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Brandon Sanderson: Il conciliatore

Creato il 29 luglio 2012 da Martinaframmartino

Brandon Sanderson: Il conciliatoreBrandon Sanderson non vuole essere conosciuto come il tizio che inventa sistemi magici complessi e originali. Crede che sia una definizione riduttiva, mentre lui vuole essere uno scrittore completo. Ha ragione, ovviamente, visto che la magia è solo una parte della storia ma la parte più importante, come ha affermato William Faulkner nel suo discorso di accettazione del Premio Nobel e come ha ripetutamente ricordato George R.R. Martin, e l’unica cosa che valga davvero la pena narrare, è il cuore umano in conflitto con sé stesso.

Però è vero che i suoi sistemi magici sono complessi e originali, al punto da lasciare il lettore affascinato e, almeno all’inizio, disorientato. Ma che la costruzione sia solida è dimostrata da tutta la trama, dove alcuni elementi che all’inizio potevano sembrare marginali, magari anche tanto insignificanti da poter essere soppressi senza problemi, si rivelano invece fondamentali.

Sanderson scrittore incompleto dunque? No, perché saper creare questo tipo di magie non significa non essere capaci di creare anche figure a tutto tondo piene di dubbi, capaci di commettere errori e pasticci nel momento peggiore o di mostrare al mondo una maschera che, quando viene tolta, fa sgretolare sotto di noi tutte le nostre certezze.

Al momento lo scrittore ha pubblicato tredici romanzi, Ruota del Tempo compresa.

Brandon Sanderson: Il conciliatore
Elantris, la sua opera d’esordio che nel 2009 Fanucci aveva indicato come di prossima pubblicazione e della quale invece non abbiamo più saputo nulla.

La serie di quattro libri per adolescenti dedicata ad Alcatraz.

La trilogia di Mistborn, il cui primo romanzo, L’ultimo impero, è stato l’opera che ha giustamente convinto Harriet McDougal che Brandon era la persona giusta per completare la saga rimasta incompiuta alla morte di Robert Jordan.

Warbreaker, ovvero questo Il conciliatore.

La via dei re, primo volume delle monumentali Cronache della folgoluce.

Presagi di tempesta e Le torri di mezzanotte, ai quali il prossimo gennaio si aggiungerà A Memory of Light che, dopo oltre vent’anni, concluderà una delle saghe più straordinarie della fantasy.

Mistborn: The Alloy of Law, romanzo steampunk autoconclusivo ambientato nel mondo dei Mistborn che presumo Fanucci tradurrà il prossimo anno.

E poi ci sono numerosi altri progetti che si concretizzeranno in un prossimo futuro.

Io ho letto solo i romanzi tradotti, solamente alla La Ruota del Tempo ho dedicato il tempo necessario a una lettura in inglese, e puramente per motivi pratici: volevo leggere gli articoli che ne parlavano ma non volevo subire spoiler. Per gli altri posso aspettare.

Il mondo della Ruota del Tempo non l’ha inventato Sanderson, lui ci è cresciuto dentro e ora sta semplicemente completando gli ultimi dettagli e, visto che è un signor scrittore, li sta completando benissimo.

Di La via del re ho parlato abbondantemente subito dopo aver terminato il romanzo. Lì l’attenzione si concentra sul mondo di Roshar, talmente alieno da non finire di stupire, e sui numerosi misteri che animano la trama. Elementi del passato che pian piano vengono alla luce, e progetti futuri che faticano a concretizzarsi. Anche perché quando non si conosce con precisione la propria meta è difficile recarvisi.

Mistborn. L’ultimo impero ci presenta subito un elemento che appare inverosimile. Kelsier, da solo, uccide un nobile e due dozzine dei suoi soldati. È la scena del prologo. Ancora non lo sappiamo, ma Kelsier è un mistborn. Ancora per la verità non sappiamo neppure cosa sia un mistborn, sappiamo solo che quegli uomini sono morti – e la cosa non ci dispiace affatto – ma non sappiamo come, visto che l’episodio ci viene narrato prima della strage (le premesse ci fanno odiare il nobile) e dopo (quando ci viene detto dei morti) celando completamente le modalità con qui questo è avvenuto. Brandon preferisce passare a Vin, farci vedere la sua vita miserabile, e seguire con lei le spiegazioni su chi siano i mistborn e chi siano invece i misting.

È solo dopo, quando abbiamo letto un bel po’ di parole che ci hanno spiegato cosa sia teoricamente possibile fare, che vediamo Kelsier in azione e ci rendiamo conto che tutto quel che avevamo immaginato impallidisce al confronto con la realtà. Un duello allomantico è un duello spettacolare, e Sanderson è un maestro delle scene d’azione anche se talvolta questo romanzo si dilunga un po’ troppo nelle pianificazioni.

