Una storia vera e terribile, una storia americana di ignoranza e omofobia, di razzismo sessuale e di violenza.
E’ la storia di Brandon Teena, all’anagrafe Teena Brandon; una differenza non di poco conto perchè quel Teena posto davanti indica nettamente il genere femminile della persona in questione.
Quel cognome che è anche un nome, Brandon, come si fa chiamare Teena, indica chiaramente la volontà della ragazza; lei è nata tale biologicamente ma non sessualmente perchè sente di essere un uomo, con i sentimenti e le pulsioni sessuali tutte rivolte all’universo femminile.
Da questa storia di identità sessuale confusa, come la chiama uno psicologo nel film, nasce quest’opera spiazzante e drammatica diretta da Kimberly Peirce nel 1999.
Brandon in fuga
Il film parte raccontando la vita, quasi in maniera on the road, di Brandon, mostrandocelo nei suoi difficili rapporti sia con il mondo maschile sia con quello femminile.
Ma è proprio il mondo maschile, al quale il ragazzo ( tale è, a tutti gli effetti, salvo nei genitali) sente di appartenere che sembra allontanarlo da se.
Brandon infatti si comporta come un uomo, sfidando i maschi anche in improbabili scazzottate, dalle quali esce ovviamente sconfitto.
Ma Brandon ha anche una carica innata di simpatia, oltre che essere affascinante; questo gli permette di stringere amicizie femminili come quella con Candace Lambert, con ragazzi come i suoi futuri killer John Lotter e Tom Nissen e sopratutto quella con tanto di contorno sentimentale con Lana Tisdale, una ragazza dai molti problemi e dal carattere chiuso e introverso.
Brandon si camuffa da uomo
La messinscena di Brandon però non dura a lungo; fermata per guida pericolosa, Brandon viene portato in carcere e qui indagando la polizia scopre il suo passato fatto di piccoli furti ma sopratutto il segreto sul suo sesso.
Quando la notizia del suo arresto finisce sui giornali locali, Brandon si trova a dover parlare della sua difficile condizione proprio con l’esterefatta Lana, mentre a prenderla decisamente male sono John Lotter e Tom Nissen; i due giovani, dopo averlo caricato nella loro auto lo portano in un luogo isolato e lo violentano ripetutamente.
Con coraggio, Brandon decide di denunciare l’accaduto, scontrandosi con la mentalità retrogada dello sceriffo e mettendosi contro inevitabilmente John e Tom.
Brandon trova rifugio dall’amica Candace e qui viene raggiunta da Lana, che nonostante tutto ha capito di amarlo, aldilà della sua sessualità.
Momenti di tenerezza tra innamorati
Così i due progettano una vita insieme, lontano dalla mentalità provinciale del piccolo centro in cui vivono; ma John e Tom li raggiungono e sparano prima a Candace e poi a Brandon.
A Lana non resta altro da fare che vegliare il corpo esanime della persona che amava.
I titoli di coda ci informano su quello che accade dopo, ovvero il processo ai due assassini, che sono ancora in attesa dell’applicazione della sentenza di morte e dell’adozione da parte di Lana della piccola di Candace, rimasta orfana.
Boys don’t cry è un film scomodo, diretto da Kimberly Peirce nel 1999.
La regista e sceneggiatrice statunitense, alla sua prima opera cinematografica realizza un film inquietante e crudele come del resto lo è stata la storia vera dello sventurato Brandon. Un film che lascia lo spettatore con l’amaro in bocca, sopratutto quello che ha visto il film nella sua visione quasi apocalittica di una società provinciale americana basata su un’ipocrisia e un concetto di perbenismo aberrante.
Il primo bacio d’amore
Il coraggio della Peirce consiste sopratutto nella scelta di mostrare l’accaduto senza mitigare in alcun modo la portata drammatica degli avvenimenti, senza scegliere la facile via del pietismo e donando sopratutto un taglio giornalistico al film.
Ma attenzione, il film non è solo un coraggioso tentativo di mostrare la cronaca di un fatto odioso oltre che tragico; è la cronaca di una vita distrutta dall’ignoranza, dalle fobie e dai pregiudizi, proprio nel grande paese della democrazia applicata, quell’America patria dei diritti civili.
La piccola e farisea Falls City, nella contea di Richardson è la cittadina prototipo delle diseguaglianze americane, che siano dovute al colore della pelle o semplicemente alla sessualità della persona.
La Peirce altro non fa che illustrarci il percorso brevissimo di vita di una teenager nata nel corpo sbagliato o forse pù esattamente con il sesso sbagliato.
