Che effetto fa combattere nella tua città?
Dopo tutte le trasferte che ho fatto , combattere a Torino è come avere le spalle coperte, mi dà un senso di protezione da parte del pubblico. Lo sento vicino.
Una lunga carriera alle spalle. Ti senti cambiato? Come vivi il fatto di essere un esempio per molti?
È un impegno e ne sono orgoglioso. Non sono cambiato come persona, sono solo più consapevole delle mie potenzialità e del fatto che la gente che mi segue si aspetta una prestazione sempre migliore della precedente. Non mi alleno come quando avevo 20 anni, mi alleno sempre meglio e mi sento ogni anno che passa sempre più in forma. Questo è il mio stimolo, quando vedrò che il divertimento inizia a scemare e la prestazione continua a calare, allora sarà il momento di valutare lo stop agonistico.
La nobile arte è il pugilato! Facendo tutte e due noto proprio la differenza. Prepararsi per affrontare un avversario sui 10/12 round è molto più impegnativo che farlo sui 3/5 round, entrano in gioco oltre alla prestazione fisica e la tecnica anche la tattica e la mente deve sempre essere pronta e scattante. Credo sia questa la differenza e credo che la boxe scremi tanti sbruffoni che si affacciano al pugilato sbagliando l’approccio.
Ti consideri un violento? Che rapporto c’è tra violenza e pugilato?
Ma no, assolutamente! Sono determinato e combatto fino alla morte se credo di avere ragione, ma la violenza è altro e non ha nulla a che vedere con il pugilato e i suoi valori.
Quali sono i valori del pugilato per te? Cosa provi su un ring?
Il pugilato preso nel modo giusto dà tanto. Il rispetto del tuo corpo , delle persone che ti stanno affianco e dell’avversario. Questo non solo sul ring ma è da considerarsi un modus vivendi. Avere cura di sé, non rovinarsi con alcool fumo o droghe, rispettare le persone che sono vicine a te, famiglia , amici e infine rispettare le persone che si trovano in contrasto con te perché anche loro, a loro modo, hanno percorso un cammino simile al tuo.
Hai paura? Come affronti le sfide? Cosa rappresenta per te un match?
Un po’ di paura c’è sempre, ma è quella paura che ti scalda, citando Rocky IV! Se non avessi paura sarei un incosciente e sottovaluterei l’avversario. Il match è per me il test delle settimane di allenamento a provare determinate cose, è come un esame da passare ad ogni costo.
Hard training fight easy. Dopo un po’ di incontri di pugilato ho ripreso a calciare, ho un nuovo team con cui mi alleno, il mio allenatore ha avuto qualche problema e mi ha fatto seguire da loro, la All Boxing Team di Dino Orso. Mi sento in splendida forma e sto preparando il match come non mai. Quando riesco condivido su Twitter e facebook i miei allenamenti giusto per tenere aggiornati gli amici.
Hai un rito scaramantico, un rituale una frase o una canzone che ripeti prima di ogni match?
No! Una volta forse ma ora non voglio legarmi a nessun rito o oggetto o canzone, voglio avere la mente libera e non incolpare nessuno e nulla se la prestazione è al di sotto delle aspettative. Dipende tutto da me e dal mio team.
Come riesci a conciliare anche la famiglia? Come ti supporta?
La famiglia è parte attiva dell’allenamento, mi da la spinta per andare avanti, se non fossero contenti delle mie scelte sarebbe difficile continuare ancora a fare tanti sacrifici. Molte volte, quando siamo tutti a casa e io devo andare in palestra, vengono con me a seguire gli allenamenti. Mia moglie poi mi aiuta con le diete e soprattutto non facendomi pesare la mia assenza da casa.
Tua moglie non teme che ti faccia male?
Certo, e non immagini mia figlia! Sono però tutti consapevoli che non sono uno sprovveduto. Un infortunio è nel preventivo di uno sportivo, ma me la so cavare!
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Tatiana Zarik
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