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Born into brothels, non si può scegliere

Creato il 13 novembre 2010 da Bruschidettaglil

Born into brothels, non si può scegliere

Avijit ha dieci anni, le fossette sulle guance paffute. Suo padre non può fare a meno delle droghe. Sua madre è morta, il suo protettore le ha dato fuoco. E il sorriso di questo bambino si spegne: “Nella mia vita non c’è più speranza”. Suchitra vive con sua zia, una prostituta. Ha un sorriso scomposto e un destino segnato. “Non c’è rimedio a questa situazione”? Lei ci pensa prima di rispondere. Guarda in basso, poi gli occhi tornano alla telecamera. “No”. Born into brothels (film documentario di Zana Briski e Ross Kauffman, 2005) racconta i volti dei bambini nati nei bordelli di Calcutta. Zia Zana – come la chiamano loro – è una fotografa e a loro insegna a guardare il mondo attraverso immagini da scattare. Una macchinetta ciascuno, rullini da usare con cura. E le loro fotografie, quello che vedono questi bambini è un mondo fatto di donne costrette a subire uomini ubriachi, piccoli di pochi anni legati con una catena, sporcizia, piatti da lavare sul pavimento. Ma anche colori, gli occhi che si illuminano.
Destini segnati. Questi bambini sorridono comunque, più consapevoli degli adulti. E’ un documentario che racconta pezzi di vita, e che prova a cambiare il futuro. Difficile, perché nemmeno le scuole e i collegi, nemmeno le missioni, sono disposti a prendere i bambini nati nel bordello. Con la fotografia trovano una possibilità. Che è diventata un’associazione, Kid with cameras, per raccogliere fondi e provare a riscrivere i destini segnati. Questo mi colpisce, un bambino di dieci anni che sa già cosa lo attende, e non perde tempo a sognare un futuro da astronauta o da ballerina. Pensa solo che un giorno dovrà badare ai fratelli più piccoli. E che no, non c’è speranza, se non arriva qualcuno da un altro mondo a tenderti la mano.



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