(Boogie Nights)
Regia di Paul Thomas Anderson
con Mark Wahlberg (Eddie Adams/ Dirk Diggler), Burt Reynolds (Jack Horner), Julianne Moore (Reed Rotchild), Heather Graham (Rollergirl), Don Cheadle (Buck Swope), Philip Seymour Hoffman (Scotty J.), Luis Guzmán (Maurice Rodriguez), William H. Macy (Little Bill), Robert Ridgely (il “Colonnello”), Ricky Jay (Kurt), Philip Baker Hall (Floyd), Alfred Molina (Rahad Jackson), Thomas Jane (Todd Parker).
PAESE: USA 1997
GENERE: Drammatico
DURATA: 156’
Nella California del 1977 il diciassettenne superdotato Eddie Adams diventa, con lo pseudonimo di Dirk Diggler, un divo del porno, ed entra a far parte della famiglia “allargata” – formata da attori, produttori, addetti ai lavori – che fa capo al regista Jack Horner. Negli anni ottanta, l’avvento del video e un tragico fatto di sangue portano le vite di tutti ad un inesorabile declino…
Secondo film del 27enne P. T. Anderson, anche sceneggiatore. Il tramonto dell’american dream visto attraverso gli occhi dell’industria del porno. Il microcosmo di Horner e soci paragonato alla società americana dell’era reagan, fasulla, ipocrita, solo esteriormente “felice”. Il mito tutto americano del successo viene smontato senza riserve (e non senza una certa ironia), e la classica struttura ascesa-caduta-rinascita riletta con sguardo beffardo, come dimostra il ritorno all’ovile del finale. Al di là della materia raccontata, è difficile trovarvi qualcosa di veramente nuovo, e i modelli sono esplicitati senza pudore: Scorsese (per lo sguardo un po’ partecipe e un po’ distaccato, per il rifiuto di ogni catarsi, per le scelte stilistiche – si veda il piano sequenza d’apertura); Altman (per la coralità del racconto e per il tentativo di creare un “affresco americano”); Tarantino (per i dialoghi). Ma, al di là dei debiti evidenti, Anderson si dimostra giovane talentuoso e dotato di grande intelligenza: innanzitutto, si pone il problema di come rappresentare il sesso in un film che parla SOLO di sesso e che, per forza di cose, non può mostrare scene pornografiche; poi, sorprende con scelte registiche illuminanti, come ad esempio quella di non mostrare mai il macguffin del film (il membro di Dirk) riprendendo soltanto le facce stupite di chi lo osserva. Furbo nel richiamare il pubblico più giovane, ma sincero e assai maturo nel discorso di squallore che emerge nella seconda parte (il montaggio alternato tra la masturbazione in auto e l’amplesso sulla limousine è, oltre che un pezzo di grande cinema, un disturbante e coraggioso grido d’aiuto). Perfetta ricostruzione “d’epoca”, sostenuta da una potente colonna sonora rock e dalla fotografia luminosa di Robert Elswit. Squadra di ottimi attori, quasi tutti perfettamente in parte e ben diretti. L’ultima inquadratura, in cui finalmente ESSO si vede, racchiude il senso di tutto il film e rappresenta qualcosa di assolutamente geniale, un vero e proprio piccolo poema fallico. Lontanamente ispirato alla vita di John Holmes. Da vedere.