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Borgo Pliss (17): Crown Jewels

Creato il 31 gennaio 2012 da Mcnab75

Borgo Pliss (17): Crown Jewels

26 settembre

Il sole tramonta, gettando riflessi di luce arancione attraverso le finestre del capannone in cui Maschera Bianca vive da oltre settant’anni.
Un tempo era un’officina meccanica, ricreata come tutti gli altri edifici del Borgo dal sortilegio di Francesco Pliss. Tra gli scaffali e le attrezzature dell’inglese c’è ancora una mezza dozzina di vecchie auto: Bugatti, Fiat 508, una Isotta-Fraschini e perfino una bellissima Traction Avant della Citroën. Più in là fanno belle mostra di sé le due moto utilizzate dal vigilante.
Massimo e Danilo sono seduti su un divano piazzato nell’area abitabile del capannone, dove il padrone di casa ha allestito una specie di loft. I due osservano White mentre controlla l’equipaggiamente che ha scelto per la missione. C’è di tutto, dalla fune per arrampicata ai candelotti luminosi di segnalazione. In quel momento Maschera Bianca si sta sistemando in spalla un mitra Thompson, oggetto che getta qualche dubbio sulla natura diplomatica del loro viaggio.
Lo scrittore pensa ancora al modo in cui si è separato da Nadia. A preoccuparlo non è la possibilità che lei lo tradisca, bensì il fatto che potrebbe anche non rivederla più.
Il vigilante si è lancia in una malinconica rievocazione dei tempi passati. «Eravamo in quattro a servire il Regno Unito: i Crown Jewels. Oltre a me c’erano Lady Good Witch, Widowmaker e Newton. Con l’inasprirsi della situazione in Europa il SIS intendeva addestrare altri agenti come noi. Anche perché sapevamo della passione dei crauti per l’occultismo e per la scienza deviata.»
Ascoltarlo era un’esperienza unica. A Massimo sembra di vivere in una storia della Marvel, eppure a quanto pare è tutto vero.
«I nostri capi sapevano per certo che altrove c’erano altri esperimenti come i nostri. Himmler aveva un super commando, Hauptsturmführer Vril. Perfino il vostro Mussolini si era procurato il suo freak, Maciste.»
«Ci hanno fatto anche dei film, ma non credo fosse lui.» Danilo è piuttosto divertito. O forse nasconde solo la tensione per ciò che si apprestano a fare.
«In realtà dovevamo agire come spie, non diventare stupidi buffoni dei fumetti, come è invece successo nel vostro futuro.» White sbuffa stizzito.
«Ma come vi hanno…» Massimo pensa alla parola adatta, ma no gli esce altro se no: «… creato?»
«Non c’era una procedura standard. Per quel che mi riguarda si trattava di un trattamento chimico. Potenziamento di vista e udito alle massime capacità umane.»
«Chimico o alchemico?» domanda Danilo.
«Fa differenza, visto il posto in cui ci troviamo?»
«Ma quando la mandarono a spiare l’operato della Cerchia di Pliss…»
«Sapevano qualcosa degli esperimenti dell’architetto. Così come sapevano qualcosa della Signora, e del fatto che Gustav Pliss era pronto a ereditare ogni cosa da suo zio, per poi condividerle coi suoi amici nazi.» White si gira. Ha finito la vestizione. Vederlo così, in trench bianco, mascherina e mitra, fa una certa impressione. «Adesso però basta chiacchierare. Si parte fra un’ora. Sicuri di non volere un’arma?»
Massimo e Danilo scuotono la testa. Anche se ce ne fosse bisogno non sarebbero comunque in grado di sparare a nessuno.
«È un’impresa folle», sentenzia il vigilante.
«Vuole rinunciare?» Massimo si ritrova quasi quasi a sperare in un sì.
«No. Oramai questa cosa si fa.» White chiude il trench con un gesto brusco. Fumetti o meno, anche lui sa comportarsi in modo teatrale.

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