BORGO PROPIZIO - di Loredana Limone

Creato il 03 agosto 2012 da Ilibri

Titolo: Borgo Propizio
Autore: Loredana Limone
Editore: Guanda
Anno: 2012

La strada che conduceva a Borgo Propizio girava intorno alla collina tra alberi e vigneti. In novembre era un tripudio delle stupende, calde tonalità autunnali: l’amaranto che andava a tuffarsi nel giallo che si nascondeva nel bruciato che ricompariva in pennellate vermiglie che si dissolvevano nel verde, qui chiaro, lì scuro. Arrivata quasi in cima, la strada si allargava portandosi dritta alla piazza centrale con il Municipio, la chiesa, la fontana, l’edicola e pochi negozietti, anzi botteghe: qualcuna ancora attiva, qualcuna irrimediabilmente chiusa. Da lì, guardando verso la sommità della collina, si vedeva il Castelluccio, rocca medievale incoronata da quattro torrette, costruita per volere di un signorotto con bianca pietra lavica che, secondo antichi racconti, nelle giornate di sole emanava un bagliore addirittura accecante”.

A Borgo Propizio il tempo pare essersi fermato: è difficile capitarci per caso, ma se succede hai l’impressione che in quella piazza del Municipio, qualcuno stia osservando silenzioso il tuo passaggio chiedendosi se, per caso, non stia succedendo davvero qualcosa di nuovo.

Belinda arriva nel Borgo per aprire una latteria, dopo che le tre attività che l’avevano preceduta – “una falegnameria, una tintoria e uno studio tecnico erano miseramente fallite”, a causa del verificarsi di alcuni eventi strani: una morte sospetta, un fantasma, una notte di cui nessuno osa parlare.

Belinda è forestiera e a certe cose non dà peso: il regalo di Cesare, suo padre, è la vera occasione per cambiare vita. E’ pronta ad abbandonare un lavoro mediocre per sporcarsi finalmente le mani con il latte, la sua passione, e creare per il paese un luogo di ritrovo in cui ritrovare i sapori autentici della natura.

Intorno a lei il tempo del borgo riprende a muoversi lentamente: ha il passo leggero di Mariolina, che scopre finalmente l’amore, dopo un’esistenza vissuta a metà; ha la consistenza del silenzio di Marietta che, spettatrice della vita, osserva la rinascita possibile del borgo e della sua amata sorella; ha la voce di Ornella che, dopo aver sopportato la prepotenza cieca di un marito inadeguato, trova le parole per raccontare; ha la tenacia di Cesare, un avvocato che ha avuto tutto ma che ha saputo perdere l’unica persona capace di amarlo, sua moglie Claudia, che imparerà a riconquistare.

Il tempo ha il ritmo di note conosciute ma lontane, di una canzone del passato che ritorna a riempire i vicoli del borgo, grazie ai ricordi ritrovati. Indossa un anello rosso rubino che nasconde un segreto: nella pietra, il volto di un uomo che parla di terre remote e di strade rubate.

Il tempo, a Borgo Propizio, non è più lo stesso.

Il romanzo d’esordio di Loredana Limone ha il lieto fine che vorresti. Non hai mai la sensazione che le cose possano andare male perché, anche se complicate, prima o poi si sistemano.

La vita a Borgo Propizio, forse proprio per il nome evocativo, è rassicurante perché anche i non detti hanno forma, fosse anche quella di un fantasma.

L’autrice sa raccontare e lo fa con la sicurezza di chi, nella vita, non abbia fatto altro: è una bella fiaba, ma si sa, le fiabe bisogna saperle raccontare. Leggendo queste pagine è facile immaginarsi seduti ad un tavolino in un ambiente familiare, al centro di un borgo ameno, lontano dalla frenesia della città, ascoltando – in un silenzio quasi irreale – una voce fuori campo che narra storie incredibili, di un luogo che non pensavamo potesse esistere, se non nella nostra fantasia.

Non è un caso che Loredana Limone sia già autrice di libri gastronomici e per bambini: mistero svelato.

Le atmosfere del romanzo ricordano quelle descritte da Joanne Harris in “Chocolat” ed abilmente trasposte nell’omonimo film di Lasse Hallstrom, con Juliette Binoche. Qui però l’ingrediente principale è il latte.

Insomma quello tra le pagine di questo romanzo è un viaggio che vi consiglio, ma solo se avete finalmente del tempo da dedicarvi.

  

  

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