Magazine Cinema
La trama (con parole mie): Renè Ferretti, regista televisivo noto per il suo legame affettivo e scaramantico con il pesce rosso Boris, rompe con la produzione a causa di divergenze artistiche legate alla fiction dedicata al giovane Ratzinger.Dopo mesi di chiusura, depressione ed inattività, si presenta però un'occasione unica: girare la versione cinematografica de La casta, il best seller che rivelò tutto il marcio dietro i meccanismi politici italiani, con un cast di prim'ordine ed uno staff tecnico d'avanguardia.Peccato che, per Ferretti, l'impresa si rivelerà fin dal principio ardua: affidatosi ad un gruppo di tre sceneggiatori un pò troppo furbi, il poco equilibrato Renè si troverà a gestire primedonne impazzite, vecchi rancori, sotterfugi della produzione ed il nemico giurato di ogni cineasta del Bel Paese, il Cinepanettone.
Nonostante la sua fama, i fan raccolti a furor di popolo tra piccolo schermo, rete e stampa specializzata, sugli schermi di casa Ford non ha ancora fatto la sua apparizione la fortunatissima serie all'origine di questo interessante esperimento cinematografico, vera e propria sensazione delle ultime stagioni, almeno per quanto riguarda le qualitativamente pessime proposte che vengono prodotte qui da noi con pochissime eccezioni - Boris, per l'appunto, e quella meraviglia di Romanzo criminale -.Occorre subito sottolineare che, per essere una sorta di "spin off" della serie, il lungometraggio risulta pienamente godibile anche da profani della stessa, dato l'indirizzo fornito dagli autori all'intera operazione, una sorta di guascona - ma neppure troppo - rivisitazione della situazione cinematografica nostrana.E senza dubbio, nonostante le risate, ad uscirne è un quadro decisamente preoccupante per il nostro Cinema, fatto di arruffoni, incompetenti, volgarità, approssimazione e portato avanti da sonore leccate di culo distribuite in egual misura alla produzione - fantastici i colloqui con i rappresentanti della casa distributrice - e agli attori protagonisti - i siparietti che l'ottimo Francesco Pannofino/Renè Ferretti regala con le due primedonne Marilita Loy e Corinna Negri sono da manuale -, senza contare i confronti surreali con gli sceneggiatori - ottimo il terzetto di "approfittatori" in cui figura, tra l'altro, per tornare a Romanzo criminale, l'indimenticato Bufalo, così come la loro "vittoria" dell'Oscar - e con lo staff tecnico - quello "di serie A", borioso ed altezzoso, e la schiera di personaggi da bar che ben conosce chi segue la serie dal principio -.Resta un esperimento, questo è indubbio, ancora parzialmente grezzo, eppure il senso dell'intera operazione assume connotati decisamente superiori alle aspettative che anche un non fruitore del format televisivo corrispondente come il sottoscritto riconosce ed apprezza, guadagnandosi, nel prossimo futuro, tutto il sostegno di casa Ford, dove cominceranno a passare le puntate fino ad ora lasciate nel cassetto delle (dis)avventure di questo coriaceo pesce rosso e della troupe che lo segue neanche fosse un antico idolo.Complimenti dunque ai registi e a Pannofino, che oltre ad essere un grandissimo doppiatore si rivela un ottimo caratterista, ed un plauso al personaggio impagabile di Pietro Sermonti/Stanis, che con la sua ossessione nel voler interpretare Gianfranco Fini ed il fantastico siparietto al funerale del collega Francesco Campo risulta il vero e proprio punto di riferimento - con Biascica, senza dubbio - per la parte più trash e divertente della pellicola.Resta il timore che, come il buon Ferretti, alla fine, nonostante tutti i tentativi di emanciparci dal Cinema "basso" e tornare ai fasti dei tempi d'oro, tutti noi figli dello stivale si sia costretti, prima o poi, a piegare la volontà di fronte al grande buco nero dei Cinepanettoni, un concentrato di volgarità e terribile ridimensionamento non soltanto delle nostre teste, ma anche dei problemi che pesano, giorno dopo giorno, sugli abitanti della Terra dei cachi.
MrFord
"Parcheggi abusivi, applausi abusivi, villette abusive, abusi sessuali abusivi;
tanta voglia di ricominciare abusiva.
Appalti truccati, trapianti truccati, motorini truccati che scippano donne truccate;
il visagista delle dive e' truccatissimo.
Papaveri e papi, la donna cannolo, una lacrima sul visto: Italia sì!"Elio e Le Storie Tese - "La terra dei cachi" -
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