L'unita' della Bosnia Erzegovina non ha alternative e ogni tentativo della sua divisione porterebbe il Paese a vicende simili a quelle di 18 anni fa e provocherebbe instabilita' in tutta la regione, ha dichiarato il ministro degli Esteri Zlatko Lagumdžija in una recente intervista all'agenzia di stampa serba 'Tanjug'. Lagumdžija rileva che non e' possibile dividere la Bosnia in modo pacifico e afferma che dopo tutto il Paese e' riuscito a sopravvivere mentre ogni tentativo di divisione porterebbe soltanto a versamenti di sangue, guerra ed instabilita'. Il capo della diplomazia bosniaca non vede nessuna persona seria nella regione come nemmeno nel mondo che sarebbe pronta ad una tale avventura che causerebbe alla spartizione della Bosnia. La constatazione nel documento che recentemente e' stato pubblicato dall'ufficio del presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, sulle due opzioni di fronte alla Bosnia - la confederazione secondo l'ordinamento dell'Accordo di pace di Dayton o la dissoluzione in tre unita' territoriali - secondo Lagumdžija e' legittima ma non realistica. Per quanto riguarda le frequenti dichiarazioni “che la Bosnia Erzegovina e' uno stato incompiuto”, il ministro degli Esteri dice che cio' puo' valere per tutti gli stati, perfino per l'Ue che costantemente si trova nella ricerca di nuovi modelli di collaborazione e trasformazione interna.
Nonostante commenti e critiche, Lagumdžija e' dell'opinione che la Bosnia oggi si trovi in una condizione molto migliore rispetto a quella di 10 o 15 anni fa. Ha indicato che il Paese e' adesso nel processo di avvicinamento all'Ue e che cio' significa l'obbligo di trasformazione, di essere stato nazionale ma al tempo stesso uno stato civico e una societa' civile. “Semplicemente, la Bosnia Erzegovina non ha alternative e penso che a tutti nella regione e nel Paese questo e' perfettamente chiaro”, ha detto Lagumdžija osservando che non bisogna perdere tempo mettendo in questione il destino della Bosnia. Quanto alla ben nota questione dell' attuazione della sentenza della Corte europea sul caso Sejdić-Finci, che attualmente rappresenta un ostacolo al cammino europeo della Bosnia, Lagumdžija ha detto che ci sono possibilita' affinche' la questione sia risolta entro la meta' di dicembre, una specie di tempo limite. Si tratta della questione legata alla riforma costituzionale e alla riforma del sistema elettorale che garantirebbe pari diritti non soltanto ai popoli costituenti bensi' anche a tutte le minoranze. Il rispetto di questa sentenza e' necessario affinche' la Bosnia Erzegovina possa ottenere l'approvazione dell'Accordo di stabilizzazione e associazione e quindi anche un'applicazione credibile per l'adesione all'Ue. Cio' incamminerebbe definitivamente anche questo Paese verso l'Ue.
Lagumdžija si e' soffermato anche sulle critiche espresse da parte dell'euorparlamentare Doris Pack la quale lo ha accusato di essere responsabile per il fallimento dell'accordo sull'attuazione della sentenza nel caso Sejdić-Finci. Secondo Lagumdžija, Doris Pack arriva dal gruppo di quei partiti che rappresentano la destra e quindi vicini ai politici bosniaci quali il leader dell'Hdz della Bosnia Erzegovina, Dragan Čović, e del leader dei bosgnacchi Bakir Izetbegović. Lagumdžija afferma di essere non soltanto impegnato nelle riforme della Federazione di Bosnia Erzegovina (l'entità a maggioranza croato-bosgnacca), bensi' nelle riforme dell'intero stato della Bosnia. Secondo lui la soluzione sta proprio nell'intera riforma della Bosnia attraverso i negoziati con l'Ue. A tal proposito, Lagumdžija si e' detto fiducioso che il prossimo governo in Bosnia Erzegovina sara' dedicato alla trasformazione del Paese e della Federazione, cioè l'entita' a maggioranza bosniaco-croata che attualmente sta scontrando gravi problemi di funzionamento.
Il testo è stato utilizzato per la realizzazione della puntata di Passaggio a Sud Esta andata in onda il 5 dicembre a Radio Radicale