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Bonus Irpef. Spunta il “quoziente familiare”

Creato il 09 maggio 2014 da Pukos
famiglia

Mentre viaggia spedita la conversione in legge del Decreto-Renzi, nascono le prime critiche e disparità di trattamento

Premessa  Il bonus Irpef guarda all’“equità orizzontale”, ossia alle diverse condizioni di vita. A introdurre il nuovo concetto è il sottosegretario di Palazzo Chigi, Graziano Delrio, il quale intende aiutare le famiglie monoreddito con figli, che risultano più penalizzate rispetto a quelle dove lavorano entrambi i coniugi. L’intervento potrebbe approdare nella prossima legge di stabilità.

Disparità di trattamento

L’art. 1 del D.L. n. 66/2014 presenta non pochi buchi normativi, uno su tutti il meccanismo di erogazione del bonus, visto che non tiene conto del fattore “figli”. Infatti, se un giovane single vive ancora casa coi genitori e guadagna circa 1.100 euro al mese, alla fine di questo mese percepirà l’aumento in busta paga. Mentre un capofamiglia che ha una retribuzione di 1.900 euro, ma deve mantenere con il suo stipendio anche la moglie e i figli, non avrà diritto al Bonus Irpef, poiché supera le soglie di reddito stabilite. Prendiamo ora come esempio due famiglie. Nella prima (con figli) lavora un coniuge con reddito complessivo pari a 20.000; nella seconda invece (sempre con figli), lavorano entrambi i coniugi con reddito inferiore ai 26.000 euro. La famiglia in cui lavorano entrambi i coniugi risulterà avvantaggiata dal fatto che riceverà un bonus doppio (160 euro mensili). La disparità in questo caso è evidente visto che i figli costano in egual misura a entrambi i nuclei.

Il “quoziente familiare”
Alle suddette sperequazioni il Governo intende porre rimedio attraverso l’introduzione di un “quoziente familiare”, che premia le famiglie numerose e che esiste anche in altri Paesi europei. Di cosa si tratta? In pratica, altro non è che un meccanismo di calcolo delle imposte personali che tiene conto del numero di figli e dei redditi percepiti anche dal coniuge. In termini pratici, quando si presenta la dichiarazione dei redditi, una famiglia mette assieme tutti i redditi dei suoi componenti, cioè quelli del marito, della moglie e anche di qualche figlio che lavora e abita ancora a casa con i genitori. Una volta effettuata la somma, il reddito totale viene diviso per un coefficiente, che dipende dal numero dei familiari. Esempio: se in casa ci sono soltanto due coniugi senza “prole”, il reddito della famiglia viene diviso per 2. Se c’è un figlio a carico, i compensi dichiarati vengono divisi per 2,5. Se invece i figli a carico sono due, il coefficiente da usare è pari a 3 aumenta progressivamente, man mano che la famiglia diventa più numerosa. Dopo aver effettuato la divisione, viene determinato il reddito imponibile di tutta la famiglia, su cui viene calcolata l’Irpef. Va ricordato che questa imposta è progressiva, cioè ha delle aliquote che crescono all’aumentare del reddito. In questo modo, anche un contribuente che ha uno stipendio medio o medio-alto ma deve mantenere il coniuge e molti figli, potrà abbattere l’imponibile dichiarato e pagare le stesse tasse previste per chi guadagna molto meno, ma vive da single e non ha alcun familiare a carico. Fonte: FiscalFocus

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