Borse: Milano (+4,8%), Madrid (+3,7%), Francoforte (+3,5%), Parigi (+3,3%), Amsterdam (+2,7%), Lisbona (+2,5%), Stoccolma (+2,4%), Bruxelles (+2,1%), Helsinki (+2,0%), New York Nasdaq (+1,8%), Londra (+1,7%) e New York S&P500 (+1,6%).
Queste le performance di venerdì 11 marzo.
Oggi, sabato 12 marzo tutti i giornali titolano “Borse: effetto Draghi”.
Ebbene che c’è di strano mi chiederete?
Solo un piccolo particolare che però sembra sfuggito a tutti gli organi di informazione in ogni parte del mondo (ma guarda che strano!) … e cioè?!?!?
Che Draghi ha annunciato le decisioni prese dalla Bce, seguite dalla consueta conferenza stampa, GIOVEDI’ 10 MARZO … a mercati aperti!!!
E dopo che Draghi ha parlato … LE BORSE SONO CROLLATE!!!
Ed allora, ad una persona normale (quindi lasciate perdere gli economisti, i giornalisti, i personaggi da talk show ecc. ecc.) viene da chiedersi: ma perché il giorno prima il mercato crolla ed il giorno successivo è letteralmente euforico?
Non ho una risposta certa, ma sicuramente mi sento di dire che la domanda non solo è assolutamente lecita, ma doverosa.
La logica dove sta?
Il mercato si è sbagliato giovedì? Oppure ieri?
Personalmente penso che per dare una risposta a queste domande occorra “investigare” su di un fatto veramente curioso. Premetto che pur non ritenendomi un “complottista” la mia forma mentale mi porta ad essere “sospettoso” quando si manifestano troppe “coincidenze”.
Ed allora mi sembra curiosa la concomitanza che per un meccanismo di “rotazione” da poco inaugurato il capo della Bundesbank, Weidmann, ufficialmente notoriamente contrario alle misure prese da Draghi, non abbia potuto esprimere il proprio voto all’interno del board della Bce che ha così approvato “a larga maggioranza” le misure annunciate da Draghi giovedì.
La cosa mi sembra “molto, ma mooolto politica”.
Della serie … tu fai, ma lasciami la possibilità di dire ai miei elettori “io non ero d’accordo, ma per un regolamento assurdo … non ho potuto esprimere il mio voto contrario”.
Un modo di fare politica che fa passare per dilettanti anche i democristiani italiani della prima Repubblica.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro