Un vociare ininterrotto e ossessivo, che giunge
dalla strada trafficata, misto a olezzi agro-dolci di friggitoria.
Il calore impietoso che penetra dalle imposte semi-socchiuse.
Cielo terso e suono di campana a ogni mezz’ora.
Spezzoni di significanti con o senza in rima dimenticati
di proposito in memoria.
Pennelli intinti nel colore e lasciati poi a mezz’aria per
futuribili guizzi d’artista nel noto disordine “non sense”.
Un violino nell’angolo con l’archetto spezzato.
Spunti per fantasticherie ferragostane.
Lontano acqua di mare danza, corre, arranca
e incontra altra acqua di mare proprio nel punto in cui
l’onda s’infrange per confondersi, perdere identità ,
compenetrarsi, com’è giusto che sia, e dimostrare
quella sussidiarietà indispensabile per cui all’inizio
fu creato il mondo e tutte le “cose” erano buone.
Carezza trascurata che laggiù qualcuno ancora attende.
Marianna Micheluzzi