazione di idrocarburi).
Un articolo apparso ad agosto scorso sulla rivista New Scientist, spiega infatti come le microonde potrebbero permettere di estrarre il gas dal sottosuolo senza frantumare le rocce, evitando anche gli ingenti consumi di acqua. Sfruttando le potenzialità dei campi elettromagnetici, gli scienziati ritengono che si potrebbe anche ridurre l’impatto ambientale del settore legato a un’altra fonte fossile, le sabbie bituminose.
(fonte: http://www.corriere.it)