Braccare Renzi

Creato il 16 aprile 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom
A sentire le lamentele provenienti dall’establishment del Partito Democratico, vien da chiedersi per quale motivo Renzi non sia stato espulso. Riassumiamo brevemente le ultime quarantott’ore. Pierluigi Bersani non ha usato mezze misure, dipingendo il primo cittadino di Firenze come un leader “qualunquista”, “arrogante” ed “indecente”. Ha rincarato la dose Anna Finocchiaro, già capogruppo al Senato del Pd nella passata legislatura, additando il giovane rottamatore quale “politico miserabile”, “inadatto a ricoprire incarichi di Stato”. Fioroni, infine, evidentemente spaesato sotto il diluvio di agenzie, ha individuato ancora nel toscano i tratti tipici del provocatore, dell’uomo avvezzo, per vanità, ad “inopportuni e volgari” attacchi personali.Ora, se il paragone storico non fosse palesemente inappropriato, verrebbe voglia di scrivere al sindaco fiorentino, ricordando la memoria storica di  Giacomo Matteotti che, denunciando le irregolarità formali all’indomani della vittoria del listone mussoliniano, andò incontro ad un triviale rimbrotto da parte delle istituzioni teoricamente preposte a compiti di garanzia, prima di essere assassinato dalle squadre del regime. Chiariamo subito: non c’è alcuna deriva neofascista a sinistra, Renzi non è neppure lontanamente simile a Matteotti ed il Pd non ha mai corso il rischio d’imbattersi in una facile vittoria. Però è singolare che un partito, che già nel nome si professa democratico, rimproveri poi ad un suo illustre esponente il reato d’opinione. Sì, perché qui viene contestata la libertà di giudizio critico. Il segretario, ad esempio, rimprovera la fretta, spiegando come i personalismi non appartengano a nessuno del gruppo dirigente, i cui sforzi collettivi, semmai, appaiono orientati a risolvere l’impasse sorta in seguito al verdetto delle urne. Per questo, come detto poc’anzi, quando Renzi invita a guardare ai problemi del paese con maggiore pragmatismo compie un gesto indecente e qualunquista (sic). Se poi al sindaco, puta caso, viene in mente di bollare come inadeguata la candidatura al Colle della Finocchiaro, apriti cielo. Anna la Rossa non ci sta ed usa la penna come fosse un revolver.

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In realtà Renzi cerca di mettere una toppa sugli errori macroscopici prodotti dalla classe dirigente dell’attuale centro-sinistra. Afferma, senza inutili giri di parole, che la priorità del partito dev’essere rivolta alle difficoltà economiche e sociali del malato-Italia, e non al manuale Cencelli, rivisitato in una nuova edizione pentastelluta. Scandisce che nel 2013 non è ipotizzabile mandare al Quirinale una donna con trent’anni di mesta esperienza parlamentare sulle spalle, donna che, fra l’altro, si è distinta recentemente per comportamenti non proprio adeguati ad alti standard di moralità etico-politica (leggi: scorta all’Ikea). Forse Renzi manca di appeasement, forse non conosce l’arte della diplomazia, di certo però non urla bestemmie al cielo. Anzi, dice ovvietà che l’elettore medio accoglie con un senso di liberazione.Diventa addirittura interessante quando propone di svincolare la visione dei moderati da quella dei credenti. In una lettera a Repubblica sul successore di Napolitano scrive: “Mi interessa che sia il Presidente di tutti, non solo il Presidente dei cattolici. Chi rivendica spazio in nome della confessione religiosa tradisce se stesso. E strumentalizza la propria fede. Tanti, forse troppi anni di vita nei palazzi, hanno cancellato una piccola verità: non si è cattolici perché si vuole essere eletti, ma perché si vuole essere felici. C’è di mezzo la vita, che vale più della politica. E il Quirinale non potrà mai essere la casa di una parte, ma di tutti gli italiani”. Come ha scritto Christian Rocca, Renzi da cattolico liberale ha cancellato con un colpo di spugna anni e anni di compromessi all’insegna del cattolicesimo democratico.  E’ sicuro, il direttore di IL: questo “suo insistere, in questo modo sfrontato e irrituale, nel tenere distinta la sfera religiosa privata da quella civile è la cosa più liberale che un leader di sinistra abbia mai detto in Italia”.

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