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Brasile: dopo le proteste di massa, il “jeitinho”

Creato il 15 luglio 2013 da Brasilitalia
Brasile: dopo le proteste di massa, il “jeitinho”
Questa e-mail è stata inviata al blog Italians di Beppe Servegnini, del Corriere della Sera. A scriverla é stato Rossano Pecoraro, docente di Filosofia presso l´Università´ Federale dello Stato di Rio di Janeiro (UNIRIO).
Cari Italians, un mese dopo le prime manifestazioni di piazza, poco resta di quella “rivoluzione” brasiliana che era riuscita a lanciare segnali, inediti e concreti, di cambiamento. Svuotate e ormai prive di energie, senza nessun tipo di organizzazione post-proteste, divise fra dilettantismo politico e tentativi diretti da mediocri (più che cattivi) maestri – le masse di giovani che avevano occupato il Paese, dalle grandi metropoli alle città di provincia, sono ritornate in silenzio alla routine normalizzatrice delle reti sociali, che pure erano state decisive nell'organizzare la rabbia, ´entusiasmo e la rivolta delle scorse settimane. Non c´e´ bisogno di riprendere due tesi centrali del pensiero filosofico e politico contemporaneo – “il problema del dopo” e il “cosa fare?” – per capire quello che e´ accaduto. E´ sufficiente una rapida descrizione dello sciopero generale di giovedì 11 luglio, convocato dai sindacati (meglio tardi che mai, avranno pensato i dirigenti) e che avrebbe dovuto rilanciare la protesta e paralizzare il Brasile a una decina di giorni dall'arrivo a Rio di Papa Francesco per la “Giornata Mondiale della Gioventù´”. Dico avrebbe perché di fatto non e´ avvenuto nulla (o quasi): piazze vuote; cortei di qualche centinaio di persone che hanno bloccato una decina di autostrade e alcune strade di accesso ai porti; bancari e autisti di mezzi pubblici che hanno rivendicato aumenti salariali; proteste contro la privatizzazione di una della due banche federali o per una diversa assegnazione dei fondi pubblici provenienti dalle Royalty pagate dai produttori di petrolio (di cui il Brasile e´ ricco). Uno sciopero settoriale, insomma, di poche idee, poca gente e nessuna ambizione politico-sociale “rivoluzionaria”. Il governo “di sinistra” della presidente Rousseff, capitalisti, lobbisti e la famigerata arte di arrangiarsi brasiliana (il “jeitinho”), ringraziano.
Rossano Pecoraro[email protected]

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