PREMESSA
Un’altra comunità di lettori, potrebbe obiettare qualcuno, visto che gli intenti di questa bozza potranno coincidere con quelli di altri spazi magari più altisonanti del mio. Concedetemi, però, una premessa necessaria prima di procedere ad elencare una serie di intenti che, trattandosi di una bozza, potranno essere modificati o messi a punto successivamente.
I blog di letteratura, e specificatamente quelli di poesia, hanno enormemente contribuito alla diffusione di autori, spesso minori, a volte invece importanti. Nella banalità del contemporaneo, probabilmente quello che è avvenuto passa ormai in sordina, e per una serie di motivi, a volte rappresentativi di una situazione generale di dispersione. Ma lungi da formulare polemiche ecco alcune considerazioni:
a. Oggi i blog cosiddetti collettivi, non è detto che esprimano una Redazione – quale poteva essere immaginata in una rivista, e non in tutte – ma semplicemente un insieme di nomi che, a diverso titolo, postano materiali spesso molto eterogenei. Tra questi in genere spicca un personaggio importante a far da specchietto per le allodole ma che quasi mai interviene o prende posizione;
b. Diversamente, i blog gestiti da un solo “redattore”, dove si svolge una qualche attività di critica letteraria, non possono, certo, caricarsi sulle spalle tutto il peso della complessità e della varietà delle “cose” che si pubblicano. Spazi assai importanti fino a qualche anno fa oggi tirano la carretta per comprensibile stanchezza e anche per sfiducia verso una situazione che va slittando verso una specie di democraticismo che paradossalmente non sembra accogliere la discussione: tutto si pubblica e di quasi niente si parla; libri importanti e libri mediocri abitano purtroppo una stessa casa;
c. La critica è ormai da tempo, e drammaticamente, scissa in due tronconi: quella accademica, assai restia, se non addirittura indifferente, ad allargare seriamente il campo dell’indagine, a parte qualche rara eccezione, e quella dei poeti, che costituisce un genere a sé, spesso originale per utilizzo di strumenti e modalità, generosa e certo, a volte ingenua ma insostituibile al momento attuale – un poeta e amico, senza neanche saperlo, definisce il mio lavoro “prosa critica”, ed è esattamente quello che io intendo a partire da “Radici delle isole” -. E’ a questa critica a cui spesso si rivolgono case editrici ed editori;
d. Il lavoro dei poeti critici è del tutto gratuito; costituisce un nobilissimo volontariato a costo zero che, visto il dilagare della superficialità e a volte della maleducazione, non merita neanche un privato “grazie”;
e. Così rimane il lavoro di consulenza editoriale, a cui si dice di sì semplicemente per garantirsi un atto di presenza ideale, per non soccombere ai piccoli e grandi poteri che qua e là vengono esercitati. Che vuol dire la possibilità di “imporre” una propria visione della poesia e del destino dei libri;
f. E’ sintomo di questa stanchezza dei poeti il fenomeno dell’abbandono – un blog può rimanere aperto ma inattivo, o minimamente attivo, lasciando il posto alla “semplicità” di intervento di spazi più collettivi, dove magari ci si può permettere di postare una volta al mese, tanto ci sono gli altri – ;
g. E’ sintomo di questa stanchezza dei poeti la tendenza a ri/consegnare alla carta stampata il proprio lavoro in rete, coscienti che un solo clic può far sparire l’operato di anni, e dichiarando, in qualche modo, una propria serenissima sfiducia verso il dilagare informativo: (fra qualche mese, con una mia postfazione, il blog di un altro poeta/critico riceverà il battesimo della trasformazione in libro e morirà in Rete);
h. E’ sintomo di questa stanchezza, la totale chiusura comunicativa fra gli autori degli spazi letterari in Rete, chiusi a se stessi sia per specificità dei progetti estetici e/o politici, sia per sostanziale indifferenza;
i. Chi mi conosce, sa bene della mia avversità verso fenomeni che, esaurito l’impulso polemico nei confronti di una poesia arroccata ed elitaria, hanno finito per appiattire il discorso trasformandosi in fenomeni altrettanto arroccati intorno alle proprie poetiche: mi riferisco a cose assai di moda come il poetry slam (una gran polemica su facebook, con più di 120 interventi, molti dei quali cancellati perché diffamatori), e a quel fenomeno che chiamerei “estetica generazionale”, causa, a sua volta, di innegabili censure rispetto ad altre generazioni ritenute sorpassate;
l. Ultima riflessione, ma non in ordine di importanza: la moda del “mi piace – non mi piace”, modalità semplificativa dei social network, spesso appiattisce le riflessioni e ci consegna prepotentemente ai ritmi della città, del vivere a rotta di collo, della dimenticanza adottata come stile. E’ un modo che, certo non contribuisce a rimettersi in contatto con la lettura intesa come atto silenzioso e meditato, e lento, restio a farsi adulare perfino dalla voce dello stesso poeta, o del dicitore di turno. Intendo la lettura un atto di auscultazione attraverso lo strumento che è il libro, e che è strumento solo in quanto mediatore della sua realtà “eterna” e delle urgenze ancorate al presente di chi legge. Lettura come fatto culturale di appartenenza, di ricordo, di riordino storico e antropologico delle proprie discendenze, che non può delegare il senso del proprio esistere all’egoismo e al narcisismo né di chi legge né di chi scrive.
