Bossi rinviato a giudizio: insultò Napolitano
Guai giudiziari per un Umberto Bossi: il “senatur” è stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Bergamo. L’accusa? L’aver offeso l’onore e il prestigio del presidente Giorgio Napolitano, senza contare il vilipendio alle istituzioni e l’aggravante della discriminazione etnica.
I fatti risalgono a 3 anni fa, precisamente al 29 dicembre 2011, quando Umberto Bossi durante un comizio in occasione della Bèrghem Frècc di Albino disse: <<Mandiamo un saluto al presidente della Repubblica. Napolitano, Napolitano, nomen omen: non sapevo fosse un terùn…>>. Concludendo, per di più, con il gesto delle corna.
In seguito a numerosi esposti da parte di cittadini, il tribunale di Bergamo aveva aperto un’indagine su Bossi, chiedendo l’autorizzazione a procedere al Ministero della Giustizia. Il reato infatti rientra tra quelli per cui è necessario il via libera del Guardasigilli. La difesa dell’ex leader leghista aveva invocato il “non luogo a procedere”. Sempre secondo la difesa, la frase incriminata era stata pronunciata in un dibattito pubblico e durante lo svolgersi delle sue funzioni parlamentari. La motivazione presentata dagli avvocati non è bastata per convincere il gip, che non l’ ha ritenuta fondata. Il giudice per l’indagine preliminare aveva inizialmente congelato la questione, aspettando che sul tema si muovesse il Parlamento. La Giunta per le autorizzazioni della Camera, presieduta da Ignazio La Russa, si è riunita per discutere la questione 26 marzo scorso, ma ha rinviato la decisione a una seduta successiva. Essendo scaduti i termini fissati dalla legge senza aver ottenuto una risposta da Montecitorio, il gip ha fissato l’udienza per oggi, giorno del rinvio a giudizio.
La data del processo è fissata per il 3 febbraio 2015 e avrà luogo davanti ad un collegio di giudici. Nelle affermazioni del senatur è stata riconosciuta l’aggravante della discriminazione etnica, in base a una sentenza della Corte di cassazione del novembre 2011, che ha qualificato il termine “tèrun” come una espressione con “connotazione odiosamente razzista”.