Magazine Politica

BOSNIA: 21 anni fa iniziava l’assedio di Sarajevo

Creato il 08 aprile 2013 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 8 aprile 2013 in Bosnia Erzegovina, Storia with 3 Comments
di Giorgio Fruscione

Manifestazione

Suada Dilberović ha 24 anni ed è al quinto anno di medicina quando il 5 aprile del 1992 decide di partecipare alla manifestazione di pace davanti al palazzo del parlamento della repubblica di Bosnia ed Erzegovina. Insieme a lei, partecipano decine di migliaia di persone, tutti i sarajevesi a cui sembra ingenuo e pericoloso lasciare che la propria città e il proprio paese cada nelle mani di chi ha solamente intenzione di distruggerlo. Tra gli altri partecipanti c’è anche Olga Sučić, dieci anni più vecchia di Suada e appartenente a un altro gruppo nazionale, non importa quale esso sia, tutti vogliono la pace.

Mi smo za mir” (noi siamo per la pace), è quanto c’è scritto sullo striscione portato avanti dalle prime file, tra cui anche Suada e Olga, ancora inconsapevoli del destino che le sconvolgerà. Lo scopo della manifestazione è quello di far capire alla più assurda coalizione di governo, formata dai tre partiti degli opposti nazionalismi SDA-HDZ-SDS, che Sarajevo e la Bosnia possono vivere in armonia come sempre fino a quel giorno. Qualcuno invoca “Tito! Tito!” e la sua effige compare tra i manifestanti pacifici che “assediano” il parlamento. Il maresciallo è morto da 12 anni ma i cittadini di Sarajevo grazie al suo ricordo capiscono l’inutilità delle divisioni che i nuovi leader infondono al resto della popolazione. In questi stessi giorni d’altronde, si ricordano sia l’inizio della seconda guerra mondiale – con i bombardamenti su Belgrado del ’41 – che la definitiva liberazione di Sarajevo nel ’45, entrambe il 6 aprile. Una guerra che mise i popoli jugoslavi gli uni contro gli altri, macchiando gli anni a venire di ricordi di eccidi e violenze reciproche che solo la propaganda di regime cercherà di lenire e far dimenticare. Non è cosi per tutti. I leader nazionalisti, Izetbegović (SDA) Karadžić (SDS) e Kljujić (HDZ), fanno leva proprio su questo, sugli strati più rurali della società bosniaca, per costruire quel consenso che si caratterizzerà su un dialogo impossibile, sulla divisione etnocentrica e sulla costruzione di stati-nazione, anche laddove impossibili.

Quel che accade il 5 aprile alla manifestazione per la pace è proprio questo: un unico popolo esprime la volontà di continuare ad essere “la repubblica più jugoslava di tutte”, come lo stesso Tito amava riferirsi alla Bosnia multinazionale. E invece, davanti al parlamento assediato, i cecchini di Karadžić annidati nell’Holiday Inn fanno partire dei colpi. È l’inizio della fine: Suada e Olga sono le prime di una lunga serie di vittime. Inizia l’assedio di Sarajevo.

Purtroppo, dalla fine dell’assedio, quel che conta sono i numeri e la loro interpretazione. Le vittime di Sarajevo hanno un nome, è vero, così come una connotazione nazionale, o “etnica” come preferirebbe la nuova logica etnonazionalista. Ma a Sarajevo le vittime sono innanzitutto jugoslave, orfane di un’ideologia che sembrava aver dato loro il coronamento ad una convivenza che tutt’ad un tratto è sembrata impossibile, impensabile, e pericolosa. Sarajevo resisterà alle bombe per 4 lunghi anni, aggiudicandosi il triste record di assedio più lungo in epoca moderna, e contando tra i suoi cittadini più di 11mila vittime, tra cui più di mille bambini. Tutto questo non ha portato che alla costruzione di uno Stato instabile, la cui indipendenza oscilla tra la voglia di stato-nazione e il desiderio di multietnicità dei pochi “jugoslavi” rimasti.

Nonostante l’assedio sia finito, a Sarajevo e in Bosnia la guerra continua ogni giorno, per volere di pochi e nel ricordo di tutti. Senza distinzione di nazionalità, tutti furono vittime, a partire da Suada e Olga. Il loro ricordo resterà tra coloro che vollero difendere e mantenere il carattere multiculturale di Sarajevo e, come recita una statua del centro tra una moschea e la cattedrale, tra coloro che così facendo “costruiranno il mondo”.

FOTO: SFR JUGOSLAVIJA

Tags: assedio Sarajevo, Bosnia Erzegovina, crollo della jugoslavia, Giorgio Fruscione, guerre jugoslave, maresciallo Tito, Sarajevo Categories: Bosnia Erzegovina, Storia


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :