Piccolo intermezzo nella rilettura, anche perché il capitolo che commento per voi non è il capitolo che sto rileggendo io. Per parecchio tempo sono andata di pari passo con la rilettura delle Cronache del ghiaccio e del fuoco e il commento, ma non mi diverte impiegare chissà quanti mesi per leggere un libro e così le due cose hanno subito una sfasatura temporale. Tanto i lettori di fantasy sono abituati ad avere a che fare con piani temporali diversi, o con tempi che si allungano e si accorciano in modo imprevedibile. Soprattutto quelli che leggono romanzi tradotti da Sergio Altieri.
Sì, ce l’ho ancora con lui, con chi altri sennò? Volendo in questo caso potrei prendermela pure con Gaetano Luigi Staffilano, visto che sulla traduzione di A Dance with Dragons, diventato per i lettori italiani I guerrieri del ghiaccio, I fuochi di Valyria e La danza dei draghi c’è pure il suo nome. Ma no, le vecchie abitudini sono dure a morire e quindi me la prendo con Altieri, che in questo caso è pure recidivo.
Quella della traduzione della saga di George R.R. Martin è storia vecchia, ma per chi è interessato ai dettagli inserisco il link a un articolo che ho scritto giusto un anno fa per FantasyMagazine, anche se poi la pubblicazione è slittata di un paio di mesi per motivi tecnici: http://www.fantasymagazine.it/approfondimenti/18518/le-cronache-del-ghiaccio-e-del-fuoco-una-traduzio/. Forse è ora che riproponga l’articolo qui sul blog, magari in tre o quattro puntate visto che è molto lungo. Al suo interno parlo delle difficoltà di ogni traduzione, perché se qui spesso sono passata su Sergio Altieri con la delicatezza di uno schiacciasassi in realtà io sono una persona dolce e gentile che cerca sempre di capire il punto di vista altrui. Un mio ex (spero) lettore potrebbe dissentire, ma in realtà io passo in modalità schiacciasassi solo quando il mio interlocutore ha provveduto a logorarmi abbondantemente i nervi, e a quel punto i miei toni cambiano davvero. Comunque prima di criticare l’operato di Altieri ho provato a capire la difficoltà del suo lavoro (lavoro a cui io non ambisco e per cui non mi reputo sufficientemente competente, nel caso qualcuno pensasse che la mia è solo invidia) e anche a vedere come si comportano le diverse case editrici. Qualche tempo dopo aver scritto quell’articolo ho pure intervistato i ragazzi del Save Moiraine Team, coloro che hanno curato la revisione della traduzione della Ruota del Tempo di Robert Jordan, giusto per dire quanto importante sia il tema per me: http://www.fantasymagazine.it/interviste/19163/save-moiraine-team-una-revisione-per-la-ruota-del/
Detto questo, la traduzione delle Cronache del ghiaccio e del fuoco è stata semplicemente corretta e non interamente rivista come invece sarebbe stato auspicabile. Lo so, si tratta di un lavoro lungo e costoso. Io certo non mi metto a farlo per la casa editrice a meno che non sia l’editore stesso a chiedermi di farlo pagandomi per quello che di fatto è un lavoro, cosa che non avverrà mai. Posso vivete tranquillamente senza i loro soldi, quello che mi irrita è continuare a trovare errori. Perché continuerò a trovarne, ora lo so.
Gli errori continuano a essere presenti negli ebook. Ne ho parlato poco più di un mese fa, commentando uno dei primi capitoli del Regno dei lupi: http://librolandia.wordpress.com/2013/12/04/il-regno-dei-lupi-di-george-r-r-martin-capitolo-3-tyrion/. Quell’errore di traduzione della parola fortnight continua a essere presente negli ebook così come è presente in tutte le versioni cartacee dal 2001 a questa parte. Il fatto, però, è che nello scorso marzo ci avevano detto che i libri sarebbero stati revisionati. La traduzione del termine è elementare, pure una persona con una conoscenza non proprio perfetta dell’inglese quale sono io non ha dubbi nel tradurre fortnight con due settimane. Altieri, che conosce l’inglese molto meglio di me, lo ha tradotto con una sola notte, suppongo per rendere più drammatici e convulsi gli avvenimenti. Errore enorme: non dovrebbe fare ingerenze con il testo che sta traducendo. Se Martin scrive cervo, lui non dovrebbe tradurre unicorno anche se un unicorno è un animale più fantasy di un cervo. Però lo ha fatto. Se Martin scrive fortnight lui non dovrebbe tradurre una sola notte, come in questo caso, o molto tempo (http://librolandia.wordpress.com/2012/01/18/il-trono-di-spade-di-george-r-r-martin-capitolo-6-catelyn/),o una settimana (http://librolandia.wordpress.com/2012/03/29/il-trono-di-spade-di-george-r-r-martin-capitolo-19-jon/ e http://librolandia.wordpress.com/2012/08/29/il-trono-di-spade-di-george-r-r-martin-capitolo-28-catelyn/), o ultimo tratto del viaggio (http://librolandia.wordpress.com/2012/04/18/il-trono-di-spade-di-george-r-r-martin-capitolo-20-ned/) o ancora quasi un mese (Il trono di spade, pag. 92). Quest’ultimo errore non lo avevo segnalato sul blog per scelta, a dimostrazione che non mi diverto a infierire e che non lo avevo ritenuto gravissimo, ma ora mi sono decisamente stancata dell’elasticità del termine. In questo caso Bran aveva promesso alla madre che non avrebbe più fatto scalate, ed era riuscito a mantenere la promessa for almost a fortnight (A Game of Thrones, pag 79).
Ecco, uno stesso termine è stato arbitrariamente tradotto nei modi più svariati, alcuni semplicemente vaghi e altri decisamente errati. E la cosa grave è che dove io e le altre persone presenti all’incontro Mondadori non abbiamo segnalato che era necessaria una correzione la correzione non è stata fatta, segno che i libri non sono stati riletti ma è solo stata messa una pezza dove persone esterne alla casa editrice avevano visto errori. E dove gli errori non li avevano visti? A quanto pare sono rimasti, come dimostra l’episodio che ho citato nel Regno dei lupi. Il guaio è che chissà quanti errori ci sono sfuggiti. Io so solo di averne appena trovato un altro, e senza neppure cercarlo. Sto leggendo la saga solo in italiano, non nelle due lingue. Faccio confronti con la versione originale solo quando in italiano vedo qualcosa di palesemente assurdo. Per esempio, voi l’avete guardata la cartina che ho postato qua sopra, vero? Io sono un’appassionata di cartine, alla cartografia fantasy (non solo di Martin) ho anche appena dedicato un articolo che pubblicheremo sul nono numero di Effemme, sempre che a Emanuele Manco piaccia. Come spesso faccio non l’ho preavvertito dell’articolo che avrei scritto, quindi per lui è una sorpresa.
La cartina delle Città libere c’è anche negli ultimi tre volumi dell’edizione italiana, anche se lì ovviamente i nomi sono tradotti. E visto che parlo degli ultimi volumi qui abbiamo uno spoiler (davvero piccolo) dai Guerrieri del ghiaccio.
Siamo tutti d’accordo che Braavos e Pentos siano due città diverse, vero? La distanza è eccessiva per supporre che una delle due sia un semplice sobborgo dell’altra, mi sa che non c’è proprio verso di confonderle o accomunarle se non nella definizione di Città libere. Eppure Sergio Altieri le aveva già confuse una volta, come non avevo mancato di notare sul mio articolo per FantasyMagazine relativo agli errori di traduzione. Nella quarta pagina di quell’articolo commento la visione avuta da Daenerys nella Casa degli Eterni nella Regina dei Draghi. Riprendo il vecchio testo:
Fra le varie visioni avute dalla fanciulla, molte delle quali per lei, e a volte anche per il lettore, incomprensibili, ce n’è una che la tocca profondamente. ““È la casa con la porta rossa, la casa di Braavos!” Il luogo dove lei e suo fratello Viserys erano stati accolti da magistro Illyrio prima che lei andasse in sposa a kahl Drogo.
«Eccoti qui, mia principessa» ser Willem Darry, l’anziano cavaliere che li aveva temerariamente portati via dalla Roccia del Drago, entrò nella stanza, appoggiandosi al suo bastone.” (25).
Tutta la frase sul luogo dove Dany e Viserys sono stati accolti è un’invenzione di Altieri, visto che Martin aveva scritto “It is the house with the red door, the house in Braavos. No sooner had she tought it than old ser Willem came into the room, leaning heavily on his stick.” (26). Un’invenzione errata, per di più, visto che Magistro Illyrio li ha accolti a Pentos, che nella sua casa Daenerys non si è mai sentita davvero a proprio agio e che la casa con le porte rosse è quella di Braavos in cui i due esuli Targaryen hanno vissuto fino alla morte di ser Willem Darry (27).
25) G.R.R. MARTIN, A Clash of Kings, 1999, trad.it. La regina dei draghi, Mondadori, Milano, 2001, pag. 217.
26) G.R.R. MARTIN, A Clash of Kings, Bantam Books Mass Market Edition, 2011, pag. 700.
27) Martin, Il trono di spade, op.cit., pag. 37 e pag. 45.
Evidentemente Altieri ha qualche problema a distinguere le due città, perché nei Guerrieri del ghiaccio (pag. 279) ha scritto che “Dany non aveva mai avuto una casa. A Pentos c’era stata una casa con la porta rossa, tutto qui.” Martin però in A Dance with Dragons aveva scritto che “In Braavos, there had been a house with a red door, but that was all” (pag. 212). Se la prima volta Altieri aveva aggiunto una frase inesistente nella versione originale, qui ha tolto un nome e lo ha sostituito con un altro presente nel romanzo ben due pagine prima. Come è possibile fare un errore del genere? È davvero tanto difficile distinguere le due città? Segnalerò anche questo in casa editrice, ma non ho davvero parole per definire una traduzione di questo tipo.