Queste considerazioni generali che mi farfugliavano da molto nella testa, sdoganate dal loro silenzio a causa di un manifestino apparso su facebook e che mi ha fatto esclamare a voce alta, “toh, guarda! questi girano l’Italia uniti, compatti ed esclusivi come il carrozzone di un circo!”, queste considerazioni, dicevo, condivisibili o no non importa, sono la premessa per ripensare il mio blog “Compitu re vivi”, allargando e condividendo un metodo di lavoro, metodo che per sommi capi corrisponde a una specie di imperativo kantiano applicato alla lettura: penso, infatti, che leggere e scrivere siano attività sottoposte a un’etica, senza la quale è impossibile immaginare di mettere in atto buone pratiche di scrittura e di vita.
Il pianeta si riscalda, l’Italia va a rotoli, i bambini muoiono di fame, noi, ipocriti e narcisi, non siamo mai contenti…ha senso prendere impegni in nome dei poeti e della poesia? Non so … ma ognuno deve impegnarsi per ciò che sa fare, per ciò che, forse, è venuto a fare al mondo.
INTENTI
Si sceglie di partecipare a uno spazio di lettura condivisa sottoscrivendo questa bozza di lavoro, modificabile e migliorabile con l’apporto di altre proposte.
1. La partecipazione è aperta a critici, studiosi, poeti che esercitino attività critica, lettori curiosi; ma anche associazioni, gestori di spazi in rete etc… editori che vogliano segnalare un libro di particolare rilevanza da essi pubblicato. Per aderire, contattare il gestore del blog, “Compitu re vivi“.
2. Il lettore dello spazio di lettura condivisa, si impegna a leggere e a recensire, nel corso di un anno solare, almeno due/tre libri, uno dei quali sia opera di altri membri del gruppo. L’autore facente parte del gruppo il cui libro sia stato recensito, ha a sua volta l’impegno di restituire “il dono”;
3. Entreranno automaticamente a far parte della comunità, quindi, i lettori/autori che si atterranno ai primi due punti del regolamento, e cioè gli autori/lettori di uno scambio/dono.
4. La restituzione potrà avvenire nella forma ritenuta più consona al proprio modo di sentire, e in considerazione degli aspetti valoriali del testo: recensione non inferiore a 3000 battute; segnalazione con testo breve. I materiali critici andranno accompagnati da una breve antologia di testi in modo da favorire, al termine di una sessione di lavoro (un anno solare) le riflessioni finali.
5. Tutti i libri letti, recensiti o segnalati, entreranno a far parte di elenchi dai quali, al termine di un anno solare, un gruppo ristretto di lettori attingerà per l’indicazione di un certo numero di testi ritenuti significativi. Le opere prime, ma anche altre opere che si connotino per caratteristiche peculiari, andranno a costituire elenchi a parte. Non si tratta di fare una classifica ma di mettere in luce un certo numero di libri che meritino particolare attenzione.
6. I lettori del gruppo di lettura condiviso non attueranno alcun tipo di censura in merito a: indicazioni bibliografiche dei poeti segnalati, specificità culturali, antropologiche, politiche, geografiche… In tal senso potranno essere immaginati indicazioni di percorso specifiche (per esempio un giovane che recensisce un maestro e/o viceversa) in modo da favorire la rottura di meccanismi di lettura consolidati;
7. Lo spazio in cui saranno ospitati gli interventi è il blog COMPITU RE VIVI;
8. I lettori che vorranno far parte del progetto saranno nominati come facenti parte dello SPAZIO DI
LETTURA CONDIVISA.
Le critiche al progetto potrebbero riguardare questi aspetti particolari, immagino:
- Io faccio la recensione a te e tu la fai a me. Eccoci nella logica del favoritismo. Ma secondo il progetto ciascun lettore, per obbligo, dovrà segnalare due/tre libri all’anno, il che, al di là delle motivazioni o interessi personali, i libri segnalati andranno a costituire una vetrina di titoli numericamente interessante;
- Troppi libri, poco setaccio. Ma a conclusione dell’anno solare si procederà alla segnalazione di un certo numero di libri ritenuti rilevanti e quindi sarà stata attuata, comunque, una indicazione di percorso;
- Tutti possono recensire. Come salvaguardare allora la qualità degli interventi e soprattutto dei libri recensiti? Lo spazio non è solo pensato per addetti ai lavori o critici e poeti interessati a imporre punti di vista; l’indicazione di un libro può avvenire anche senza il possesso di competenze specifiche. E’ necessario, infatti, a mio avviso, salvaguardare un’ampia vetrina di libri analizzabili, il cui numero in vista è sempre esiguo malgrado la quantità prodotta. Le somme sono tratte al termine di una sessione di lavoro, e cioè un anno solare, da parte di un gruppo ristretto di lettori.
Il progetto, dunque, si pone l’obiettivo di venire incontro sia a chi proclama l’esigenza di una maggiore coerenza e severità critica in un panorama fin troppo variegato, sia salvaguardando una certa ingenuità o genuinità dello sguardo di fronte alla parola, a un libro, a un testo, a un verso. Il progetto, dunque, non attua censure ma autoesclusioni, dovute semplicemente all’inadempienza del punto 2 e rimane aperto ad altre indicazioni di percorso, ad altri approfondimenti. Se ne verifica, chiaramente, e serenamente, la possibilità di realizzazione, attuabile anche a partire da un gruppo ristrettissimo di partecipanti.
Sebastiano Aglieco