Boxing Helena (USA 1993) Regia: Jennifer Chambers Lynch Cast: Julian Sands, Sherylin Fenn, Bill Paxton, Kurtwood Smith, Art Garfunkel, Nicolette Scorsese, Meg Register Genere: scult Se ti piace guarda anche: il film del Lynch vero, David
Sono in vena di scult. Lo so che la rubrica si chiama L’ora cult, però non è nemmeno colpa mia. Beh, forse un po’ sì. Mi sono volutamente andato a recuperare uno dei titoli più scult della cinematografia anni Novanta, al punto che l’autorevole critico Morandini lo mette tra le peggiori pellicole di tutti i tempi, e quindi che mi aspettavo?
Avevo un ricordo vago, addirittura vaghissimo di Boxing Helena. L’avevo visto da piccolo, quando ero un tween, e invece di ascoltarmi Justin Bieber o gli One Direction visto che forse manco erano ancora nati cominciavo ad appassionarmi di cinema. Già allora mi era sembrato un’enorme delusione. Ne avevo sentito parlare come di un “film scandalo”, come “la pellicola della figlia di David Lynch”, come “una cosa talmente forte che persino Kim Basinger reduce da 9 e settimane e ½ si è rifiutata di girarlo e ha fatto causa alla produzione”. Da simili aspettative mi attendevo una visione sconvolgente, disturbante, qualcosa magari di brutto ma se non altro di indimenticabile. E invece me ne sono del tutto dimenticato. Boxing Helena? Boh, perso nei mendri della mia mente. Avevo resettato ogni suo ricordo al punto che adesso, ad anni di distanza, ho ritentato e l’ho recuperato come se lo vedessi per la prima volta. Sperando di essermi sbagliato da giovane tween che non capiva nulla di cinema. Allora magari ero troppo piccolo per comprendere la portata epocale di un film del genere. Poco importava che negli ultimi anni i commenti in suo proposito fossero passati da “film scandalo” a “film ciofeca”, e si fosse passati da parlare della “pellicola della figlia di David Lynch” ad affermare: “la dimostrazione di come i figli raccomandati dei geni non dovrebbero cercare di imitare i genitori”. E qualcuno non tiri di mezzo Sofia Coppola, una che si è costruita una poetica tutta sua, lontana dall’ingombrante peso del nome Francis Ford, oppure Ami Canaan Mann, la figlia di Michael Mann, fresca autrice dell’esordio Le paludi della morte – Texas Killing Fields, pellicola non perfetta ma comunque dotata di un suo fascino.
"Era David Lynch: ha detto che i gufi non sono quello che sembrano.
Ma che droghe devo prendere per riuscire a capirlo?"
La parte che era stata offerta a Kim Basinger, e prima ancora a Madonna, è così stata scaricata da diva a diva fino ad arrivare a Sherilyn Fenn, la Audrey di Twin Peaks. Stupenda Sherilyn Fenn, memorabile nella serie di David Lynch, però l’erotismo proposto da questa pellicola è talmente patinato che finisce per assomigliare a una puntata del Playboy Late Night Show. Una roba talmente asettica che la sua carica erotica si sprigionava sicuramente di più quando danzava leggiadra sulle note di Angelo Badalamenti nei picchi gemelli. Benché lì fosse vestitissima.
Qual è il problema di un film che vorrebbe essere uno sguardo negli abissi della perversione umana, della mania di controllo, della possessione sessuale più degenerata? Il problema numero uno è che questa pellicola si prende talmente sul serio da finire per essere involontariamente comica. L’altro problema è che su tutto il film d’esordio di Lynch Jennifer si stende l’ombra del padre. Detta così può sembrare una cosa inquietante, invece il film è davvero poco disturbante e finisce quasi per essere una parodia, di Lynch David.
Julian Sands o Julian Assange?
La storia è quella di un tizio (intepretato da un risibile Julian Sands, di recente rivisto in Millennium - Uomini che odiano le donne e clamorosamente somigliante a Julian Assange!), un dottore apparentemente normale e rispettabile, pure felicemente fidanzato, ma che in realtà è uno stalker a livelli colossali. La sua ossessione per Sherilyn Fenn è totale, persino ridicola. Se volete sapere cos’è un uomo zerbino, un servo della gleba, guardate questo film e ne avrete un’idea precisa. ATTENZIONE SPOILER Un giorno poi Sherilyn viene investita da un auto proprio di fronte a casa sua e il dottore maniaco decide di curarla e di tenerla con sé. Con curarla, intendo che le amputa le gambe e pure le braccia. Con tenerla con sé, intendo che la reclude in casa senza che nessuno sappia dove si trova. Sherilyn finisce così come un uccellino in gabbia, scontatissima metafora abusata dalla stessa Lynch, intrappolata senza via di fuga nella dimora di questo malato di mente. Così come noi rimaniamo intrappolati nella visione di un film brutto brutto, ma nemmeno a livelli così abissali al punto da infilarlo dentro le peggiori pellicole di sempre come fatto dal Morandini. È più un brutto brutto tipo un incidente stradale da cui tuo malgrado non riesci a distogliere lo sguardo. Un incidente in cui l’unico soccoritore che arriva è un pazzo psicopatico che amputa le gambe alla vittima. Super scultissimo degli anni ’90, quindi. Ma se lo guardate come fosse un film comico, vi regalerà parecchie soddisfazioni. (voto 4+/10)