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[Both Sides Now] Oh we can beat them, for ever and ever, then we could be Heroes… Ovvero… Come “Friday Night Lights” faccia bene allo spirito e al corpo…

Creato il 08 dicembre 2015 da Cineclan @cineclan1
*Le coordinate spazio-temporali di questo post sono un po’ strane, ma non fateci caso… Zeus e io siamo fatti così!*

friday

Proprio oggi il mio amico Zeus (titolo di cui mi fregerò anche nel necrologio, sappiatelo!) ha scritto un post illuminante… Almeno per me, almeno per il mio spirito al limite dell’inquietudine di questi ultimi giorni di novembre. Ci si abitua a tutto, ci si abitua ad abituarsi e io ho sempre mal sopportato le abitudini. Troppo tempo nella stessa città. Troppo tempo nella stessa casa. Troppo tempo con le stesse persone. Troppo tempo nello stesso ufficio. Qualcuno mi ha anche detto che in questo modo tendo a scappare, ma forse sto scappando solo da me stessa e da me stessa non ci posso scappare neanche fossi Eddy Merckx! Ecco, il blog è un miracolato dalla mia avversione all’abitudine. Un sopravvissuto alla mia incostanza e il motivo sta proprio nel mio amico Zeus e in tutti i miei amici di blog, perché lui e voi sapete rendere questo spazio una fucina di stimoli ai quali a volte una fa anche fatica a star dietro.

E allora proprio pensando al mio amico Zeus ho inforcato gli auricolari e con la musica a palla (benediciamo lo shuffle che ne sa a pacchi e mi spara Joe Cocker con With a little help from my friends direttamente da Woodstock) ho iniziato a pensare a questa nuova puntata di Both Sides Now, perché come si può parlare di Friday Night Lights senza parlare di amicizia? Sono stata io a “iniziare” Zeus a FNL e ne vado fierissima! *fa la riverenza* friday_night_lights

E pensare che io, passato da tennista e latitante dalle palestre da tempo immemore, sarei l’ultima persona a poter parlare di sport! Io, stronza, egocentrica, accentratrice, maniaca del controllo, potrei rivedermi solo in Smash (che è sempre meglio di immedesimarsi in quella donna inutile di Julie Taylor!), ma insomma, il concetto è chiaro. Cosa mi ha fatto innamorare di Friday Night Lights? Sento alcuni di voi che sussurrano “Tim Riggins”, ma non sono stati solo quei puppy eyes a rapirmi. No, è tutto l’impianto narrativo di FNL ad aver rapito il mio cuore. Il suo sapersi reinventare a ogni bivio. Il suo saper condurre il mio sguardo al di là del fango e dei parastinchi e delle protezioni della divisa. Il suo saper raccontare al cuore ciò che veramente conta, ciò che davvero ci forma come persone, individui. Il suo saper sperimentare una narrazione più “viva”, una fotografia più vera, perché non sempre nella vita ognuno riesce a prendersi la luce che merita. Non sempre si può vincere. Puoi anche impegnarti, ma non sempre verrai premiato. Ci sono le ombre che si stagliano sui volti. Ci sono i pantani dai quali è difficile riemergere. Ci sono le lunghe camminate a piedi verso casa. Ma c’è anche l’amore, la passione, il motivo per cui si gioca, per cui si vive. Ed è tutto lì, nel monologo finale di Coach Taylor nel pilot… E’ tutto lì lo spirito di Friday Night Lights:

Give all of us gathered here tonight the strength to remember that life is so very fragile. We are all vulnerable and we will all at some point in our lives fall; we will all fall. We must carry this in our hearts…that what we have is special. That it can be taken from us and that when it is taken from us we will be tested…we will be tested to our very souls. We will now all be tested. It is these times…it is this pain that allows us to look inside ourselves.

E’ tutto qui il bello di Friday Night Lights, la sua poesia. E’ tutto nel suo essere imperfetta come la vita. Nel suo essere dura, mai conciliante, mai scontata. Il bello di FNL è tutto in cinque stagioni di sport che cambiano la vita. Per sempre. E ricordate… Clear Eyes, Full Hearts, Can’t Lose!

