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Boogeyman - L'uomo nero (di Stephen Kay, 2005)
Creato il 14 maggio 2013 da Frank_romantico @Combinazione_CL'altro giorno, girovagando per i canali del digitale terrestre, mi sono imbattutto in un film orribile. Certo, non è una novità, ma di solito non mi fermo a guardare cose brutte, soprattutto se le ho già degnate di uno sguardo in passato.La prima volta che vidi Boogeyman - L'uomo nero non ne rimasi realmente disgustato. Si era trattato di un filmetto come tanti, nulla più dell'ennesimo horror a base di fobie e apparizoni. Eppure, rivisto otto anni dopo e guardato più per noia che per interesse, ne ho compreso tutte le sfumature peggiori. Che sia stato il solito Sam Raimi e la sua Ghost House Pictures a produrre un aborto come questo, poi, non fa altro che ferire una volta di più l'appasionato di un genere troppe volte svilito, maltrattato e abusato.
Tim è un ragazzo segnato da vari traumi infantili. Quand'era piccolo si convinse che l'uomo nero era uscito dal suo armadio e aveva rapito suo padre. A distanza di anni torna nella casa dei suoi genitori e si appresta ad affrontare le sue paure.
La paura del buio, forse la paura più antica del mondo. E' stato per sconfiggere l'oscurità che l'uomo primitivo ha acceso il primo fuoco, per scacciare le creature che nell'oscurità vivono e prosperano come ombre nella notte. Una di queste è l'uomo nero, il mostro che vive nell'armadio e che vìola l'intimità della camera da letto rapendo i bambini nel sonno per portarli nel proprio mondo. Con un materiale di questo tipo grandi e piccoli registi hanno saputo fare molto, arrivando a dirigere piccoli capolavori e grandi cult. Stephen Kay invece ne tira fuori un filmetto adolescenziale, senza senso, stupido e irritante. Prevedibile. Un film che fa il filo all'horror giapponese ma in maniera sgraziata, senza averne le basi. Perché le storie di fantasmi o di oscure presenze devono essere basate su sfumature che l'Hollywood del prodotto usa e getta non possiede e non conosce.
Allora che senso ha girare un film di questo tipo? Che senso ha spendere soldi per un prodotto che non andrebbe bene neanche per la tv? E' da lì che viene Eric Kripke, autore del soggetto, ma in questo caso siamo sotto la media. Le dinamiche del cinema, poi, sono diverse da quelle del piccolo schermo. Qui non si salva niente, né la regia, né il montaggio, né tanto meno le musiche di Joseph LoDuca o la fotografia insipida di Bobby Bukowski. Per non parlare del bambolotto monoespressione Barry Watson, buono neanche per Settimo Cielo. Che senso ha spendere soldi per film del genere se poi diventano un fiasco anche al botteghino e tocca realizzare due seguiti completamente indipendenti nel tentativo di rilanciare la figura di un "cattivo" che non incide neanche per sbaglio? Chi lo sa. Per me nessuno. Ma di roba inutile è pieno il mondo e a questo ci stiamo facendo l'abitudine.
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