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[Both Sides Now] But oh how it feels so real,lying here with no one near… Ovvero… “Almost Famous” e il nostro personale romanzo di formazione…

Creato il 08 novembre 2015 da Cineclan @cineclan1

Per chi se lo fosse chiesto… No, non siamo spariti, siamo solo stati fuori per lavoro. Un lavoro delirante e sfiancante. Un lavoro che inaspettatamente ha portato con sé alcuni sconvolgimenti personali… Perché ovviamente è proprio quando non le cerchi che le cose accadono… Eppure in quel mondo, nel fantastico mondo del fantastico, noi ci sentiamo a casa, anche se sappiamo che quello non è il vero mondo… Ma quando arriverà davvero il mondo vero? Non lo sappiamo… Siamo Penny Lane in fin dei conti, no? Ecco perché questa nuova puntata di “Both Sides Now” la facciamo iniziare a Zeus, perché lui è molto più bravo di noi in tante cose tra cui vivere nel mondo vero…

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Per molto tempo Almost Famous è stato il mio film.
L’ambientazione, la musica e l’idea di prendere il proprio sogno e trasformarlo in realtà erano un’esca troppo forte. Finché è rimasta così la situazione, non sono mai riuscito a giudicare in maniera equilibrata quella pellicola.
Adesso, a molti anni di distanza, qualcosa sono riuscito ad scorgere.
Ad un primo sguardo, Almost Famous è la storia di un ragazzino che cerca di seguire il suo sogno di diventare giornalista musicale. Una trama fatta di musica anni ’70, di spezzoni di concerti, di debauchery, di rapporti conflittuali e di amore. Almost Famous è anche la trasposizione in film, almeno in parte, della vita di Cameron Crowe, anche lui giornalista musicale prima di mettersi dietro la macchina da presa.
Questo è quello che si vede in un passaggio rapido. Non di più. Una storiella leggera, di buoni sentimenti, di passaggio dalla giovinezza all’età adulta. Un on-the-road movie con ambientazione musicale.

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Secondo me c’è di più. Secondo me ci sono diverse metafore nel racconto dell’avventura di William Miller che diventa un piccolo spaccato di USA annata 1970.
Ecco allora che passano in rassegna figure storiche come Lester Bangs, sempre e comunque controcorrente con il suo Cream Magazine e di figura quasi paterna per il giovane William, e il nuovo Rolling Stones, la rivista più cool che “ha persino stroncato i Led Zeppelin”. Vediamo la madre di William che insegna psicologia, ma non è capace di registrare i cambiamenti/pulsioni del figlio (se non quando, alla fine, lo protegge dallo show business e da se stesso) e vediamo le figure, fondamentali, delle Aiuta-Complessi, comandate a bacchetta da Penny Lane.
C’è la musica e ci sono le vicende del gruppo, gli Stillwaters, che non è grande quanto pensa ma agisce come tale.
Prima di tutto, però, c’è lui: William Miller. E Penny Lane.
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Su William Miller possiamo dire tutto, ma una cosa si può notare: nel corso del film il ragazzo perde la verginità e, attenzione! non si parla solo di quella sessuale. Almost Famous racconta una serie di “perdite di verginità”: quella sessuale è solo la più scontata da vedere.
Almost Famous racconta il passaggio dalla giovinezza all’età adulta (= perdita di verginità sessuale) e con esso un nuovo modo di guardare Penny Lane, l’amata e compatita Penny Lane. Crowe ci narra anche come William smette di idolatrare la band per vederla per quello che è e prova a decriptare la realtà dietro il glitter/oro spalmato sul mondo musicale (=perdita di verginità musicale). Si nota una perdita di fiducia nel peace&love dei sixties per un mondo più pericoloso, in cui ci sono le droghe (tema ricorrente della madre), dove i sogni sono stati distrutti e rimangono solo frammenti e riflessi di quello che era (= perdita di verginità sociale).
Ultimo, ma non per importanza, è la questione morale: l’amicizia e l’amore. William viene sottoposto a prove importanti che gli fanno perdere il bozzolo protettivo materno per renderlo uomo (= perdita di verginità morale) e scopre i tradimenti, i sogni infranti, l’amore non ricambiato e quello tragico, scopre l’indifferenza e impara che, se si riesce a sopravvivere a tutto questo, c’è dietro anche l’amicizia. E l’amore sincero, per quanto contrastato e reso impossibile da molti, troppi fattori.
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Dove William Miller è lo sguardo sempre più critico, sempre più smaliziato (e guidato dai consigli del suo mentore/padre Lester Bangs), Penny Lane è il suo contraltare. Il controcoro.
Lei è il mantenimento in vita degli ideali dei sixties, l’eterno carosello di divertimenti, il sesso libero e l’amore puro per la musica.
Penny Lane è l’incarnazione dell’idea naive dei sixties che viene schiacciata dai seventies e, come l’amore libero degli anni ’60 è stato distrutto dalla realtà bruciante dei ’70, così Penny Lane, il personaggio, viene usata e gettata in un angolo lontano tanto che, a causa della fortissima commistione fra persona reale e fantasia chiamata Penny Lane (“se fossi…” è una frase ricorrente), anche la ragazza sotto la maschera dell’Aiuta-Complessi viene distrutta da un gioco più grande di lei.
Forse, però, ci leggo troppo dietro a questo film.
Forse Almost Famous è solo una grande storia d’amore per la musica, giocata tutta su un’intervista irrealizzabile fino all’inevitabile finale. Perché, in fin dei conti, la domanda più grande che ci si può porre è proprio: “per te, cos’è la musica?”.
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Ecco, da questo punto, perdete ogni speranza ‘o voi che leggete, perché per noi parlare di Almost Famous è come stenderci sul lettino dello strizzacervelli, quindi… Tenetevi forte…

