Anche se non sono un “chiaroveggente”, voglio fare comunque due profezie. La prima: La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano non diventerà mai un classico. La seconda: il film omonimo tratto dal romanzo si rivelerà un grande flop. Adesso tenterò di argomentare le mie due profezie. Anzitutto, per “classico” intendo un’opera che, pur incarnando il tempo presente, presenta tuttavia tutte le condizioni per trascenderlo. Del presente, potrei dire, l’opera d’arte classica sa cogliere le istanze più profonde che appartengono a “ogni” presente. Ecco perché un’opera d’arte autenticamente classica è capace di sfidare i cambiamenti storici e culturali che l’hanno generata. Il romanzo in questione è, invece, un tipico prodotto “commerciale”, il cui successo s’inquadra perfettamente in ciò che definisco il booksystem. Questa espressione si richiama allo Starsystem, usata nell’industria cinematografica, quando ogni divo aveva il suo regista ed il suo “ruolo” che doveva “recitare” sia fuori che sulla scena. Nelle attuali condizioni il booksystem, anziché ruotare intorno all’autore o al romanzo, ruota intorno a un contenuto sociale. Tutto l’apparato industriale che orbita intorno al prodotto editoriale seleziona un tema da lanciare e su questa scelta costruisce il successo dell’opera. Il tema selezionato dev’essere capace di creare intorno a sé un effetto contagio, una sorta di febbre editoriale in grado di propagarsi in modo mimetico. In pratica, deve essere capace di attrarre e catalizzare l'attenzione di un pubblico vasto. Nel nostro caso, il tema selezionato e lanciato dal booksystem è il disagio adolescenziale: come si comprende è un tema molto avvertito e sentito nella nostra società contemporanea in piena trasformazione dal punto di vista generazionale e comunicativo. Ne discutono tutti i media. È un tema all’ordine del giorno. Ed è effettivamente un tema trasversale. A questo punto, gli adolescenti sono indotti a comprare il prodotto perché si parla di loro; i genitori lo comprano (e lo leggono) perché si parla dei loro figli; gli insegnanti cominciano a consigliarlo a scuola perché credono che un romanzo, in cui si parla di adolescenti, possa in qualche modo coinvolgerli gli stessi nella lettura, e magari (chissà!) persino avvicinarli alla lettura della carta stampata. E così via. Ogni soggetto (figli, genitori, insegnanti) si comporta in modo mimetico, in quanto ognuno crede che il romanzo in questione sia interessante perché attrae l’interesse dell’altro. Purtroppo (si fa per dire), passata la febbre, l’effetto contagio finisce, e con esso anche il successo del romanzo, che comincia ad essere visto per ciò che è: un’operazione editoriale o una buona opera letteraria. Solo allora ci si accorge di quanti sbadigli suscita la lettura di ogni pagina. Veniamo alla seconda profezia: perché il film sarà un flop? Perché ciò che ha successo nel booksystem non è detto che si ripeta anche a livello cinematografico. Ciò che appunto in questo caso verrà a mancare sarà proprio l’effetto contagio che è stata la condizione imprescindibile del successo editoriale lanciato dal booksystem. Anche se la trasposizione cinematografica è più adatta a trattare il "contenuto" (infatti saranno in molti a dire che il film è più bello del libro) non avremo più quella spinta indotta dall'attesa dell'altrui interesse: cioè faccio la tua stessa cosa per capire perché tu la fai allo stesso modo in cui l'altro fa la mia stessa cosa per capire perché io la faccio.
Magazine Cultura
Booksystem: come si costruisce un successo editoriale
Creato il 17 settembre 2010 da Bruno Corino @CorinoBrunoPossono interessarti anche questi articoli :
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COMMENTI (1)
Inviato il 22 settembre a 17:33
Scritto in tempi non sospetti e a futura memoria