Magazine Società

Borsa e finanza: i 'conti' non tornano

Creato il 01 novembre 2011 da Alessandro @AleTrasforini

La giornata dell'1 novembre 2011 si preannuncia come l'ennesima, tragica, manifestazione della crisi economico-finanziaria che sta devastando il mondo intero. Sfruttando l'annuncio del referendum greco, le cifre si sono scatenate in maniera imprevedibile e, da quanto sembra, devastante.  I numeri raggiunti superano qualunque pessimistica previsione: crollo del 7% nelle piazze italiane, a fronte di uno spread che ha ampliamente oltrepassato la soglia 400. Nel mentre, ovviamente, dai giorni scorsi qualche altro elemento utile è possibile trovarlo: il piazzamento di titoli decennali attrae investitori solamente con interessi superiori al 6%.  Ciò equivale a scrivere che, in breve, con interessi inferiori l'Italia non è in alcun modo appetibile sul mercato.  L'analisi della situazione sul numero odierno de L'Unità riporta, tra le righe, un frammento fin troppo significativo: "[...]Il tasso dei Btp italiani al 6,18 è stato accolto come un presagio disastroso. Quota 7, quella cui per convenzione si fissa il livello oltre il quale i rimborsi dei titoli diventano insostenibile e si precipita nel burrone del default, è ormai ad un passo.  E molti insistono su un precedente inquietante: finora la soglia del 6% è stata superata solo da Grecia, Irlanda e Portogallo e dal momento in cui ciò è avvenuto sono passati solo 150 giorni fino al momento in cui è stato necessario ricorrere agli aiuti diretti. Se i precedenti valgono come regola, per l'Italia c'è tempo fino alla primavera.[...]" (Fonte: L'analisi, P.Soldini, L'Unità, 1 novembre 2011) In mezzo al magma, purtroppo, l'Italia se la passa malissimo.  Il futuro sembra, guardando in prospettiva, ancora più nero ed irrealizzabile del presente.  La primavera, a fatti, potrebbe essere preceduta da un inverno terribilmente caldo sotto moltissimi fronti: i mercati non aspettano più, la finanza sembra diventata implacabile.  Le manovre aggiusta-conti varate nei mesi scorsi sono divenute ormai carta straccia, così come niente rischia di rimanere di quel decreto sviluppo che voleva promettere 'nozze con i fichi secchi.' (B. dixit, nds) La stabilità è un lontano ricordo, di fronte agli ondivaghi e fluttuanti andamenti di questi ultimi giorni.  La differenza con chi sta economicamente meglio di noi è assolutamente evidente: se l'Italia per finanziarsi paga a dieci anni interessi che superano il 6%, la Germania si assesta più comodamente su indici prossimi all'1,8%.  Un articolo apparso su Repubblica.it  riporta chiaramente quelli che gli operatori finanziari individuano come punti deboli del sistema Italia:  "[...]"Le misure annunciate il 26 ottobre scorso dai Grandi dell'Europa hanno avuto un beneficio momentaneo sul mercato, poi sono tornate le vendite. Il motivo è dovuto al fatto che non c'è ancora chiarezza su come verrà finanziato il Fondo salva Stati. Molti grandi Paesi[...] vogliono più garanzie, soprattutto su come uscire dalla crisi", spiega il capo economista di Banca Intesa, Gregorio De Felice. "A disposizione del Fondo ci sono 200 miliardi e bisogna capire come arrivare a 1000. Raccogliere questi fondi non è facile sono tutti molti guardinghi", aggiunge[...].  In questo scenario, secondo De Felice, l'Italia "è il sorvegliato speciale" per via della sua "bassa credibilità". "Il rincaro dello spread si spiega con l'immagine del nostro del Paese che non è certo delle migliori. Abbiamo oggi poca credibilità", sostiene l'economista. Tornano così le vendite sui titoli di Stato italiani. "Ci sono molti investitori che scaricano sul mercato i titoli del debito italiano e non si trovano compratori", spiega un operatore di una sim milanese sul mercato obbligazionario. "Le vendite deprimono i prezzi e fanno salire i rendimenti alle stelle, si spiega così l'impennata degli spread italiani",[...]." (Fonte: 'Gli operatori: serve un piano credibile', W.Galbiati, Repubblica.it) L'andamento dello spread coincide con il modo che i mercati hanno di chiedere un piano credibile ed attendibile per finanziare i titoli pubblici di uno Stato devastato come quello italiano.  La situazione non sembra rosea, nè tantomeno chiara: i 150 giorni che la statistica annovera comeanticamera del default possono ancora essere utilizzati al meglio?  Essendoci anche un problema di credibilità nell'autorità politica, si auspica ancora una volta un'immediata presa di consapevolezza e vera responsabilità da parte dei governanti attuali.  L'Italia è, per ammissione degli stessi addetti ai lavori, un vero e proprio sorvegliato speciale. Ciascun Euro dei 1911 miliardi che compongono il nostro debito pubblico costituisce un serio rischio per il futuro e la sostenibilità che attendono le generazioni che dovranno ricostruire questa Italia, ormai percepita come ridotta allo stato di malato terminale.  Il default, nelle sue potenzialmente infinite manifestazioni, affogherebbe ulteriormente le scarse speranze di ripresa che questo Stato possiede. Includendo il rischio di contagio fra Statifinanziariamente limitrofi, inoltre, non si vede un'uscita nell'immediato da questa tremenda situazione. 
BORSA E FINANZA: I 'CONTI' NON TORNANO

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :