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[Both sides now] I can’t believe in this fairytale… Ovvero… Quando l’allievo supera il maestro e Zeus è più bravo di noi a scrivere di “Sons of Anarchy”

Creato il 17 ottobre 2015 da Cineclan @cineclan1

E se con la prima puntata di "Both sides now" abbiamo voluto strafare, con la seconda intendiamo ROVINARCI! E non perché faremo qualcosa di diverso, ma perché ci immoleremo sull'altare dell'angst per eccellenza... Di quell'angst che non si riduce a due ore di film, ma che occupa sette anni sette di dedizione. Un angst perpetrato nel tempo che tempra corpo, spirito e anima... Ok, no, non è vero, perché noi di Cineclan non ci siamo ancora ripresi dopo quasi un anno. Di cosa stiamo parlando?! Ma come, ragazzi? Non mi siete sul pezzo! Stiamo parlando di Sons of Anarchy, stiamo parlando di quel concentrato di angst, fangirlismo, poesia e violenza che è divenuta una delle nostre serie tv preferite in ASSOLUTO! Se noi di Cineclan dovessimo naufragare su un'isola deserta, vorremmo avere con noi i dvd delle serie complete di Buffy the vampire slayer e Angel the series (non stiamo barando, per noi è come se fossero un unico!), Friday Night Lights e Sons of Anarchy... Saremmo delle donne felici così... Immerse in feels angst di tutto rispetto finché morte non ci separi!

Zeus ci ripete sempre che noi ne capiamo di cinema, ma su Sons of Anarchy noi perdiamo " lo ben dell'intelletto" e non siamo sicure di riuscire a scrivere qualcosa di mediamente sensato sull'argomento. Ci abbiamo provato un paio di volte qui su Cineclan, ma la parte fangirlesca ha sempre fagocitato la parte critica, lo stomaco (e il cuore) ha sempre avuto la meglio sulla testa. Perché come si può non lasciarsi travolgere emotivamente da Sons of Anarchy? E lasciate stare la questione dei motociclisti fuorilegge! Quello è solo l'espediente narrativo, la maschera per rendere il tutto più ganzo e american life. No, concentratevi su ciò che è alla base di Sons of Anarchy. Concentratevi sui dilemmi etici, sulla profonda disamina delle emozioni più profonde dell'essere umano, sullo studio ai limiti dell'antropologico di una realtà altra ma che parla di noi in quanto uomini e donne del XXI secolo. Concentratevi sull'attualizzazione della figura di Amleto, su un uomo diviso tra ciò che è e ciò che potrebbe essere. Pensate a Jax Teller e ai suoi sogni, ai suoi desideri e alle sue aspirazioni. Pensate ai suoi dolori e alle sue piccole gioie. Pensate a un uomo che ha dovuto lottare con un destino già scritto nelle stelle e capirete la bellezza di Sons of Anarchy, la sua profondità, il suo ruolo fondamentale nel panorama televisivo contemporaneo. Ma soprattutto perdonate la nostra incapacità a parlarne, perché se anche voi avete pianto dinanzi a quel "I got this" pronunciato quasi sussurrando da Opie... Allora, solo allora potrete, capire...

[Both sides now] I can’t believe in this fairytale… Ovvero… Quando l’allievo supera il maestro e Zeus è più bravo di noi a scrivere di “Sons of Anarchy”
Din don... Stacco pubblicitario: Preparate i fazzoletti, perché Zeus si è immerso con noi nell'angst e ci ha superati di un paio di lunghezze... Quanto siamo orgogliosi di lui! <3 Anche perché, se non ricordiamo male, siamo state noi a "contagiarlo" con SoA...

Sono arrivato tardi a Sons Of Anarchy.
Per qualche ragione non avevo recipito questa serie. Ero stato un grande fan diThe Shield (sempre del buon Kurt Sutter - dietro le quinte anche in Sons Of Anarchy e di The Bastard Executioner), ma SoA era fuori dal radar.
Quando finalmente arrivai a vederla, è stato come un colpo alla nuca. Finalmente una serie che reggeva, e bene!, per più di due stagioni. Cosa strana per le serie televisive USA (ma non solo), visto che spesso finiscono le idee dopo tre puntate e poi mirano ad "allungare la minestra".SoA no, Kurt Sutter aveva un piano e lo si è visto. Aveva una trama da svolgere, pian piano, nel corso delle stagioni.

[Both sides now] I can’t believe in this fairytale… Ovvero… Quando l’allievo supera il maestro e Zeus è più bravo di noi a scrivere di “Sons of Anarchy”

Quello che mi ha colpito diSoA, oltre all'ambientazione outlaw, è stata l'inevitabilità delle scelte. I personaggi avevano autonomia, ed ecco le azioni mosse da vendetta, amore, odio, disperazione o qualsiasi altro sentimento, ma qualcosa sembrava regolare il loro agire.
A volte sembrava quasi di percepire un concetto, lato e intangibile, di fato.
Sarà stata l'ambientazione, la cittadina di Charming (o la fredda e piovosa Irlanda), che aveva tutte le caratteristiche per essere un luogo simile alla sospensione del limbo, ma la prima sensazione che sale alla mente quando si guarda Jax Teller, e tutti i Sons, è quella di inevitabilità.
Quello che succederà è una conseguenza naturale delle azioni, DOVEVA succedere. Non c'era altra soluzione e neanche la libertà di scelta data dalle tre porte chiuse con il destino tutto da decidersi. La porta è unica e tutti le si gettavano incontro.
[Both sides now] I can’t believe in this fairytale… Ovvero… Quando l’allievo supera il maestro e Zeus è più bravo di noi a scrivere di “Sons of Anarchy”
A Charming, la libertà piena, non c'era; come non c'era il passare del tempo (l'ambientazione è un immutabile periodo primaverile/estivo e perciò sempre più vicino al concetto di atemporalità del limbo/Purgatorio) e non c'era una vera e propria redenzione se non tramite la morte.
La morte. Concetto importante inSons Of Anarchy.
Tutti i personaggi sono accompagnati dalla Nera Signora: come tatuaggio sulla pelle, come motto, come punizione e come logo. Come destino scritto. Questo è un secondo punto a favore di una serie comeSons Of Anarchy: i protagonisti, tutti, possono morire. E molti, lo ammetto, muoiono. Non c'è pietà e neanche l'accanimento terapeutico di mantenere in vita storie ormai concluse o che dovevano concludersi. Questo concetto di "storia conclusa" è uno degli aspetti che molte serie televisive americane non capiscono proprio: se un personaggio ha fatto il suo corso, bisogna toglierlo di mezzo. Punto. Tutto il resto è solo incapacità di separarsi da qualcosa che non ha più senso di esserci.
Kurt Sutter è conscio di questo aspetto e quando i personaggi raggiungono l'apice, la conclusione del loro percorso all'interno della storia, finiscono (= muoiono).
C'è un logico occhio di riguardo per Jax Teller, ma su di lui si struttura la storia, ed essendo attore e narratore di una storia non può essere toccato fino all'inevitabile (ancora questo concetto!) finale.
Una conclusione che fa coincidere quello che Jax dovrebbe essere con quello che è, cosa che, fino all'ultima puntata dell'ultima serie, non è mai avvenuto. Le due anime del protagonista, il suo destino e il suo vivere, erano su percorsi separati per tutte le stagioni diSoA, ma si capiva un concetto: più avrebbe proseguito con la sua vita più il suo destino futuro, quanto mai distante e contrario con quello che era nel presente, si sarebbe avverato.
Alcuni la chiamano persino redenzione. Alcuni, molti forse, pacificazione o sacrificio.
Io la chiamo la fine di una trama, un protagonista che, nella sua natura, non poteva che arrivare a quel punto. Una condizione necessaria per poter essere completo.

[Both sides now] I can’t believe in this fairytale… Ovvero… Quando l’allievo supera il maestro e Zeus è più bravo di noi a scrivere di “Sons of Anarchy”
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