Ma è davvero una relazione impossibile?
Il prezzo che pagherà Brandon sarà altissimo, purtroppo.
Nella realtà le cose non andarono poi così differentemente da come mostrato nel film; la regista omette il primo tragico episodio della vita di Brandon, avvenuto quando non vestiva ancora abiti maschili.
Brandon infatti venne violentato da un parente ed ebbe anche un’adolescenza difficile, in seguito alle difficoltà di rapporti con sua madre che si rifiutò sempre di vederlo come un uomo, bensì come una figlia, il sesso con cui era nato.
Nel finale viene omessa anche la conclusione della vicenda processuale dei due stupratori e assassini; Tom Nissen, in cambio di un forte sconto di pena testimoniò contro John Lotter.
Il corpo di Brandon dopo le sevizie mentre viene visitata
Umiliato davanti a Lana
Nissen così scampò alla pena di morte e si vide commutata la stessa in ergastolo mentre Tom è ancora in attesa della revisione del processo, senza la quale finirebbe nella camera a gas, a quasi vent’anni dagli omicidi commessi.
In Boys don’t cry vanno segnalate le due magnifiche recitazioni femminili delle due protagoniste ovvero Hilary Swank nella parte di Brandon e di Chloe Sevigny in quella di Lana.
Entrambe le attrici svolgono superlativamente i compiti attribuiti: la Swank è asciutta, misurata e dolente nella difficile parte del transgender Brandon,
“Guardalo è questo l’uomo di cui ti sei innamorata?”
tanto da meritarsi il primo dei suoi due premi Oscar, quello attribuitole come miglior attrice protagonista nella notte degli Oscar del 2000 mentre la Sevigny si rivela attrice di rango anche se in tenerissima età (15 anni), confermando la sua personale vocazione ribadita in seguito per le produzioni non hollywoodiane e quindi indipendenti.
Belle le musiche e la fotografia, asciutta e rigorosa la regia di Kimberly Peirce che imprevedibilmente dopo l’ottimo successo di pubblico e critica di Boys don’t cry ha diretto solo Stop-Loss nel 2008.
Un film davvero molto interessante, per riflettere e per gustarsi due ore di gran cinema.
Boys Don’t Cry
Un film di Kimberly Peirce. Con Hilary Swank, Chloë Sevigny, Peter Sarsgaard, Brendan Sexton III, Alicia Goranson, Alison Folland, Jeannetta Arnette, Rob Campbell, Matt McGrath, Cheyenne Rushing, Robert Prentiss, Josh Ridgway, Craig Erickson, Stephanie Sechrist, Jerry Haynes
Drammatico, durata 118 min. – USA 1999.
Morte di Brandon
Hilary Swank è Brandon Teena
La bravissima Chloe Sevigny è Lana
Hilary Swank … Brandon Teena
Chloë Sevigny … Lana Tisdel
Peter Sarsgaard … John Lotter
Brendan Sexton III … Tom Nissen
Alicia Goranson … Candace
Alison Folland … Kate
Jeannetta Arnette … Mamma di Lana
Rob Campbell … Brian
Matt McGrath … Lonny
Cheyenne Rushing … Nicole
Robert Prentiss … Camionista
Josh Ridgway … Cassiere del Kwik
Craig Erickson … Camionista
Stephanie Sechrist … April
Jerry Haynes … Giudice
Regia: Kimberly Peirce
Sceneggiatura: Kimberly Peirce, Andy Bienen
Musiche: Nathan Larson
Editing: Tracy Granger, Lee Percy
Production design: Michael Shaw
Direzione artistica: Shawn Carroll
The Bluest Eyes in Texas – Nina Person / Nathan Larson
A New Shade of Blue – The Bobby Fuller Four
She’s Got a Way – The Smithereens
Who’s That Lady? – The Isley Brothers
Codine Blues – The Charlatans
Silver Wings – The Knitters
Who Do You Love? – Quicksilver Messenger Service
Tuesday’s Gone – Lynyrd Skynyrd
Haunt – Roky Erickson
Dustless Highway – Nathan Larson
What’s Up With That? – The Dictators
Why Can’t We Live Together? – Timmy Thomas
“Boys don’t cry”-The Cure
She’s a diamond – Opal
La cerimonia della consegna degli Oscar 2000; premio alla miglior attrice protagonista per Hilary Swank
L’intensa espressione di Hilary che interpreta Brandon Teena
Il vero Brandon Teena