"Volevamo risolverla in modo europeo e l'alto rappresentante e' potuto andare li' ieri sera e raggiungere un accordo", ha dichiarato Michael Mann a Bruxelles. "Non andranno avanti con il referendum". Invece in Bosnia si svolgera' "un dialogo strutturato sulla giustizia", con un primo incontro forse ai primi di giugno a Banja Luka, secondo quanto annunciato dalla Ashton. Il dialogo consentira' di svolgere "una revisione globale dell'intero apparato giudiziario", ha assicurato la Ashton in Bosnia e "siamo convinti che questo dialogo fornira' soluzioni ai problemi concreti e rimettera' il paese sulla strada per l'Ue".
La visita a sorpresa oggi del capo della diplomazia europea a Banja Luka ha sortito dunque l'effetto sperato, almeno per ora. "Penso che per il momento il referendum non sia necessario", ha dichiarato Dodik alla stampa spiegando di aver ricevuto garanzie dalla Ashton sul fatto che sarà avviata una riforma della giustizia centrale bosniaca, tenendo conto delle richieste delle autorità serbo-bosniache, che la accusano di occuparsi quasi solo dei crimini di guerra commessi dai serbi durante il conflitto del 1992-95. Dodik stesso ieri aveva annunciato "contatti con Bruxelles" e la disponibilità a rimandare il referendum come "segnale di buona volontà".
"Se avremo una dichiarazione da un alto e importante rappresentante dell'Ue che le nostre richieste sono giuste e corrette, il referendum non dovrebbe avere più senso" ha detto Dodik alla vigilia della visita di Ashton in Bosnia. Dopo l'incontro il presidente della Republika Srpska ha confermato che i suoi concittadini sono decisi a fornire un'occasione al dialogo" ed ha annunciato che chiedera' "al parlamento di raggiungere una decisione che rifletta la nuova situazione".