Almost Famous è un romanzo di formazione, come giustamente dice Zeus. Il nostro romanzo di formazione. E quando il saggio Zeus ce l’ha proposto per “Both Side Now” non abbiamo saputo dire di no. Egoisticamente aggiungiamo. Perché non riusciremo mai a recensirlo obiettivamente e razionalmente, quindi siate pronti ad affrontare un viaggio sulle montagne russe emozionali della qui presente Penny Lane.
Ecco, a differenza di Zeus, Almost Famous è ancora il film della mia vita… E stiamo usando la prima persona… E lo sarà ancora, credo, fino a quando non sarò una vecchia zitella gattara. Ci sono tanti film che definisco “i film della mia vita” e tutti per motivi diversi, ma se dovessi descrivere la mia anima, beh, userei solo Almost Famous. E sapete perché? Perché mi accompagna da 15 anni nel lungo e tortuoso percorso di questa vita nomade e dissociata, fatta di salite e discese, di cadute e rialzate, di sorrisi e lacrime a bordo di un vecchio bus che è questo corpo che dopo 8 giorni di set si è sparato 12 ore di sonno no stop. Perché siamo al contempo William, Russell e Penny… Ognuno a suo modo, ognuno con le proprie paure e le proprie idiosincrasie.

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Partiamo da William, perché è lui “l’occhio” di Almost Famous, il punto di vista, il perno della narrazione. E chi non avrebbe mai voluto essere William Miller che riesce a coronare il proprio sogno e a farlo alla grande? Tutti, ammettetelo, perché se non si è degli sciocchi sognatori a 16/18 anni allora quando? Ed è lo sguardo di William, il suo attraversare i maremoti della vita (e del rock’n’roll) a guidarci in questo viaggio e a farci sentire parte di un mondo così diverso… Che poi così diverso non lo è… E’ un po’ come il mondo del cinema, dove tutti si conoscono, dove tutti fanno un po’ le stesse cose, perché quello che accade sul set resta sul set, deve restare sul set, sempre per la solita vecchia storia che fuori dal set, fuori dal tour c’è il mondo vero, la vita vera…

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E poi c’è Russell… Russell e le sue paure.. Russell e il suo talento inespresso, imbrigliato, costretto. Russell e il suo ego ipertrofico. Russell e la sua paura di essere grande, il migliore. Russell che ha paura di vedersi per quello che realmente è… Russell per il quale c’è ancora speranza, perché non ti serve altro che ciò che ami per rimetterti in linea con il tuo obiettivo. Ti serve solo un bus, una canzone e gli amici, quelli veri, quelli con i quali bastano poche semplici note per tornare te stesso.

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E infine c’è lei, colei che unisce il passato al futuro, il ragazzo all’adulto; l’anello di congiunzione tra tutto quello che è opposto e contrario, la somma dell’inconiugabile… E infine c’è Penny Lane che da un senso a tutto, il vero deus ex machina di Almost Famous. E’ lei che, ferita nel profondo, messa all’angolo, sconfitta, si rialza da sola chiedendo semplicemente per quale tipo di birra è stata scambiata. Perché è lei che conosce le anime di William e di Russell. Perché è lei che ha due progetti: il chitarrista e il giornalista. E’ lei che sa come farli sbocciare, come (ri)unirli. Lei e quegli occhi velati di pianto da cui scaturisce una sola e solitaria lacrima. 

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E’ Penny Lane che compie la scelta più difficile: lasciare andare i suoi “progetti”, lasciarli vivere senza di lei. La scelta più difficile… Lasciare il fantastico mondo del fantastico per il mondo vero… Forse non per sempre… Forse solo per un po’, ma sempre dal posto finestrino…

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Penny Lane and Russell


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