Non ho mai trovato un darkettone che uscisse ogni tanto a prendere un pochino di luce (metafora scherzosa per sottolineare che preferiscono l’anonimato). Per me nessun problema, anzi, gradisco di gran lunga la penombra. Dunque, poche notizie in giro: diciamo solo che Bossa Luce è torinese e che, prima di giungere alla lontanissima etichetta palermitana Direct Cut, vantava già qualche cassetta autoprodotta.
Il primo lavoro ufficiale – vinile nero, 200 copie – si chiama Cicli Siderali Verso L’Annientamento, un titolo che mi ha fatto andare in brodo di giuggiole, giuro, come tra l’altro molte delle tracce contenute all’interno. È proprio così, è vero, non si esce vivi dagli anni Ottanta. L’album è una totale immersione in quelle meravigliose sonorità sintetiche e sperimentali che nacquero e si svilupparono in quel decennio. Riferimenti come Suicide e Factrix ci stanno, sia chiaro, e in alcuni passaggi sono anche ben evidenti, però c’è dell’altro, solo che non saprei dare delle coordinate precise: a volte sembra coldwave, altre industrial, due generi che proprio vicini non sono mai stati. Che vi devo dire? Possiamo leggere qualche ritaglio di raffinata ebm, quella olandese, o quella dei Nostalgie Eternelle, che però, essendo tedeschi, rimanda più alla NDW. In altre parole: isterici solenoidi danzerecci, o forse sarebbe meglio scrivere elettriche relazioni asintotiche, come il titolo di una sua produzione che (spero) un giorno di acquistare. Quando le ritmiche incalzano e la voce passa dal glaciale al demoniaco (“Thermal Shock”) sembra di assistere a un duetto fra Nivek Ogre (Skinny Puppy) e Alain Jourgensen (Ministry). Poi, se proprio vogliamo, possiamo sviscerarlo ancora di più. Ad esempio, per come risuonano urbane, tribali e martellanti, potremmo affermare che tracce come “Los Delgados” – ma soprattutto “Tkah Tkal” – piacerebbero agli amanti dei Test Dept. e dei 23 Skidoo. A.D.C.G., invece, si distingue per le sfumature taglienti e anarchiche, tipiche dei DsorDNE, storico gruppo torinese anni Ottanta, pionieri in Italia per la scena electro-sperimentale. Dulcis in fundo, eresia per eresia, l’intero album ha quel sottofondo oscuro, tipico del post-punk (tornano in mente L.A.S.’s Crime e Aidons La Norvege), ma anche cibernetico, come quello dei Sigue Sigue Sputnik. Sì, avete letto bene, proprio il gruppo che tirò fuori la stupenda “Love Missile F1-11”.
Un lavoro policromatico per un’etichetta che ha dimostrato di avere buon orecchio, non solo con quest’uscita. Non è facile essere variopinti. I cicli siderali verso l’annientamento sono un arcobaleno in formato tunnel che annulla le dimensioni spazio/tempo.
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