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Boyhood

Creato il 02 novembre 2014 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Boyhood_filmLa vita, il tempo e il cinema

Opera fiume lunga 12 anni e 165 minuti, Boyhood è un film ambizioso e perfettamente il linea con la poetica del regista Linklater. I personaggi invecchiano e portano con loro l’unica e imprescindibile sensazione dello scorrere del tempo. Buono, ma non eccezionale.

Racconto di formazione ed esperimento cinematografico di sicuro impatto voyeuristico, Boyhood probabilmente non trova la forza necessaria per ergersi a capolavoro indiscusso. Questo perché l’impianto narrativo racconta la crescita di Mason (dagli 8 ai 20 anni, età in cui lascia la casa per recarsi al college) in modo eccessivamente equilibrato, senza porre l’accento in modo significativo sui momenti eclatanti e su quelli desolanti che ne hanno segnato l’esistenza. Difatti Linklater sembra quasi interessato a rappresentare la quotidianità, che non sfocia degnamente in quelle situazioni toccanti, commoventi o semplicemente divertenti che avrebbero reso Boyhood un prodotto decisamente più accattivante. È questo ciò che vuole lo spettatore, intento ad affezionarsi a Mason, ma privato della partecipazione ai momenti significativi della sua vita.

Arrivato in Italia con molto clamore e attesa, si ha l’impressione che Boyhood sia stato eccessivamente sopravvalutato e infarcito di informazioni inesatte e tendenziose. Difatti ci si aspettava una delineazione del contesto americano più precisa e accentuata (una sorta di protagonista invisibile e mutevole), invece il cambiamento si carpisce saltuariamente, attraverso qualche sparuto dialogo e non entra in modo prepotente nella vita di Mason. Difatti ciò che il regista ci suggerisce è qualcosa di diverso, di meno evidente, ma che tiene comunque alto l’interesse dello spettatore. Linklater narra la crescita di un qualunque ragazzo americano, equilibrato e per il quale i genitori hanno un ruolo fondamentale, anche se spesso si rivelano figure assenti e focalizzate sulla propria crescita.

Tuttavia l’equilibrio filmico è il vero pregio di una pellicola che, progressivamente, ha il difetto di incartarsi su se stessa, rivelandosi come mero esperimento auto celebrativo, un esercizio di stile che non ha eguali nella storia del cinema. Difatti lo spettatore sente lo scorrere del tempo attraverso il comparire delle rughe, attraverso l’invecchiamento che non è frutto di un attento lavoro di make up. Questo è l’interesse che si porta appresso Boyhood, un film nel quale si sente la mano del regista, la sua evoluzione come filmaker e come narratore. Un attento lavoro sul tempo che passa, un film che decanta e che scruta il modo in cui il tempo agisce sui corpi (degli attori o dei protagonisti?) e sulle loro personalità.

Uscita al cinema: 23 ottobre 2014

Voto: ***


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