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Boys don’t cry, potente grido per l’affermazione del proprio io

Creato il 08 settembre 2014 da Nicola933
di Valentina De Brasi Boys don’t cry, potente grido per l’affermazione del proprio io - 8 settembre 2014

Boys don’t cry (Boys don’t cry)

Genere: Drammatico/Biografico
Regia: Kimberly Peirce
Cast: Hilary Swank, Chloë Sevigny, Peter Sarsgaard,Brendan Sexton III, Alicia Goranson, Alison Folland, Jeannetta Arnette, Matt Mcgrath, Rob Campbell
1999
114 min

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Di Valentina De Brasi. La storia che questo film racconta è una storia difficile, è una storia dura. E’ una storia che non a tutti piacerà. Perchè parla di coraggio e diversità, perchè parla di accettazione e di violenza, del corpo, dell’animo, della persona e della dignità. Una violenza figlia di una società rigidamente abituata ai suoi schemi, piacevolmente adagiata al suo comodo muro di pregiudizi, che prova ad abbattere, ma con fatica; perchè continuare ad innalzare quel muro, spesso, è più facile che provare a buttarlo giù.
La storia che questo film racconta è una storia difficile e dura. E, purtroppo, è una storia che termina in tragedia.

Boys don’t cry, opera prima della regista e sceneggiatrice statunitense Kimberly Peirce, racconta le vicende, realmente accadute, di Teena Brandon, transgender biologicamente donna, diventato, poi, Brandon Teena. Portato magistralmente sullo schermo da Hilary Swank, vicintrice di un Oscar come migliore attrice protagonista proprio per questo potente e non certo facile ruolo, Brandon lascia la sua città e si reca a Falls City, in Nebraska, dove incontra Lana (Chloë Sevigny), di cui si innamora e con la quale intraprende una relazione, senza  che la giovane sia a conoscenza del suo vero sesso. Quando, però, la verità viene a galla, la situazione precipita inesorabilmente, per poi giungere alla sua triste conclusione.
A Brandon non è concesso nessun happy ending, nessun “e vissero per sempre felici e contenti”; ma la sua storia diventa un grido, un faro acceso improvvisamente, pronto a mostrare la brutalità del mondo, che accusa senza nemmeno provare a conoscere. E, a questo grido, la regista non ha paura di rispondere, raccontando le atrocità che Brandon è costretto a subire, ma riuscendo anche a rivelare il lato migliore della medaglia.

Perchè ciò che incontra questo giovane è anche amore e rispetto, quello di Lana, che non ha paura di proteggerlo, fino alla fine, e quello di Candace (Alicia Goranson), che lo aiuta rischiando tutto. Anche se, alla fine, per lui, l’amore e il rispetto non riescono ad essere abbastanza.

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La Peirce racconta una storia che, forse, suona già familiare, perchè tanti sono stati e continuano ad essere (purtroppo) gli episodi di intolleranza sfociati in pura violenza e orrore, continuamente giunti alle orecchie delle persone. Ciononostante, la realtà dei fatti, pur essendo mostrata nella sua nudità più cruda, scava un solco nell’animo dello spettatore. Così, se da un lato, inevitabilmente, commuove, dall’altro instilla sentimenti di forza e passione, per reagire all’ingiustizia di non essere accettati perchè etichettati come diversi, là dove “diverso” diventa sinonimo di “indegno“: indegno di amare, di gioire, di vivere.

Straordinariamente interpretato, non solo dalla stupefacente protagonista Hilary Swank, ma an

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che dalla bella Chloë Sevigny, tanto sensuale e tenace quanto fragile, e da Peter Sarsgaard, estremamente intenso nel ruolo di John Lotter, Boys don’t cry offre la possibilità a noi tutti provare a capire cosa si possa provare e quanto si possa soffrire semplicemente scegliendo di vivere nel modo più giusto per se stessi.

Presentato alla 56esima edizione della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia (qui tutti i vincitori di questa 71esima ediziona appena conclusa), questo film, con la sua storia dal sapore amaro, si fa spazio nelle menti e nei cuori di chi lo guarda, per restarvi legato, inesorabilmente e indissolubilmente.

★★★★½


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