Boyhood ( 2014 )

Creato il 11 novembre 2014 da Bradipo
Dodici anni della vita di Mason , da quando ha otto anni e frequenta la scuola elementare a quando ne ha venti ed è entrato al college. Storia del rapporto non propriamente idilliaco con la sorella Samantha , quando era piccola una specie di genio del male specialista nel farlo apparire sempre nella luce peggiore  di fronte alla madre Olivia, divorziata dal padre dei due e con un talento particolare nel passare da un uomo sbagliato all'altro e con il padre Mason Sr che nel corso di questi dodici anni evolve da infantile scavezzacollo a padre amoroso di famiglia , soprattutto quando se ne farà un altra.
Ma il suo affetto e il suo sostegno a Mason e a Samantha non mancherà mai....
Inutile starci a girare intorno: Boyhood è il caso cinematografico di questo 2014, un film di cui tutti hanno parlato ma che probabilmente è stato visto meno del dovuto, un esperimento cinematografico unico che entrerà di diritto nella storia del cinema per il modo assolutamente nuovo mediante il quale è stato realizzato.
La leggenda narra che Richard Linklater nel 2002 annunciò urbi et orbi di un suo progetto intitolato The Twelve Year Project non spiegando alcun dettaglio sulla sua realizzazione.
Dal 2002 al 2013 il regista americano riuscirà a riunire tutta la troupe e il cast artistico per pochi giorni di riprese l'anno ( in tutto i giorni di ripresa del film saranno 39, poco più della metà di un film "normale") e finalmente nel 2014 Boyhood, questo poi il titolo assegnato, ha visto la luce prima al Sundance di quest'anno e poi al Festival di Berlino dove ha partecipato al concorso e ha riportato a casa l'Orso d'Argento oltre a numerosi altri premi raccattati in diverse parti del mondo.
Come definire Boyhood ?
Credo che sia l'apoteosi, la sublimazione del cinema di Linklater , il suo punto d'arrivo a qualcosa di profondamente diverso da quanto fatto da lui fino ad ora, lui che in diversi film ha scelto di trattare lassi di tempo brevissimi ( come in Prima dell'alba e Prima del tramonto).
Qui narra una vicenda di quelle nascoste negli anfratti più reconditi della provincia americana, non chiamiamola epopea perché non ha nulla di epico, è solo il racconto di una normalità conclamata della vita di una famiglia ristretta e allargata a seconda delle peripezie sentimentali della madre, Olivia, una famiglia figlia naturale dei tempi che l'hanno generata.
La novità di Boyhood consiste nel mostrare dal vero tutti i cambiamenti fisici dati dalla natura in questi dodici anni e nel contempo descrivere oltre al passaggio di un 'epoca ( o anche due, visto che nel film si narra di una stella nascente di nome Obama e oggi non se la passa benissimo, politicamente parlando) anche qualcosa di più profondo nella vita di Mason, bimbo che guarda fiducioso il mondo con i suoi occhioni rivolti alla vita e si trova sballottato da una parte all'altra in cerca di un appiglio a cui ancorarsi.
Boyhood cerca di raccontare il presente alla luce del passato, è un messaggio nella bottiglia lanciato nell'Oceano che viene ritrovato dodici anni dopo, è il racconto di uno degli infiniti universi paralleli narrati al cinema che ci viene mostrato  anche ben oltre i titoli di coda.
Piace ?
Si, piace molto, è una trovata alla Solondz e non ne cito uno a caso. Solondz e Linkleter sono forse i cineasti americani più simili ai loro colleghi europei per concezione di cinema.
Boyhood per certi versi mi ha ricordato quello che per me è senza dubbio il miglior film di Solondz, quell' Happiness che come la lama di un bisturi chirurgico dissezionava la facciata della classica famiglia americana per mostrare tutto il marciume che si nascondeva alle sue fondamenta.
Proprio come succede in Boyhood.
E' un capolavoro come molti hanno decretato?
Beh, a mio parere no perché se è vero che è inedito raccontare dodici anni di vita di un ragazzo girando per dodici anni di seguito i frammenti di una storia che poi andrà a comporre un film di quasi tre ore, è anche vero che nella storia del cinema c'è un moloch gigantesco che ha raccontato l'epopea di una famiglia nel corso di un secolo (questo si con accenti epici e con un disegno storico fondamentale per la narrazione, mentre qui nel film di Linklater è poco più che un dettaglio) che è rappresentato dai 3 Heimat di Edgar Reitz, un'opera talmente monumentale (parliamo di una cinquantina di ore di film , più o meno, letteralmente il film della vita di Reitz che sta lavorando a questa saga praticamente ininterrottamente da circa 30 anni ).
Linklater è bravo come al solito a catturare la quotidianità ma forse manca qualcosa in termini di coralità in un film che procede a balzi nel tempo catturando la crescita di Mason , soprattutto, e di Samantha in maniera abbastanza rapsodica e contrapponendo loro due genitori che , sposatisi troppo giovani, non hanno neanche avuto il tempo di completare il loro percorso di crescita.
Quello che vediamo completato o quasi nell'ombroso Mason che quegli occhi da bambino spalancati sul mondo, bello o brutto che sia, non li ha mai persi, neanche quando ha oltrepassato l'adolescenza.
Boyhood è un lungo fiume tranquillo senza grossi picchi emotivi o stravolgimenti , vive della normalità dei suoi protagonisti , è tanto moderno nella concezione, quanto ordinario nella scrittura.
Ricorderanno tutti come è stato fatto Boyhood ma pochi ricorderanno la storia che ha raccontato , la storia della vita di una famiglia come tante.
Talmente normale che presto scivolerà nell'oblio.
Vedere però i vari personaggi che crescono e invecchiano durante lo stesso film o non attraverso vari sequels è espressione di un linguaggio nuovo che forse non potrà mai essere imitato....
C'est la vie  e non c'è effetto speciale che possa raccontarla....
PERCHE' SI : un concept di film assolutamente nuovo, la rilettura del presente attraverso il passato recente, grande scoperta Ellar Coltrane
PERCHE' NO : la scrittura non è sempre brillantissima e non sta al pari della novità del progetto , narrazione rapsodica.
( VOTO : 7 ,5  / 10 )

 

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