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*Come siamo speculari Zeus e io… Nessuno mai! Immergetevi nelle parole del mio sommo amico Zeus e non ditemi che non vi avevo avvisato di preparare i fazzoletti…*

Clear Eyes. Full Heart. Can’t Lose.

Inizio dalla fine, perché è questo il motto su cui si fonda Friday Night Lights. Cinque stagioni che seguono le vicende della squadra di football di Dillon: i Panthers. Siamo a livello della NFL? Assolutamente no. Siamo nelle high school, stiamo assistendo alla formazione di persone e personalità. E il gioco, il football americano, è una parte di questa crescita. Si vince e si perde, ma lo si fa con dignità. Con onore. Con il rispetto e con quella tenacia che ci ha sempre fatto sobbalzare quando Al Pacino, in Ogni Maledetta Domenica, ne decantava le lodi nello spogliatoio. Là gli Sharks, qua i Panthers. Là giocatori formati, della NFL e con fragilità più che evidenti in corpi formati ed abusati; qua, in Friday Night Lights, giovani che devono scoprire quello che possono dare nella vita. Perché anche nella vita si vince e si perde, basta farlo con dignità. Tentare di dare il meglio di se stessi in ogni occasione. Questo è quello che viene richiesto. Dare tutto il possibile, se poi si fallisce non è un problema. Ma almeno si è tentato il tutto per tutto. friday night lights
Grazie alle vicende dei Panthers ci si intrufola nelle vite della famiglia Taylor, quanto perfetta vista dall’esterno, tanto in cerca di un assestamento emotivo dovuto alla crescita, alle decisioni e alla passione per lo sport. Si scopre la determinazione di coach Taylor e la devozione di Tami Taylor; ma non devozione cieca e obbediente, la chiamerei devozione ad uno scopo ultimo: crescere una famiglia sana al fine di seguire un proprio obiettivo. Assistiamo alle vicende che coinvolgono Matt Saracen, quaterback di riserva, che diventa, suo malgrado, fondamentale per i Panthers, a causa infortuio del QB principale: Jason  Street. Matt, forse, è il personaggio più complesso di tutti: dalla famiglia difficile  al rapporto con l’allenatore e sua la figlia (Julie Taylor) è tutto un procedere verso l’età adulta.
Il personaggio sportivo di Jason viene eliminato subito dall’infortunio, ma rientra con un ruolo importante e difficile. Non c’è il lieto fine amoroso che si presume subito (la star dello sport con la reginetta delle cheerleaders Lyla Garrity) e non c’è pace per molto tempo. Solo rancore, indecisione e frustrazione. In fin dei conti anche la star, adorata da tutta Dillon, è un adolescente alle prese con problemi più grandi di lui e perciò fragile e insicuro. fnl4_riggins
I fratelli Riggins sono l’esempio migliore di questa fragilità e insicurezza. I fratelli (uno giovane uomo e l’altro adolescente) sono personaggi dal cuore grande, dei giganti (passati e presenti) del campo, ma con i piedi d’argilla.
Ci sono tanti personaggi che crescono, che si evolvono nel corso delle stagioni. Quelli che erano nella prima stagione sono solo i bozzoli di quello che diventeranno (un esempio su tutti Tyra). Non c’è bidimensionalità in FNL, non c’è staticità. Si cambia perché è così che si cresce. Crescere significa muoversi da quello che si era a quello che si diventerà.
Persino un’istituzione come i Panthers, la grande e orgogliosa squadra di football, deve cambiare quando entra in gioco un’altra storica formazione di football di Dillon: i Lions. Tanto che, anche noi come spettatori, incominciamo a parteggiare per gli underdogs (“gli sfigati”) della parte povera di Dillon. I Lions sono la nostra volontà di rivincita contro i più forti, i più potenti e i prediletti. I Lions diventano il riscatto di molte vite, mentre i Panthers sono il compimento, la celebrazione, di una vita predestinata a diventare grande.

“Champions don’t give up! Champions don’t complain! Champions give 200%. You’re not champions until you’ve earned it!”

Ecco perchè sono importanti le parole di coach Taylor. Un motto che rimane come un mantra per tutta la stagione: parole che verranno ripetute, assimilate e gridate dalle squadre che Taylor guiderà. Si può vincere e perdere, ma bisogna farlo in un certo modo.

CLEAR EYES. FULL HEARTS. CAN’T LOSE!

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