Roberto è sposato alla bella Marita, che lo ha piantato in asso ed è andata a vivere in Polinesia, a Bora Bora.
L’uomo decide di andare a riprendersi la moglie, sospinto più che dall’amore, da un senso profondo di possesso e dal suo ego ferito.
Giunto a Bora Bora, l’uomo conosce una affascinante e disinibita guida locale, Susanne, che vive la sua sessualità secondo i costumi del posto, ovvero con molta libertà e mancanza di falsi pudori.
Roberto, dopo lunghe ricerche, trova Marita, che vive felicemente con Manì; la donna, appagata da quello stile di vita che trova rispondente al suo desiderio di libertà rifiuta di ritornare a casa con il marito.
Che dal canto suo si ingegna per tentare di riconquistarla; decid ecosì di costruirsi una capanna in riva al mare e dopo alcuni tentativi riesce a far capitolare la donna, che però non se la sente di troncare il suo legame con il polinesiano
Ma la storia a tre non può funzionare e quando Manì si accorge che Roberto spia e incoraggia la moglie ad avere rapporti sessuali con lui mentre Roberto li guarda, pianta in asso tutto e va via.
I coniugi così possono rientrare assieme a casa, ma Marita avvisa Roberto che è una situazione transitoria….
Bora Bora, diretto da Ugo Liberatore nel 1968 è un film divenuto con il passare degli anni quasi un cult.
Merito principalmente della location assolutamente straordinaria, quell’isola di Bora Bora nell’arcipelago delle Isole della società che negli anni successivi sarebbe diventata sinonimo di paradiso naturale e di bellezza selvaggia.
Il film di Liberatore ha una trama ridotta all’osso, che pasticcia troppo tra l’indagine psicologica sul rapporto perverso che esiste tra i due coniugi, rimasto praticamente inespresso per tutto il film e le azioni degli stessi coniugi, quasi schizofreniche nella loro illogicità.
Vero è che i due appartengono ad una galassia opposta rispetto alla cultura semplice e naturale dei polinesiani ma i contrasti tra le due culture, i due stili di vita sono visti essenzialmente più come uno scontro tra morali sessuali che come un impossibile paragone tra civiltà diametralmente all’opposto.
La prima, quella europea, fatta di tabu e retaggi creati da una società oppressiva, che lega in maniera strisciante l’individuo ai suoi simboli principe, come il denaro, il successo gli agi e le comodità mentre la seconda nello specifico la cultura quasi primitiva e gioiosa polinesiana tesa ad esaltare proprio l’individuo nella sua massima manifestazione di libertà sia morale che eminentemente “fisica” vista la possibilità degli abitanti del posto di vivere a stretto contatto con la natura, seguendo le leggi della natura stessa.
Questo contrasto è visto da Liberatore a netto vantaggio dei polinesiani, visti come persone solari e privi dei difetti tipici degli europei; il film difatti esordisce con la caratterizzazione in negativo del personaggio principale del film, quel Roberto che appare immediatamente come arrogante ed antipatico.
La cosa si trascinerà per tutto il film, che dal canto suo scivola lentamente e in maniera abbastanza monotona verso un finale davvero bizzarro, in cui le scelte di Marita appaiono davvero prive di logica.
Bora Bora, come già detto, deve moltissimo della sua fama allo splendido scenario esotico e a quel pizzico di erotismo che il regista riesce a inserire nella pellicola. Non dimentichiamo che siamo nel 1968, che nei film il massimo della trasgressione era composta dalla visione di qualche fugace seno nudo; Bora Bora non fa eccezione alla regola, ma ha quantomeno una trama abbastanza scabrosa e qualche sequenza che per l’epoca può essere davvero definita ardita.
In sostanza un film che visto oggi appare pesantemente datato, con una trama poco lineare almeno nelle motivazioni dei personaggi e con lunghi dialoghi spesso davvero noiosi, mitigati però dallo splendido scenario della perla polinesiana che ci appare in tutto il suo lussureggiante splendore.
Bora Bora, un film di Ugo Liberatore. Con Corrado Pani, Haydée Politoff, Doris Kunstmann Erotico, durata 97 min. – Italia 1968.
Corrado Pani – Roberto
Haydée Politoff – Marita
Doris Kunstmann – Susanne
Rosine Copie – Tehina
Antoine Coco Puputauki – Mani
Regia: Ugo Liberatore
Sceneggiatura: Ugo Liberatore
Prodotto da: Alfredo Bini ,Eliseo Boschi
Muscihe: Piero Piccioni
Cinematography: Leonida Barboni
Editing : Giancarlo Cappelli
Art Direction -Piero Cicoletti
Costumi iero Cicoletti
A seguito del divorzio una giovane (ex)sposa raggiunge la Polinesia dove affronta, con naturale slancio, ogni tipo d’avventura erotica. Però i legami sentimentali riaffiorano, ed hanno l’aspetto di un coetaneo indigeno. Il marito, in seguito, la raggiunge sull’isola… Modico per contenuti e piuttosto latteo (non per possenza di mammelle ma per l’effetto indotto alle ginocchia) insolitamente il film di Liberatore raccoglie enorme consenso di pubblico e spiana la strada al filone erotico-esotico. Da ricordare, comunque, i due bravi attori (all’epoca sconosciuti): Corrado Pani e Haydée Politoff.
Si salvano gli splendidi panorami polinesiani e la Politoff che riesce in un certo qual modo ad ispirare simpatia. Per il resto il film è una bufala, sottolinea per l’ennesima volta la presunzione degli europei a voler cambiar vita. Si possono apprezzare le culture altrui ma non si può così semplicemente sputare sulla propria… Abominevole la dissezione della tartaruga, tanto da fare invidia alla versione integrale di Cannibal Holocaust. Solo alla fine vengono svelate le motivazioni dell’abbandono e il film recupera qualcosina.