Lo aspettavamo al varco, fin da quando abbiamo letto per la prima volta il suo nome. Brandon Sanderson, chi è costui? Il nome è balzato improvvisamente alla ribalta – a quella americana come a quella internazionale – quando Harriet McDougal lo ha scelto per fargli ultimare La Ruota del Tempo al posto dello scomparso – e mai troppo compianto – Robert Jordan.
Quella sera, dopo aver letto il suo nome, sono uscita per una cena già programmata da tempo. Il giorno dopo mi sono attaccata al computer per cercare di capire chi diavolo fosse questo tizio. Questi sono un paio di estratti dell’articolo che ho scritto nel dicembre del 2007:
(…) Al momento Sanderson ha pubblicato cinque romanzi. Il primo, Elantris, uscito nel 2005, è stato indicato dal sito dell’editore Barnes and Noble come la miglior opera di fantasy e fantascienza dell’anno, e i diritti per la sua traduzione sono stati acquistati da 14 paesi.
Mistborn: The Final Empire, primo volume di una trilogia, è del 2006, mentre il suo seguito, The Well of Ascension, è stato pubblicato quest’estate.
(…) Di quest’autunno è anche Alcatraz Versus the Evil Librarians, un romanzo per adolescenti dall’atmosfera completamente diversa.
(…) L’ultima opera, Warbreaker, sarà pubblicata da Tor il prossimo anno (…)
Sono passati un po’ di anni. Fanucci ha iniziato a pubblicare i romanzi di Sanderson, senza dubbio augurandosi che i fan di Jordan si tuffassero nelle sue opere per capire un po’ prima se A Memory of Light potesse essere, nonostante tutto, un buon romanzo. Io sono stata una di coloro che lo ha fatto e non me ne sono mai pentita. Tutt’altro.
Sanderson è senza dubbio uno dei due-tre autori più importanti che ho scoperto negli ultimi dieci anni. Jordan, George R.R. Martin, Guy Gavriel Kay, J.R.R. Tolkien li conoscevo già da prima. Sanderson avrebbe meritato una traduzione al di là del suo coinvolgimento nella Ruota del Tempo, ed è un peccato che Fanucci, dopo aver annunciato la pubblicazione di Elantris tanti anni fa, abbia rimandato il romanzo a data da destinarsi, se mai lo pubblicherà. Questi sono i suoi romanzi già tradotti:
Mistborn. L’Ultimo Impero (Mistborn. The Finale Empire);
Mistborn. Il Pozzo dell’Ascensione (Mistborn. The Well of Ascension);
Mistborn. Il Campione delle Ere (Mistborn. The Hero of Ages);
La via dei re (The Way of Kings);
Il Conciliatore (Warbreaker);
Presagi di tempesta (The Gathering Storm, basato sugli appunti di Robert Jordan);
Le torri di mezzanotte (Towers of Midnight, basato sugli appunti di Robert Jordan);
Mistborn. La legge delle Lande (The Alloy of Law).
La lista dei suoi lavori però è molto più lunga. Tralasciando i racconti (ma tre, Infinity Blade: Awakening, Legion e The Emperor’s Soul, pubblicati fra il 2011 e il 2012, sono piuttosto lunghi) ci sono anche quattro romanzi della serie di Alcatraz, il già citato Elantris, A Memory of Light, basato sugli appunti di Jordan e atteso prima dell’estate in Italia, e una serie di altri libri che arriveranno a breve. Sanderson non è Martin, se lui dice che pubblicherà un libro entro una certa data quasi certamente lo farà, e se anche dovesse ritardare non sarà un ritardo lungo.
Per maggio è previsto The Rithmatist, non troppo tempo dopo dovrebbe uscire Steelheart, primo volume della Reckoners trilogy, a fine anno dovrebbe arrivare Words of Radiance, secondo volume delle Cronache della folgoluce iniziate con La via dei re, e il prossimo anno dovrebbe arrivare Mistborn. Shadows of Self.
Di Words of Radiance parlerò in un’altra occasione. Ma quanto diavolo scrive quest’uomo? Anche perché ci sono le Writing Excuses, di cui prima o poi dovrò decidermi a leggere la trascrizione, e ha pure una vita privata con tanto di moglie e figli piccoli.
Suppongo sia dotato della stessa capacità di Wayne: per noi il tempo scorre in un modo e per lui in un altro. È un Misting di cerrobend e non ce l’ha mai detto…
Va bene, ho terminato La legge delle Lande. E non è un romanzo di Mistborn, nonostante la presenza di quella scritta gigante il giallo che appare in copertina. Qui ci sono solo Misting, i Misborn li abbiamo finiti da un pezzo. Va bene mettere il richiamo alla famosa trilogia, in modo che i lettori sappiano a quale universo narrativo appartiene questa storia, ma in modo molto più corretto l’edizione americana aveva la dicitura “A Mistborn novel” in caratteri decisamente più piccoli. Lo so, sono una rompiscatole a soffermarmi anche su questi punti. E se proprio vogliamo ho da ridire anche sulla nebbiocappa, diversa traduzione di quello che abbiamo sempre conosciuto come nebbiomanto anche se il traduttore di tutti e quattro i romanzi, Gabriele Giorgi, è sempre lo stesso.
Nessuno può ricordare ogni singolo termine, ma le diverse traduzioni mi irritano sempre. Ma questi sono dettagli marginali che lasciano il tempo che trovano.
Com’è il romanzo? Un capolavoro. Brandon Sanderson, semplicemente, è un genio. Intendiamoci, questa non è la sua opera più importante. Il respiro epico di La via dei re qui non c’è. Questo è un western in un mondo fantasy, uno steampunk. E a leggerlo mi sono divertita da matti. Io amo i western. Sono ancora profondamente delusa dal fatto che nessuna casa di produzione abbia realizzato i dvd delle tre stagioni dei Ragazzi della prateria. Con quella serie James Butler Hickok, soprannominato Wild Bill Hickok, per me è diventato un mito. Josh Brolin è bravissimo, e lo si è visto anche nelle sue successive interpretazioni. Ho guardato non so quante volte Alla conquista del West e per anni, fino a quando non ho firmato un mutuo che economicamente mi ha un po’ impiccata, ho comprato Tex tutti i mesi. Ritrovare queste atmosfere in un fantasy è stata una divertente sorpresa.
Ho letto altre opere fantasy nelle quali vengono adoperate le armi da fuoco. Adoro Jon Shannow, il pistolero creato da David Gemmell con Un lupo nell’ombra e protagonista anche dei successivi L’ultimo dei guardiani e Le pietre del potere. Mi sono annoiata con Lo sciacallo di Nar di John Marco, dove se non altro c’erano i cannoni. Con la Trilogia del figlio soldato di Robin Hobb ho alternato momenti di divertimento (soprattutto nel primo libro) a momenti di noia (soprattutto nell’ultimo). Harry Turtledove nella sua Guerra dei regni parla di bastoni e uova, ma non è difficile riconoscere in questi oggetti fucili e bombe. Le armi da fuoco ci sono anche nella fantasy, anche se sono molto più rare delle spade. Qui però non è solo questioni di armi da fuoco, è questione di atmosfera.
Lo sceriffo che da solo cammina nelle vie polverose di una cittadina per fare giustizia. I treni a vapore che rischiano di rendere obsolete le carrozze trainate da cavalli. La vita sofisticata di città contrapposta a territori sconfinati dove vige la legge del più forte. La legge delle Lande, appunto.