Nel Conciliatore l’approccio cambia, e vediamo subito di cosa sia capace Vasher. Un po’ come con Szeth, che con le sue sferzate riesce a compier azioni che hanno dell’incredibile. Vasher compie la sua missione, ci fa vedere cosa sia possibile fare con i soffi, e sparisce per un bel po’, anche se noi sappiamo che tornerà prima ancora che venga nuovamente nominato. Sembra troppo in gamba, e troppo ricco di soffi, per lasciarlo da parte.

Cosa sono i soffi? Beh, l’essenza della vita, anche se una persona può vivere senza il proprio soffio. La forza con cui è possibile compiere imprese incredibili. Un dono e una maledizione perché gli dei per sopravvivere hanno bisogno del soffio altrui, salvo poi rilasciarlo tutto in un’unica occasione che giustifica la loro esistenza.

Lievecanto è un dio che non crede in sé stesso. Ha ragione, viste le premesse della divinità a T’telir come si fa a credere in dei del genere? Anche se Llarimar, il suo sommo sacerdote, crede profondamente in lui. Su Lievecanto si sofferma una buona parte della recensione di Mirco Tondi per FantasyMagazine: http://www.fantasymagazine.it/libri/17166/il-conciliatore/. Discorso interessante, ma non è stato quello che ha colpito me. Sì, spesso parlo di fantasy per mostrare come i mondi inventati illuminino la nostra realtà, ma forse il mio approccio alla religione è troppo disincantato per poter usare un romanzo come strumento di riflessione. Ho già le mie idee, dalle quali è impossibile schiodarmi, e quello che leggo per me è pura finzione, qualcosa che, come in questo caso, mi diverte, o che al contrario, se narrata in modo troppo didattico o con tono di superiorità, mi annoia. Bene, c’è la religione e ci sono il clero, come ci sono un bel po’ di altre divinità in romanzi che ho letto. Aphrael e compagnia bella nelle saghe degli Eléne e dei Tamuli di David Eddings, Dana, Cernan, Ceinwen e le altre divinità nella Trilogia di Fionavar di Guy Gavriel Kay o altri, come R’hllor, familiarmente chiamato Rollocoso da tutti i fan di Martin che non hanno intenzione di scervellarsi per capire dove vadano l’apostrofo, la H, e quante vocali ci siano, che anche se non sono fisicamente presenti donano ai loro seguaci poteri decisamente concreti.

Lievecanto è simpatico e tutti facciamo il tifo perché prenda le decisioni giuste, lui che forse può farlo, e che scopra i misteri che si celano nel suo passato. Ovviamente li scoprirà, ma non come si aspetta lui. Se la vita reale appare spesso priva di senso, un narratore non può permettersi di non dirci cose di quest’importanza dopo averci girato sopra tanto tempo, specie se su alcune rivelazioni si gioca uno snodo decisivo della trama.

Curiosamente avevo capito un dettaglio che avrebbe potuto essere fondamentale ben prima che i personaggi parlassero di quella possibilità, ma la trama ha preso un’altra piega. Non che io mi lamenti, va bene così, la storia ha una costruzione solidissima mentre la mia ipotesi si arenava su un grosso problema, quello per cui Sanderson ha compiuto la scelta diversa.

Ma Lievecanto è solo uno dei personaggi, e nemmeno quello che fa preoccupare di più visto che non è lui a camminare sul filo del rasoio per la gran parte del tempo. Chi lo fa sono le due principesse, Siri e Vivenna. È divertente notare come una decisione improvvisa, fatta solo per motivi egoistici e personali, venga sviscerata da altri alla ricerca di chissà quali significati nascosti e additata come qualcosa di straordinariamente astuto.

Le principesse devono rivedere il loro modo di vivere e le loro convinzioni, e intanto che loro imparano impariamo anche noi. Ma se a una di loro viene detta una bugia, come facciamo a riconoscerla visto che siamo altrettanto ignoranti? Certo, noi possiamo fare qualcosa che per loro è impossibile: intrecciare i dati delle due diverse trame. Comunque la regola è una sola: sempre diffidare, anche se a volte è necessario scegliere a chi donare la propria fiducia per poter andare avanti.

La storia scorre che è una meraviglia, le sorprese si susseguono senza sosta, i personaggi sono affascinanti e il mondo, per quanto strano possa apparire all’inizio, ha una sua coerenza e dona una sensazione di autenticità. Ancora una volta Sanderson si conferma un ottimo scrittore. Una sola domanda, rivolta non allo scrittore ma all’editore. Era davvero tanto difficile realizzare una copertina più bella?



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