Il quarto album dei Bosse-de-Nage arriva a distanza di tre anni dal suo predecessore uscito per Profound Lore, etichetta che qui torna a supportarli insieme a The Flenser (sua l’edizione in vinile).
Si rafforza quel processo evolutivo che riesce ad allontarnarli da particolari nomi di riferimento e a far invece imbastire loro un discorso del tutto proprio, anche se continuano a manifestarsi qua e là dei richiami evidenti agli Slint, tra tendenze minimaliste e approccio vocale. Gli elementi che costituivano il terzo album sono quindi ripresi e sviluppati secondo una forma attentamente ricercata, nella quale trovano ancora più coesione anche per mezzo di una crescita progressiva anziché improvvisa, come spesso accade a chi tenta questo genere di ibridi. Permangono le atmosfere cupe già stabilite nei capitoli precedenti, ma con All Fours il gruppo tocca una gamma più ampia di colori, aggiungendo così una certa brillantezza che aiuta a diversificare il prodotto finale senza comunque stravolgerne la continuità. L’incontro tra qualcosa di “post” e la declinazione black metal della West Coast si scopre in questo caso ancora più articolato, con sottili divergenze melodiche e distorsioni omogenee che aiutano ad ammorbidire il contrasto tra i vari segmenti (il taglio degli episodi passati lasciava sperare, alla lunga, in una soluzione meglio interlacciata). Si tratta di un lavoro che soffre di minor staticità nel suo svolgimento, dinamico abbastanza da offrire un ascolto coinvolgente, seguendo comunque una precisa combinazione di effetti, come riflesso in qualche modo pure dalla copertina. Il tutto risulta in un suono organico che non fatica a esporre le intenzioni e l’atmosfera generale dell’album in maniera immediata, sempre fedele alla resa tipica dei Bosse-de-Nage: elegante e perversa.
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