Quest’atmosfera c’è all’inizio in maniera molto forte, poi viene un po’ soffocata dal fatto che il protagonista, Waxillium detto Wax, eredita una ricca proprietà con seri problemi economici ed è costretto a mettere la testa a posto per il bene dei suoi dipendenti, che altrimenti non saprebbero più come vivere. Ovvio, per lui mettere la testa a posto non è la cosa più facile del mondo, e non sorprende nessuno il fatto di vederlo coinvolto in una sparatoria. Quello che sorprende sono le modalità della sparatoria.
Sanderson ha dichiarato di non voler diventare famoso come quello dei sistemi magici complicati e basta. È vero, i suoi sistemi magici sono complicati, coerenti e incredibilmente affascinati. Quello che lui riesce a fare partendo dalle premesse che ha fissato è semplicemente spettacolare. Avete mai letto un suo libro? Quando, nel prologo dell’Ultimo Impero, Kelsier va alla casa del proprietario della tenuta per fare quel che fa, e noi vediamo solo il risultato finale, siamo increduli. Un uomo, semplicemente, non può fare quello che ha fatto Kelsier da solo.
O sì?
Kelsier è un Mistborn, e che cosa sia un Mistborn lo scopriamo davvero la prima volta che lo vediamo in azione. Non si possono descrivere i duelli di Sanderson, vanno letti. Spettacolo e adrenalina allo stato puro.
Ora, 300 anni dopo gli eventi del Campione delle Ere, non ci sono più Mistborn. Solo Misting, ma non è detto che la cosa sia un limite. Molti di loro hanno anche un potere feruchemico, e sono detti Duomanti. Wax, così come il suo amico Wayne, sono Duomanti. Bruciano, o immagazzinano, metalli diversi, ma le loro capacità si combinano in modo stupefacente. A proposito di metalli, a volte ci sono echi incredibili che saltano fuori quando meno ce lo aspetteremmo. “Quando create una lega, non mischiate semplicemente due metalli. Ne create uno nuovo” spiega Wax a pagina 135. Poco più sotto aggiunge che “Funziona anche per gli uomini”.
Lui parla di allomanzia e feruchemia, e suppongo che se la conoscesse parlerebbe pure di emalurgia. A me però le sue parole riportano in mente Le affinità elettive di Johann Wolfgang Goethe. Ho letto il romanzo oltre vent’anni fa, probabilmente troppo presto per la mia maturità di lettura per apprezzarlo come avrebbe meritato. Però ricordo ancora una cosa che mi aveva colpito parecchio, la conversazione che dona il titolo al romanzo. Protagoniste sono due coppie. A un certo punto il discorso piega verso la chimica, e parla di come fra metalli ci siano affinità elettive che portano alla formazione di determinate leghe piuttosto che altre. Ma quello che vale per i metalli, in quel caso, non vale per le persone.
I libri parlano. A noi, ma anche fra loro. Sanderson ha mai letto Goethe? E ha importanza se lo ha fatto? Quel che è certo è che questo brano ha destato in me echi insospettabili. Non è solo fantasy questa, non è solo evasione. Parliamo di persone anche quando queste persone sono capaci di creare bolle temporali e fare le cose molto più in fretta di quanto non dovrebbe essere possibile. I dubbi di Wax vanno al di là della sua capacità di cambiare peso o della sua abilità con la pistola, come sottolineato anche dal duello sul tetto del treno. È un western, potevamo risparmiarci un duello sul tetto del treno? Mentre lo leggevo io ero deliziata, anche perché questo è un duello allomantico e quindi ha echi di entrambi i generi, western e fantasy. Ma le risposte che i due rivali si danno sono importanti per ciascuno di noi.
C’è avventura in questa storia. Investigazione. Amore. Morte. Rimpianti. Speranze, Utopie. Magia. La storia è breve, solo 330 pagine, un niente rispetto alle altre storie di Sanderson che ho letto. Finisce, ma come i primi due Mistborn lascia molte porte aperte, ci sono ancora un bel po’ di cose da fare. E io non posso che esserne felice perché non vedo l’ora di ritrovare questi luoghi e queste atmosfere.